C’e ricco e ricco

/ 12.12.2016
di Luciana Caglio

Un paio di settimane fa, Lapo Elkann è tornato a far notizia, con un episodio di cronaca nera, persino indefinibile, al limite del grottesco, com’è nel suo stile di vita. Adesso a New York, come prima a Torino, si è ripetuta la stessa situazione: una notte brava, con trans, droga, alcol, aggravata, però, dalla sceneggiata del finto sequestro che pesa sul piano giudiziario. Anche se, prevedibilmente, se la caverà, grazie alla parentela che porta.

Ora, guarda caso, quest’ultima sbandata del rampollo della dinastia Agnelli coincideva con l’uscita del numero speciale di «Bilanz» dedicato ai ricchi: per la precisione, i superricchi, residenti in Svizzera, fra i quali figura, appunto, Lapo Elkann De Pahlen. Che, su queste pagine, compare sorridente, fra le sorellastre Sofia e Anna, durante un «pigiama party» organizzato dagli stilisti Dolce e Gabbana. A questo genere di manifestazioni il nipote dell’Avvocato è di casa, precisa il giornalista. Un’allusione, garbatamente ironica, che equivale a un giudizio d’ordine morale e sociale: come dire, Lapo è il tipico esempio di un privilegiato che spreca la sua fortuna. E nuoce a tutta la categoria, oggi più che mai impegnata a riscattare la propria immagine.

In realtà, c’è ricco e ricco, c’è modo e modo per diventarlo e rimanerlo. Certo, dietro ai milioni e poi ai miliardi, può esserci un semplice colpo di fortuna, una discussa eredità o addirittura un’impresa truffaldina. Ma, nella maggior parte dei casi, la ricchezza ha rappresentato un obiettivo raggiungibile, grazie a meriti conquistati lavorando, inventando, creando e coinvolgendo gli altri. Non è un’avventura individuale, ma spesso collettiva, su cui gravano le incognite della congiuntura economica e politica, contrassegnata quest’anno dall’incertezza.

Insomma, le distanze fra loro e noi si starebbero abbreviando, a bordo tutti insieme di una barca traballante? È quanto intende dimostrare l’edizione di dicembre della rivista, attraverso l’incontro con i 300 più ricchi nel paese più ricco del mondo. Si tratta di un primato che, diversamente da altri , non suscita fierezza né soddisfazione. Anzi al cittadino comune, alle prese con conti che stentano a tornare, sembra quasi una beffa. Tanto da giustificare, nell’opinione pubblica, l’incredulità che circonda le cifre ufficiali del benessere. Per non parlare dei sentimenti contrastanti, un misto di sospetto e ammirazione, nei confronti dei grandi ricchi,: nell’immaginario collettivo, sembrano relegati in un mondo a sé. 

«Bilanz» cerca, invece, di restituirli alla realtà, raccontandone le singole storie in cui, pure noi, siamo parte in causa. Infatti, siamo i consumatori, gli utenti, gli spettatori, dei prodotti, dei luoghi, delle manifestazioni che loro, i ricchi, creano, producono e vendono, e spesso con il nostro contributo quali lavoratori e collaboratori. Facciamo qualche nome, per spiegarci meglio. Cominciando da un marchio ultrapopolare, Ikea, il cui inventore, Ingvar Kamprad, con 45 miliardi, domina sempre la graduatoria. A 90 anni, è tornato, «dove batte il suo cuore», a Almhult, Svezia, affidando la gestione dell’azienda ai tre figli, rimasti a Epalinges (Vaud), dove seguendo le orme paterne, conducono una vita modesta, auto Smart, e fazzoletti di carta della linea M-Budget. Ciò che, da parte di miliardari, non appare una scelta virtuosa, piuttosto uno sfizio snob, un’originalità, un’esibizione pauperistica.

Sta di fatto che, fra i superricchi, cresce la consapevolezza del proprio privilegio, per il quale c’è un prezzo da pagare. Susanne Scheoff, alla testa del gruppo Rotronic, considera il danaro un obbligo, che si è tradotto in interventi umanitari, ad ampio raggio, in India e Myanmar, per finanziare scuole e promuovere la condizione della donna. Anche Tito Tettamanti allude a un «Charity Trust», dove ha investito la maggior parte dei suoi beni. In altri casi, si finanziano gallerie d’arte, concerti, stagioni culturali.

Scorrendo l’elenco dei grandi ricchi, ospiti del nostro Paese, non mancano poi le sorprese: ecco lo scrittore Paulo Coelho, che risiede a Ginevra, l’architetto Santiago Calatrava, che ha optato per una casa d’epoca, nei dintorni di Zurigo, i Gucci, domiciliati nei Grigioni, e il nostro beniamino nazionale Roger Federer. Come dire sono tante le strade che portano ai milioni. Tutto sta a imboccare quella giusta.