È una delle cose belle che ho sentito dire al giornalista Michele Serra ospite qualche settimana fa negli studi RSI a Besso. La cattiva notizia è che il coraggio fino ad oggi ci era mancato. Quella buona, che per causa di forza maggiore all’improvviso abbiamo più tempo a nostra disposizione. Qualcuno dirà anche troppo. Qualcun altro penserà che è destabilizzante perché non è una scelta e, soprattutto, non sappiamo per quanto questa nuova e inattesa condizione si protrarrà. Siamo in uno di quei momenti in cui il nostro super ego e i nostri super poteri tecnologici fanno acqua. Mentre ci rende un buon servizio il nostro semplice, sano e umano buon senso. Che poi, a pensarci bene, la tecnologia un po’ ci aiuta. Possiamo telefonarci e vederci in mille modi, scriverci, fare indigestione delle nostre serie preferite senza sensi di colpa, possiamo sperimentare, finalmente, il telelavoro o smart working, questi sconosciuti, che fino all’altro giorno in molte aziende erano ancora un tabù, della serie «Ci credo solo se ti vedo». Oggi, invece, tutti ad osannarne i pregi e a dire quanto sia intelligente il fatto che i dipendenti possano lavorare da casa. Siamo sempre dei campioni quando si tratta di passare da un estremo all’altro, o tutto o niente. C’è da sperare che una volta usciti dal tunnel un colpo di spugna non cancelli tutto e staremo a sentire quel saggio detto «la virtù sta nel mezzo».
Torniamo al tempo. Voi non vi sentite alleggeriti dal non dover più fare le acrobazie tra mille impegni lavorativi, famigliari e culturali in un sol giorno? Vi siete accorti di quanto sia bello il silenzio per strada la mattina presto? Avete più tempo per leggere, non è fantastico? Diceva l’imprenditore e scrittore americano Harvey MacKay: «Il tempo è gratis ma è senza prezzo. Non puoi possederlo ma puoi usarlo. Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo. Una volta che l’hai perso non puoi più averlo indietro». Diamoci dentro prima che sia troppo tardi. Pensando alle parole di Michele Serra e alla mia situazione personale, apprezzo di avere più tempo per scrivere, per approfondire i temi, per nutrire la mia creatività con contenuti e nuove idee senza la tirannia dell’orologio, senza correre in stazione all’ultimo minuto per salire sul treno per Zurigo. Soprattutto, posso fare lunghissime passeggiate nel bosco con Coffee.
Anche Michele Serra ammette di essere felice soltanto nei boschi con il suo cane «Qualche giorno fa sono stato nel bosco cinque o sei ore a caricare legna su un trattore e mi sentivo profondamente felice. Vi sto spiattellando una mia schizofrenia che non so come si possa risolvere: vivo moltissimo in campagna ma ho un bisogno estremo di natura». Non è un mistero che avere più tempo, per chi è indipendente come me, significa avere meno lavoro e, dunque, fare i conti con meno entrate. Saltano incontri, appuntamenti, moderazioni. Ma se il mio sano realismo mi mette in guardia, il mio più forte ottimismo mi spinge a vedere il bicchiere mezzo pieno. Riferendosi al giornalismo e alle sue amache su «la Repubblica» Michele Serra dice che per ogni cosa ben fatta ci vuole passione, impegno e tempo. Tutto il tempo del mondo direbbe l’autore e manager culturale della BMW Thomas Girst che in tempi non sospetti ma recenti ha raccolto in un libro (uscirà tra qualche settimana per add editore) storie di artisti e scienziati per dimostrare come l’uomo, se solo si prende il tempo, sia in grado di compiere grandi cose.
Un libro contro il Diktat del tempo, un elogio alla lentezza e a tutto ciò che per essere realizzato necessita di tempo «nei toni silenziosi e non nelle chiassose declamazioni, nella tranquillità e nel silenzio, nella concentrazione e non nella fretta iperventilata che quotidianamente ci strattona, si manifesta la bellezza dell’uomo». Ma non è soltanto questo, prendersi il tempo per qualcosa significa anche esserci con tutto se stesso, dedicarsi completamente senza assenze e distrazioni. Sottolinea ancora Thomas Girst come la nostra società si basi sulla felicità istantenea: un espresso, lo zucchero, un like su Facebook, droghe, alcolici, tutto ruota attorno ad un appagamento immediato che però è volubile e non rende un vero servizio al nostro benessere. È il tempo, il tempo che ci prendiamo e il tempo che ci mettiamo a conferire un senso alle nostre azioni e a riempire la nostra vita di senso e profondità. Avrei fatto volentieri a meno del Covid-19 ma qualcosa di positivo c’è e saremmo stupidi a non coglierlo.