Ho un sogno, una proposta, una speranza: che alla fine di questa pandemia tutti noi si possa prendere una vacanza di un mese per recuperare forze e serenità, al termine della quale avvenga un rito o una festa di riconciliazione. Perché il livello di confusione, nervosismo, aggressività, spossatezza, follia sta crescendo in modo preoccupante. E siamo solo in novembre. Dopodiché, si analizzi cosa è andato per il verso giusto e cosa per quello sbagliato, con calma e distanza critica, meno gravati dalle emozioni. Non possiamo riprendere come se nulla fosse successo, come non si è al 100 per cento performanti dopo una grave malattia. Ci vorrà un tempo di convalescenza nazionale.
Intanto, si potrebbe lavorare su alcuni fronti. Per esempio su quello della confusione. Si sente di tutto e il contrario di tutto, con tendenza al secondo sui social, e ormai ci si sono messi anche esperti e scienziati a fare previsioni e dichiarazioni fuorvianti. Stupisce in particolare che numerosi membri della Task Force nazionale, il cui scopo è di consigliare il governo federale, prendano continuamente posizione pubblicamente, con raccomandazioni di carattere politico (imporre un nuovo lockdown, chiudere bar e ristoranti, eccetera), con critiche alle autorità, con interpretazioni della situazione spesso in contraddizione fra di loro. Un cacofonia che crea solo ulteriore insicurezza nella popolazione e rende meno credibile il coro di esperti. Non dovrebbe parlare solo il presidente della Task Force? Negli Stati Uniti l’autorevolezza ha un solo nome: Anthony Fauci.
Un altro fronte è quello personale. Psichiatri e psicologi lo confermano: la pandemia ha un grande impatto sulla sfera emotiva (v. intervista alla psicologa Chiara Chillà alle pagine 10-11). Il disagio psichico è aumentato, ma anche per chi mentalmente regge meglio il colpo della pandemia non è facile mantenersi in equilibrio in un contesto di incertezza, nervosismo, aggressività. In realtà non basta essere buoni cittadini ed attenersi alle regole, bisogna dimostrarsi persone consapevoli, mature, con una cura della mente e delle emozioni. Ci sono strategie per riuscirci, anche semplici, ma ci vuole impegno personale per realizzarle. Chi non ne ha mai avuto gli strumenti, perché inconsapevole del peso delle emozioni sulla nostra vita e nei rapporti con il prossimo, oggi fa certamente più fatica. Ma tutti possiamo provare a elaborare una strategia di sopravvivenza psichica.
Un elemento che non deve andar perso è la fiducia nel futuro, nella fine della pandemia. E l’annuncio degli ottimi risultati ottenuti con i vaccini testati da Biontech e Pfizer da una parte e Moderna dall’altra sono un raggio di sole. Ce n’è un’altra decina nella terza fase di sperimentazione, ma oggi gli occhi sono puntati su Pfizer e Moderna. Perché il principio è innovativo: si inocula una versione sintetica del materiale genetico del coronavirus chiamato messenger RNA (quindi non le proteine del virus, ma l’informazione genetica) che induce il corpo a generare degli anticorpi che distruggono gli aculei del coronavirus, impedendogli di «attraccare». Una tecnologia nuova, di cui oggi non si vedono effetti negativi. Ed entrambi questi vaccini si sono rivelati efficaci quasi al 95 per cento, una proporzione altissima, e in tutte le categorie di età. Quello di Moderna ha un vantaggio: resiste a lungo anche in frigorifero; quello della Pfizer va tenuto a temperature bassissime. Dalla primavera del 2021 dovrebbero essere a disposizione, dopodiché ci sarà l’immane compito logistico di distribuirle e quello politico di convincere la popolazione a vaccinarsi. Ma a questo punto il vaccino non è più un miraggio.