Cinque anziani per ogni bambino

/ 11.01.2021
di Bruno Gambarotta

Caro nipote, per svolgere un compito a casa durante le vacanze invernali mi chiedi qual è stato il più bel Natale della mia vita. Ebbene, caro Enea, tuo bisnonno non ha dubbi: è stato quello del 2020, settanta anni fa, quando avevo 12 anni, la tua età. A farlo diventare memorabile è stata una notizia: l’Istat aveva scoperto che in Italia per ogni bambino c’erano 5 anziani. A capo del Governo c’era un brav’uomo; nessuno ricorda più il suo nome ma tutti ricordano che soffriva di una curiosa patologia, la «decretite».

Emanava decreti dal mattino alla sera e talvolta anche di notte. Informato dall’Istat ha subito emesso un nuovo decreto per pianificare, nel giorno di Natale, il tempo di noi bambini in modo che ogni anziano avesse la sua quota di minore. Una task force di 500 pediatri aveva stabilito che un bambino aveva diritto a 9 ore di sonno. Ventiquattro meno 9 faceva 15 che diviso 5 faceva 3 ore a testa per ogni anziano. Per fortuna c’era la pandemia, altrimenti ognuno di noi avrebbe avuto l’obbligo di lasciarsi prendere in braccio e sbaciucchiare da 5 anziani, nel mio caso 3 nonni e 2 nonne. Come sarebbe a dire, cos’era la pandemia? A scuola non ti hanno raccontato che 70 anni fa c’era la diffusione del Covid 19? 

Ah già, dimenticavo, 50 anni fa hanno abolito lo studio della Storia, diventata inutile da quando c’è Wikipedia. Sarebbe troppo lungo spiegartelo, sappi solo che quell’anno la scuola si faceva con la DAD, la Didattica a distanza, stando a casa. Con i miei 5 nonni ho praticato l’AAD, ovvero l’Anziano a distanza. Com’è ovvio, il decreto, di complessive 1.428 pagine, non poteva limitarsi agli aridi numeri. Una serie di calcoli eseguiti da una task force di 850 matematici e spiegati in appendice, faceva in modo che la distribuzione dei 5 anziani per ogni bambino avvenisse seguendo solo 212 parametri, così che, per fare un esempio, a un bambino non capitassero 5 cantanti d’opera e a un altro 5 contabili o 5 casalinghe. Il peso medio di un anziano doveva essere di 75 chili, con una tolleranza di due etti. Perciò la somma del peso dei 5 anziani doveva essere di 375 chilogrammi.

Erano poi disciplinate le patologie, il servizio militare, il numero dei matrimoni, gli sport praticati, la squadra del cuore. Non ti sto a tediare oltre. Dimenticavo: dovevano provenire da Regioni diverse ma dello stesso colore. Cosa fossero queste Regioni e questi colori non l’ho mai capito bene perché già allora avevano abolito l’insegnamento della Geografia, considerata un’inutile perdita di tempo dopo l’avvento dei navigatori satellitari. Ogni bambino doveva farsi riprendere stando ai piedi dell’albero di Natale sommerso dai doni ricevuti. Se la sua famiglia era povera una task force di giovani arruolati con un concorso pubblico, messo sotto accusa dagli esclusi presso il TAR del Lazio, provvedeva a portarli nelle case e poi a riprenderli. I doni sotto l’albero volevano essere un segnale agli anziani perché non si sentissero in obbligo di fare regali al minore di turno. Ma loro non ci stavano e ordinavano regali anche se a quel tempo Amazon era ancora arretrato, pensa che talvolta dall’ordine al momento in cui il fattorino suonava al citofono trascorreva persino mezz’ora. Si scusavano dicendo che quel prodotto avevano dovuto farlo arrivare dalla Cina. Sarebbero dovuti trascorrere altri 10 anni prima che fosse possibile impiantare nel cervello di ogni neonato un microchip tale che se osservi con desiderio un determinato prodotto, questo ti arriva a casa in 5 minuti, al massimo 6. 

Vorrai sapere come erano i 5 anziani a cui la task force del Governo mi aveva assegnato per quel Natale. Una nonna, avendo avuto in regalo dai figli un nuovo cellulare, mi aveva chiesto di spiegarle il funzionamento. Dopo le sue 3 ore aveva capito solo come si faceva ad accenderlo. Per fortuna il nonno venuto dopo di lei, che da giovane aveva fatto l’equilibrista in un circo, ha voluto dimostrarmi che era ancora capace di esibirsi: è salito su due sedie, è caduto e si è rotto una gamba, così ha liberato 2 ore. Un altro nonno, commissario in pensione, mi ha sottoposto a un serrato interrogatorio per farmi vedere come faceva a far confessare gli innocenti. L’altra nonna da giovane aveva fatto la cantante e aveva vinto un festival famoso nel mondo perché la giuria premiava sempre la peggiore canzone dell’anno, comprovata dal fatto che già il giorno dopo nessuno se la ricordava più. Figurati che quando sono andato in missione in Corea del Nord, il dittatore che la governava, quando ha saputo che ero italiano, ha sorriso e ha pronunciato la parola magica: «San Remo». La nonna cantante ha voluto farmi sentire tutto il suo repertorio. Dopo la prima canzone ho stoppato l’audio e ho trovato il tempo per leggere il libro che mi aveva regalato il terzo nonno, La relatività spiegata a Babbo Natale di Piergiorgio Odifreddi.