Nel 1972, mezzo secolo fa, molte novità si affacciarono nel mondo dei viaggi. In quell’anno Tony e Maureen Wheeler attraversano l’Asia lungo la «rotta hippie», viaggiando in auto da Londra a Kabul e proseguendo poi in treno, autobus, autostop e barca per Delhi, Kathmandu, Bangkok, Singapore, Bali fino in Australia. Nell’intento di raccogliere qualche soldo per il biglietto di ritorno, i due fondano la più importante casa editrice di guide turistiche al mondo, Lonely Planet.
Ancora nel 1972 nasce Interrail. Nelle intenzioni è solo un accordo burocratico tra compagnie ferroviarie, ma presto i giovani europei gli danno un nuovo significato, legando i diversi popoli d’Europa con i loro itinerari. In quello stesso anno Avventure nel mondo organizza il suo primo raid nel deserto del Sahara. Di lì a poco prende forma una strana agenzia di viaggi che tuttavia rifiuta tutti gli altri aspetti del turismo organizzato: i grandi alberghi, i pullman con aria condizionata, la guida ufficiale. Dopo aver scelto la meta, ciascun gruppo di viaggiatori si organizza liberamente intorno al proprio coordinatore, condivide le scelte, paga con una cassa comune.
Di regola non amo gli anniversari: sono spesso occasione per omaggi rituali, senza vere motivazioni. Ma in questo caso quasi inevitabilmente mi sono fermato a pensare. In quel fatidico 1972 io ero ancora bambino, ma negli anni seguenti ho conosciuto da vicino questa straordinaria generazione di viaggiatori e con alcuni di loro ho stretto amicizie anche profonde. Al loro fianco ho faticosamente attraversato un’epoca di incessanti trasformazioni. Per cominciare la geografia dei viaggi è cambiata senza sosta e i più diversi Paesi si sono aperti al turismo. Pensate soltanto all’Afghanistan, ai Paesi dell’Europa orientale prima e dopo la caduta del Muro di Berlino, alla Cina prima e dopo la politica delle «porte aperte» di Deng Xiaoping (dal 1978), all’Europa di Schengen (dal 1990)… E ancora la rivoluzione delle compagnie aeree low cost e l’ascesa di Booking e Airbnb, sospinta da una rivoluzione tecnologica senza precedenti.
Ripensando a tutto questo mi sono chiesto quanto sia rimasto di quel nostro desiderio quasi selvatico di uscire dai propri confini politici e culturali, di andare incontro alla diversità, di farsi altri, di comprendere meglio il mondo nella convinzione di poterlo un giorno cambiare. Non molto, mi sembra. I giovani viaggiatori, cresciuti nel mondo globale, abituati a studiare e lavorare in Paesi diversi, non sembrano avvertire più nel viaggio una sfida esistenziale. Prevale la curiosità per le piccole differenze quotidiane di cibo e costumi, l’incessante condivisione in rete che riduce il senso di distacco dalla propria casa, la facilità di comunicare in inglese ovunque. Semmai il viaggio dei «giovani d’oggi» (una categoria che può arrivare tranquillamente ai quarant’anni) può servire a sperimentare un diverso stile di vita, riducendo i consumi (quasi sempre basta adeguarsi al livello dei Paesi visitati), spesso in vista di un radicale cambio di vita e lavoro una volta tornati a casa. Giulia Fontana e Lorenz Keysser, studenti di scienze ambientali a Zurigo, hanno raggiunto l’Australia in treno e cargo e, sempre senza prendere aerei, sono tornati in Europa.
Altri viaggiando cercano invece di raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica. Per esempio l’anno scorso il trentenne Massimiliano Rosso è partito da Udine per un giro del mondo di trentacinquemila chilometri in cinque anni (Tramp World-Follow the Sun) per far riflettere sul cambiamento climatico (e pazienza se dopo soli trenta chilometri il telaio della sua bicicletta ha ceduto di schianto, costringendolo a un temporaneo ma comunque inglorioso ritorno a casa).
Dunque nel mondo globale il viaggio ha perso intensità e motivazione? La sfida radicale, implicita nella vita degli altri, interessa meno? La crescita personale o una buona causa sono più importanti del dialogo con le altre culture? A volte lo penso, ma forse è solo la mia incapacità di cogliere e riconoscere quel che è ancora informe. Forse da qualche parte un nuovo Tony e una nuova Maureen sono già partiti per un viaggio diverso da tutti gli altri, un viaggio che rinnoverà la grammatica della più antica tra le passioni umane dopo l’amore. Tra cinquant’anni lo capiremo?