Com’è verde la mia valle!

/ 27.07.2020
di Angelo Rossi

Ci sono regioni nel mondo che usano nelle targhe delle automobili, nei cartelli stradali o in altri supporti (per esempio la porta di entrata del parlamento) slogan pubblicitari. Conosciuti sono in particolare quelli degli Stati del Nord e del Sudamerica. I lettori conosceranno Je m’souviens, la magnifica divisa del Québec, o quella più melanconica dell’Alabama Sweet home Alabama, o ancora quella piena di ottimismo dell’Alaska North to the Future. Se il Ticino oggi dovesse aggiungere uno slogan di questo tipo alle targhe delle sue automobili potrebbe scegliere, tenendo conto di come viene utilizzato il suo territorio, Com’è verde la mia valle, parafrasando così il titolo di un famoso film di John Ford. Perché questo slogan? Perché oggi il 50,7% della superficie del Cantone è ricoperta dal manto verde del bosco.

Ce lo rivela Marco Galfetti in un documentatissimo articolo sulla trasformazione del territorio in Ticino, pubblicato di recente dalla rivista «Dati». Nessun altro Cantone, in Svizzera, possiede una quota di superficie boscata di estensione superiore. Nel Giura, che è al secondo posto nella classifica nazionale, il bosco copre solo il 43,5% della superficie totale. L’altra faccia della medaglia di questo primato è costituita dal fatto che, per quel che riguarda la superficie agricola utile, il Ticino, con la sua quota pari al 12,9%, si situa al penultimo posto della classifica dei Cantoni ed è seguito solo da Basilea città. La storia recente dell’evoluzione non solo della struttura degli usi territoriali ma anche del nostro paesaggio sta in queste due cifre. L’abbandono dell’attività agricola, che si è accelerato dopo la seconda guerra mondiale, ha determinato l’imboschimento di larghe superfici che, fino allora, erano state utilizzate a fini agricoli.

Mio nonno ha raccolto l’ultima uva del suo vigneto, in fondo alla campagna del suo villaggio, nel 1951. Oggi quel vigneto è diventato selva e nessuno saprebbe dire, senza l’aiuto di una mappa di 50 anni fa, dove si trovava. Di superfici agricole utili non possiamo più parlare; dobbiamo cominciare a parlare invece, almeno per quel che concerne il nostro Cantone, di archeologia agricola. I dati della statistica della superficie ci consentono di seguire come si è sviluppato il fenomeno nel corso degli ultimi 40 anni. Nel 1980, quando l’imboschimento delle campagne intorno ai nostri villaggi delle valli era già avanzato, la superficie boschiva del Cantone era pari al 32,7% del totale mentre la superficie agricola era ancora pari a un terzo circa del totale. Negli ultimi 40 anni l’imboschimento della superficie agricola si è accelerato.

Ogni anno che passa aggiunge un 1,1% alla quota della superficie boschiva. Sarebbe facile estrapolare e trovare l’anno, ancora in questo secolo, dove la superficie agricola del Cantone potrebbe essere scomparsa del tutto. A tanto però non dovremmo arrivare perché la pianificazione del territorio difende a denti stretti la modesta zona agricola rimanente. Va anche riconosciuto che, finora, l’imboschimento di larghe superfici del nostro territorio non sembra aver creato problemi. Pensiamo anzi che, in generale sia stato accolto in modo positivo dalla popolazione. I soli che probabilmente hanno protestato sono coloro che hanno acquistato parcelle che, una volta erano al limite del bosco e potevano eventualmente ancora essere edificate e che oggi, invece, non lo possono più essere perché sono state ricoperte dalle piante.

Più consistente è invece il pericolo che alla conservazione della zona agricola si pone in seguito alla rapida estensione delle superfici di insediamento (costruzioni e infrastrutture di rete per la mobilità, i trasporti e altri servizi urbani). È infatti utile ricordare che l’utilizzazione a bosco non è quella che cresce più rapidamente nel nostro cantone. Negli ultimi 40 anni, le superfici per insediamenti sono aumentate a un tasso annuale pari all’1,3%. Si tratta della superficie di un campo di calcio al giorno. Si vedono meno del bosco che avanza dappertutto. Ma fate un giro in aliante sopra il piano di Magadino e vi accorgerete dove già sono arrivati cemento e mattoni.