Cucina Cinese

/ 09.03.2020
di Cesare Poppi

Un caro amico, noto per il suo incrollabile senso dello humor e più spesso che no del grottesco del quale spesso è levatrice, confidava giorni fa all’Altropologo in cambio del divieto assoluto di riferirlo a chicchessia di non essersi mai divertito tanto in vita sua come nei Giorni del Contagio. E difatti, confortato dal fatto che rivelerò solo il peccato ma non il peccatore, corro a dare tutto alle stampe, grato ancora una volta per avere l’opportunità di esternare la lezione che ogni giorno s’impara dalle bizzarrie della vita. Perché tutta questa fretta?! Perché è vero.

Vero è, ovvero, che mai come in questi giorni i vicini dei Confederati transalpini dimostrano di non essere (solo) il popolo di piagnoni lamentosi e litigiosi, sempre pronti a correre dalla Mamma puntando il dito «è stato lui!» secondo l’immagine ormai accreditata in mezzo mondo – voglio essere ottimista per difetto. Da quando il Paese si è ritrovato in trincea causa di un evento non certo fra i più desiderabili come regalo di Natale, l’esplosione di umorismo che trova nel virus una fonte… virale di ispirazione è semplicemente stupefacente. Tale, comunque, da confondere le idee per la complessità di un «carattere nazionale» (posto che esista nel caso di un agglomerato demografico di anarco-individualisti come sono poi in sostanza gli Italiani) a chi se ne fosse fatto un’immagine coerente e lineare. Aneddoti, barzellette, doppi sensi, caricature, sfottò, vignette e quant’altro possa venire alla mano circolano sui media di ogni sorta in un’esplosione di creatività della quale non si ricordano precedenti – certo non per un fatto altrettanto grave. Si va da chi sostiene che il Papa fosse informato da Fonti altolocate dei fatti prossimi venturi e pertanto avrebbe schiaffeggiato la signora cinese che lo strattonava in Piazza San Pietro a ragion veduta, a quel conoscente che mi ha riferito di aver tirato un sospiro di sollievo quando una banda, visi nascosti dalle mascherine, ha fatto irruzione in banca rassicurando tutti che si trattava di una rapina… Le autorità ecclesiastiche contribuiscono a loro modo al buon umore generale rassicurando, come si è sentito in dover di fare il Patriarca di Milano, che l’epidemia non ha origini divine. Tesi che, peraltro, getta nello scompiglio la schiera degli storici i quali ricordano come la vecchia, collaudata spiegazione delle epidemie come castigo divino sia stata per secoli la più efficace – non foss’altro in quanto di facile spiegazione per tutti, altroché gli algoritmi sulle mutazioni genetiche virali che ancora prevengono la produzione del Vaccino che non ci capisce niente nessuno e nessuno si fida. Meglio allora – incalzava ieri un amico storico della Firenze medicea – meglio allora rassicurare l’opinione pubblica come faceva il grande Savonarola quando spiegava che Dio mandava il contagio come punizione per i peccati. E chi gli obiettava come il morbo colpisse indistintamente Buoni e Cattivi rispondeva… «beh…, vorrà dire che i Buoni andranno in Paradiso».

Insomma, i Giorni del Contagio 2020 come già li chiamano da queste parti non produrranno forse un altro Decamerone come ai tempi di Boccaccio – altri tempi, altri virus – ma certo stanno facendo riscoprire da questa parte dello spartiacque che se non si riesce a ridere delle proprie disgrazie (quelle, s’intenda, imputabili al Fato, al Caso, agli Dei Dispettosi – e oggi più prosaicamente alla S…a) allora… Allora a nulla varrebbero gli sforzi dei nostri conclamati leader di spiegarci con parole forbite per mezzo TV che tutto si riduce al fatto che ( ) «tutti abbiamo visto i cinesi mangiare topi vivi» come ha argomentato il Governatore del Veneto. Il vostro Altropologo preferito, nutritosi nel corso dei suoi soggiorni presso popoli vuoi pure strani dell’indicibile, si è sentito a questo punto chiamato in causa. Circola in rete un selfie che lo ritrae mentre divora uno dei tanti, troppi topi che gli fanno compagnia in casa. Prova provata che non solo i Cinesi mangiano topi. O almeno non li mangiano tutti. Auguriamoci che diventi virale.