La pandemia di Coronavirus 19 inciderà negativamente sull’andamento congiunturale di molte economie, non da ultimo su quello dell’economia svizzera. Per poter rapidamente stimare la portata di questi effetti negativi occorrerebbe disporre di informazioni statistiche sull’evoluzione della produzione, degli aggregati della domanda (consumo, investimenti e saldo della bilancia commerciale), della disoccupazione e dei prezzi con frequenza almeno mensile, se non addirittura settimanale. Purtroppo in Svizzera, ad eccezione dei prezzi e della disoccupazione, queste stime sono disponibili soltanto per trimestre, il che fa sì che possiamo apprezzare l’evoluzione dell’economia solo con un ritardo da tre a sei mesi.
Non si tratta di una situazione eccellente specie quando, come nel caso attuale, ci si deve esprimere su conseguenze che variano di settimana in settimana. Tuttavia, come è risaputo, la necessità spesso aguzza l’ingegno. È quanto sembra sia successo durante l’attuale pandemia. Così un gruppo di ricercatori delle università di S. Gallo e Losanna, con il supporto di aziende private specializzate nell’analisi dei dati, hanno sviluppato un nuovo indicatore del consumo, il «Monitoring Consumption Switzerland», che si basa praticamente sui dati forniti dalle carte di credito. Fondandosi su questi dati i ricercatori in parola sono riusciti a ricostruire l’andamento del consumo in Svizzera durante la pandemia, praticamente in tempo reale, settimana per settimana.
Se compariamo la curva del consumo per le settimane dei primi mesi del 2020 con quella delle prime settimane del 2019 ci accorgiamo che dapprima la curva dei consumi del 2020 è superiore a quella dei consumi del 2019. A partire da metà marzo, ossia a partire dal momento in cui furono presi i provvedimenti di restrizione della mobilità, però, la curva del 2020 scende largamente al di sotto di quella del 2019. In un paio di settimane la caduta è dell’ordine del 35% circa. Il momento peggiore lo si registra a fine marzo-inizio aprile. Di lì la curva del consumo ricomincia a salire per raggiungere praticamente il livello del 2019 a inizio maggio, al momento cioè in cui si sono potuti riaprire tutta una serie di negozi che, durante la pandemia, dovettero rimanere chiusi. A partire dall’11 maggio, quando sono cadute quasi tutte le restrizioni, il consumo ha conosciuto una forte ripresa e la sua curva, nella seconda metà del mese di maggio, ha toccato valori superiori a quelli che aveva raggiunto in febbraio, prima della pandemia. Pare quindi che attualmente la domanda di beni di consumo aumenti rapidamente, grazie tra l’altro al fatto che i consumatori possono soddisfare bisogni che si erano accumulati durante il periodo del lockdown.
Queste stime dell’evoluzione del consumo sono certamente importanti anche se la loro pubblicazione ha suscitato diverse critiche, la più importante delle quali concerne la loro rappresentatività. Ricordiamo infatti che questi dati non includono che gli acquisti fatti utilizzando le carte di credito. Ora, soprattutto tra le persone anziane, ci sono ancora molti consumatori che pagano i loro acquisti a contanti. Si calcola che presso i grandi distributori oggi la quota di chi paga con carte di credito si aggira sul 50%. L’andamento della curva del consumo deve perciò essere interpretata con prudenza. Si pensa, per esempio, che la ripresa della seconda quindicina di maggio in realtà non sia stata così forte come quella indicata dai dati dedotti dalle carte di credito.
Comunque per chi esamina l’andamento congiunturale questo nuovo indicatore, che permette di seguire l’evoluzione di un importante aggregato della domanda globale, il consumo privato, in tempo reale, è un vero e proprio regalo. E come si sa: a caval donato non si guarda in bocca!