È in costante aumento il numero di coloro che credono all’esistenza dell’Angelo Custode e si affidano alla sua protezione. Niente da dire, tutto ciò che aiuta a sopportare il male di vivere è il benvenuto. Si moltiplicano anche i libri di chi afferma di essere in grado di dimostrare la presenza degli angeli e il loro intervento salvifico. Anche noi, con tutto il rispetto che l’argomento richiede, vogliamo aggiungere un nostro piccolo contributo. Abbiamo infatti saputo, per vie traverse che non siamo autorizzati a rivelare, che gli angeli che d’ora in avanti si vedranno assegnare in custodia, dalla culla alla tomba, un Torinese, dovranno seguire un apposito corso di formazione al termine del quale saranno sottoposti a dei test attitudinali. A un non torinese potranno sembrare delle inezie ma per noi sono fondamentali per far sì che la vita in questa valle di lacrime non si trasformi in un inferno.
Tanto per cominciare, il mio angelo custode dovrà fare in modo che se qualcuno riesce a mettere le mani sulla mia copia del quotidiano prima che io l’abbia letta, ne ripieghi i fogli esattamente così come li ha trovati: mi accorgerò ugualmente se qualcuno l’ha sfogliato prima di me, ma soffrirò un po’ meno. Secondo: fra le tante pubblicazioni periodiche che ricevo per posta mi sta a cuore una lussuosa rivista mensile che colleziono da anni ed è anche l’unica, in tutto il condominio, che il postino, si ostina a piegare per costringerla a entrare nella mia buca da lettere, dando prova di avere al posto delle mani due pinze d’acciaio. Ecco: io chiedo al mio angelo custode di regalare a quelle mani, per cinque minuti al mese, un crampo micidiale. Terzo: mentre sto eseguendo le quarantotto (le ho contate) manovre necessarie per posteggiare la mia auto a regola d’arte, il mio angelo dovrà fare in modo che in quei venti minuti scarsi nessuno tenti di infilarsi al posto mio nel rettangolo libero. So di chiedere troppo, però mi piacerebbe che l’auto assassina prendesse fuoco; mi accontenterò che le si spenga il motore e lui, il ladro di parcheggi, non riesca più a riavviarlo e debba chiamare il carro attrezzi.
Restando in tema, quando viaggio da pilota disciplinato stando incolonnato e qualcuno fa il furbo e per sorpassarmi invade l’altra corsia di marcia, il mio angelo dovrà, quando il suddetto si verrà a trovare al mio fianco e vedrà venirgli addosso un Tir, dotare la mia onesta utilitaria di uno sprint pazzesco, tale da potermi incollare all’auto che precede. E che l’altro se la veda con il suo angelo custode, se ne ha uno. Affinché il mio equilibrio psicofisico di torinese sia in equilibrio, devo avere la certezza di essere stato inserito in un quadro di premi e di punizioni. Ma sia chiaro: non desidero essere premiato io, quanto che siano puniti gli altri. È questo il concetto che deve entrare nella testa del mio angelo custode se vuole veramente essermi d’aiuto.
Come ogni cittadino ligio alle regole, dedico ogni mattina due ore alla raccolta differenziata in modo da dividere la spazzatura nei 22 contenitori predisposti. Per fare un esempio, se devo buttare una bottiglia di spumante vuota, la metto nell’apposito contenitore per bottiglie di vino da brindisi diverso da quello dei vini da cucina mentre un altro sito è dedicato alle bottiglie di birra, ma prima stacco l’etichetta per buttarla nella carta e prima ancora stacco il fregio dorato che ha un suo sito, così come il tappo (se è di sughero, però, altrimenti va fra i tappi di plastica).
Poi risalgo in casa e vado sul balcone a prendere aria; per passatempo osservo con binocolo il mio vicino di casa che nel cortile infila nell’apposito contenitore un blocco di carta senza prima avere spillato uno per uno i punti metallici da mettere nel sito a loro dedicato. Se la fa’ franca mi viene l’ulcera. Perciò il mio angelo custode se vuole da me delle buone referenze, deve trovare il modo di punire il mio vicino, scelga lui il modo migliore. Se vuole un suggerimento gli blocchi l’ascensore fra un piano e l’altro e faccia in modo che vengano a tirarlo fuori solo il giorno dopo.
Se l’angelo mi vuole veramente bene deve fare in modo che in tutte le manifestazioni della vita associata si debba prendere un numero che stabilisce la precedenza e così poter aspettare il proprio turno in santa pace senza dover stare all’erta che nessuno ti scavalchi. Se poi l’angelo vuole strafare, allora procuri che coloro che hanno preso il numero prima di me non si presentino alla chiamata perché si erano distratti e stavano rispondendo al telefono. E quando lo scoprono sia troppo tardi perché io sono già allo sportello al posto loro.
Domanda: se c’è qualcuno che è arrivato prima di noi e non ha realizzato che bisogna prendere il numero, facciamo peccato a non avvisarlo? Secondo me no perché da un’esperienza dolorosa c’è sempre qualcosa da imparare. E poi si sa, viviamo in una giungla.