No, non ci occuperemo oggi di temi animalambientalisti, ma proseguiremo nell’esplorazione del rapporto sottile ma tenace che esiste fra i fatti della Storia – le sue res gestae – e le elaborazioni della cultura popolare, sulla scia di quanto già risultava due settimane orsono con la Nave dei Folli.
Correva dunque l’anno 489 e il giorno preciso era il 28 agosto di 1528 anni fa. Sulle rive del fiume Isonzo, non lontano da Aquileia nell’odierno Friuli-Venezia Giulia si combatté una battaglia destinata a cambiare le sorti dell’Europa intera. Teodorico, Re degli Ostrogoti, sconfisse Odoacre, re degli Eruli, passato alla storia per aver messo fine all’Impero Romano con la deposizione di Romolo Augustolo, l’Imperatore Bambino (476). Odoacre, pur perseguendo politiche prudenti ed accomodanti nei confronti di Zenone, il costantinopolitano Imperatore d’Oriente per niente felice di avere per partner occidentale un barbaro, finì per inimicarselo. Zenone allora ebbe un’idea – o forse pensò ahilui che fosse tale.
Dal 473 gli Ostrogoti di Pannonia, territorio compreso fra l’attuale Austria orientale, Slovenia e Ungheria Occidentale, avevano un nuovo Re nella persona di Teodorico, figlio di Teodomiro, conosciuto dai latini costantinopolitani e non come Flavius Theodericus. Quest’ultimo nome aveva acquisito quando viveva alla corte di Costantinopoli: dall’età di otto anni fino ai diciotto era stato ostaggio di lusso come garanzia che il padre Teodomiro smettesse il brutto vizio di razziare l’Impero violando i confini della Dalmazia ogni tre per quattro. Alla morte di suo padre, Teodorico riuscì ad unire le sottotribù Ostrogote in un unico corpo mettendo così fine al caos di amici-nemici-quasiamici-quasinemici-perònonsisabene che costituivano il costante incubo alle frontiere di Costantinopoli.
In un eccesso di zelo – o forse costretto dalla Realpolitik – Zenone spalmò Teodorico di titoli altisonanti: lo nominò Patrizio dei Romani (da cui il cognome Flavius), poi Vir Gloriosus e dunque Magister Militum per finire col titolo di Console. Il tutto per cercare di lenire le mire espansionistiche del Nostro, che per tutta riconoscenza continuava ad alzare l’asticella saccheggiando i confini dell’Impero fino a minacciare la stessa Costantinopoli. Il problema fondamentale era trovare uno spazio vitale per i 200-250’000 Ostrogoti giunti dalle steppe dell’Asia Centrale e imbottigliati come tanti in quel cul-de-sac che è sempre stata l’Europa da che il Sole muove da Est verso Ovest e la gente gli va dietro.
Nel 488 Zenone credette di aver quadrato il cerchio: finita la storia d’amore con Odoacre, da lui stesso nominato Patrizio etc… e poi Re d’Italia per poi ritrovarselo serpe in seno, ci riprova con Teodorico. L’offerta che non si può rifiutare: butta fuori Odoacre dall’Italia e porta i tuoi Ostrogoti a Ravenna. La battaglia dell’Isonzo fu solo la prima tappa del trasferimento. A questa seguì una seconda, indecisa battaglia a Verona. Da qui un trattato fra Teodorico ed Odoacre ai fini di governare assieme l’Italia alla faccia dei costantinopolitani – per così dire. Odoacre cadde nella trappola: il 2 febbraio 493, ad un banchetto organizzato per celebrare il patto, Teodorico propose un brindisi – e ficcò la sua spada fra le clavicole di Odoacre mentre questi beveva. Il resto è storia.
La cultura popolare non ha perdonato le gesta di Teodorico. Nell’area del Primiero, nel Trentino Orientale – ovvero nel cuore delle Dolomiti – si racconta ancora la leggenda del Cazza Beatrich: un contadino viene svegliato di notte dal latrato di una muta di cani. Uscito all’aperto vede passare una masnada guidata da un cavaliere dagli occhi di fiamma seguita da una torma di segugi a sei zampe. «Buona caccia!» augura lo sprovveduto – «e se vi avanza qualcosa datelo a me!». Detto e fatto: la mattina dopo il contadino trova membra umane inchiodate alla porta di casa. Il personaggio di Beatrich – o Teatrich in altre versioni – altri non è che la declinazione aggiornata locale di Teodorico, re sanguinario, traditore e assassino, che diventa storicamente il leader della Caccia Selvaggia – un antichissimo mito paneuropeo sul Ritorno dei Morti. Del quale prossimamente il Vostro Altropologo preferito.