Costruzioni e turismo tra i più colpiti

/ 18.05.2020
di Angelo Rossi

Col passare delle settimane, il panorama delle conseguenze economiche negative del Coronavirus diventa sempre più preciso. Attualmente le previsioni macroeconomiche danno, per il 2020, una diminuzione del prodotto interno lordo della Svizzera superiore al 6%, più grande dunque di quella registrata nel 1975 (circa 5,5%) e ovviamente anche di quella del 2009 (–2,4%). Da quando esistono stime attendibili per gli aggregati della nostra economia (ossia dalla fine della prima guerra mondiale) solo nel 1931 si registrò una recessione di maggior taglia con un calo del prodotto nazionale reale netto (era l’indicatore che si usava allora) superiore al 9%. 

Intanto sono usciti anche i dati sulla disoccupazione nel mese di aprile. Per la Svizzera fanno stato di un nuovo aumento del tasso, dal 2,9% di marzo al 3,3%. Rispetto al mese di aprile del 2019, e questo è il dato che più impressiona, il numero dei disoccupati è aumentato di 46’000 unità, ossia del 43%. Per il Ticino la situazione è peggiore in quanto il tasso di disoccupazione di aprile è pari al 4,0% con un aumento del 48,1% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. 

A preoccupare sono poi le previsioni di settore e di ramo. Tra i rami più colpiti dalla crisi del Coronavirus sono in Svizzera le costruzioni e il turismo, ossia due tra i rami più importanti dell’economia ticinese. In uno studio apparso alla fine di Aprile, la Banca cantonale di Zurigo presentava le conseguenze della pandemia sui singoli sottomercati delle costruzioni come segue. Per quel che riguarda le superfici per attività artigianali e industriali, ci sarà un aumento dell’offerta in seguito ai fallimenti di piccole e medie aziende. Anche l’offerta di superfici per attività commerciali e per uffici dovrebbero aumentare in seguito alla recessione in corso. Molto dipenderà però da come i proprietari si comporteranno rispetto agli affitti da incassare. Per quel che concerne gli appartamenti da affittare è invece probabile che l’aumento degli sfitti sia minore perché l’eccesso di offerta in questo sottomercato esiste da più anni. Resterà invece intatta la domanda di case unifamiliari soprattutto perché i tassi ipotecari non dovrebbero aumentare. È però probabile che si interrompa la tendenza all’aumento dei prezzi in questo sottomercato, come, del resto, anche sugli altri. Un forte colpo di freno, infine, subirà il mercato degli appartamenti e delle case di lusso. 

In generale, quindi, le previsioni per l’evoluzione del ramo delle costruzioni, nei prossimi mesi, vanno dal grigio al nero stabile. Non solo, ma ci si deve attendere che la frenata negli investimenti durerà almeno un paio d’anni. I responsabili del settore fanno ora appello agli enti pubblici perché anticipino i progetti di costruzione sui quali stanno discutendo. Per il turismo le aspettative non sono certamente migliori. Fallimenti e chiusure di alberghi e ristoranti saranno all’ordine del giorno, nel corso dei prossimi mesi. A inizio maggio i responsabili del ramo in Svizzera hanno diffuso un comunicato stampa abbastanza allarmante in quanto si dichiara, né più, né meno, che ristoranti e strutture ricettive si trovano attualmente in una situazione di necessità esistenziale. Ne va dunque della sopravvivenza. Da un’inchiesta fatta eseguire dalle organizzazioni del ramo risulterebbe che il 23% delle aziende potrebbero fallire e che i crediti concessi dalle nostre autorità di fatto possono garantire la liquidità solo a corto termine. Le previsioni sono catastrofiche: si teme la chiusura di 3200 aziende e la perdita di almeno 30’000 posti di lavoro. Le richieste di interventi di sostegno pubblico sono quindi insistenti. E altrettanto insistenti sono gli inviti ad allentare le misure di protezione prese dagli enti pubblici o, per lo meno, a voler chiarire come essi intendono procedere nelle prossime settimane. Per il Ticino la situazione non è certamente migliore. I rappresentanti del ramo prevedono che la ripresa nel campo turistico non si manifesterà prima del 2023. 

Osserviamo da ultimo che le costruzioni e il turismo (strutture ricettive e ristoranti) rappresentano, in Ticino, circa il 20% del totale dell’occupazione. Si tratta probabilmente di una stima molto conservatrice dei loro effettivi di manodopera. In ogni caso, se le previsioni pessimistiche che abbiamo esposto qui sopra dovessero confermarsi è probabile che questi due rami potrebbero perdere, in Ticino, diverse migliaia di posti di lavoro.