Boomerata

/ 24.07.2023
di Simona Ravizza

«Se qualcuno non capisce le vibes (letteralmente dall’inglese vibrazioni, viene usato per indicare le sensazioni, ndr) di noi Z non per forza è un boomer, può essere anche un millennial», dice impietoso lo Gen Z del Milanese Imbruttito che con il suo sito e via social prende in giro i tic e i riti della città più imbruttita d’Italia. Così le Parole dei figli ci fanno capire come la boomerata ormai trascenda le generazioni che vuol dire che c’è sempre uno più vecchio da prendere in giro!

È il 29 ottobre 2019 quando il «New York Times», a firma della giornalista Taylor Lorenz, pubblica un articolo dal titolo OK Boomer, segnando la fine delle amichevoli relazioni generazionali. In quelle settimane negli Usa il grido di battaglia della Generazione Z che non si sente capita diventa prima un meme poi un prodotto di merchandising: le felpe, le magliette e le borse della spesa di stoffa con la scritta Ok boomer spopolano. È una risposta di massa contro chi non crede nel cambiamento climatico o che le persone possano trovare lavoro con i capelli tinti di blu o ancora che anche un maschio possa indossare una gonna. Oggi quel sussulto è diventato un’onda che segna la ribellione degli adolescenti che sono i nostri figli, ma è anche diventata una presa in giro virale che travolge tutte le generazioni. Ree di compiere boomerate.

Breve riassunto per capirci meglio: da manuale i Boomers sono i nati tra il 1946-1964 figli del baby boom; gli Xers tra il 1965-1979; i Millennials dal 1980 al 1996 a indicare i giovani che diventano maggiorenni intorno al 2000, appartenenti a una generazione in netto contrasto con quella precedente e quella successiva per l’utilizzo dei media, e per come sono stati influenzati dallo sviluppo tecnologico e digitale. Poi ci sono loro, gli Gen Z con la data di nascita tra il 1997 e il 2012. Sui social la questione è molto più semplice: «Il boomer non sa se l’emoticon con le lacrime è uno che ride o che piange, il millennial lo usa conoscendone il significato, lo Gen Z per indicare che sta morendo dal ridere preferisce usare il teschio (oppure la sedia oppure la scala: non c’è il tempo di sintonizzarsi che già l’emoticon è cambiato)».

Lo Gen Z del Milanese Imbruttito i boomers vs millennials li sintetizza così: il boomer è colui che commette errori madornali per colpa del correttore automatico, pubblica foto private sulla bacheca pubblica di Facebook, quando manda un messaggio vocale lascia sempre qualche secondo di silenzio all’inizio perché prima deve capire cosa sta facendo e nelle videochiamate si inquadra sempre il mento. Mi autodenuncio: tranne le foto su Fb, tutto il resto io lo faccio! Invece il millennial ha come social di riferimento Instagram, che maneggia molto bene, ma qualcuno è ancora convinto che TikTok sia solo il social dei balletti. Come reagiscono le diverse generazioni quando devono fare un ordine al telefono? Il boomer: «Lei è il titolare della pizzeria? Salve, io sono Marcello. Devo fare un ordine. Aspetti che devo leggere, che non ci vedo bene». Il millennial: «Salve, Margherita per due». Lo Gen Z: «C’è l’App, Just Eat!».

La giornalista Taylor Lorenz riporta il parere dei giovanissimi, che suona così: chiunque può essere un boomer, se non gli piace il cambiamento, non capisce le cose nuove soprattutto legate alla tecnologia e non condivide il principio di uguaglianza. «Essere un boomer è solo avere questi atteggiamenti – scrive Lorenz –. Può applicarsi a chiunque sia resistente al cambiamento». Dopodiché, tornando ai social, ci sono esempi tipici di boomerata da cui non possiamo sfuggire: pubblicare una foto orizzontale nelle storie di Instagram, nei commenti usare troppe faccine, puntini di sospensione e abbreviazioni (come xke, nn, qlks, ke, ecc.), costruire frasi con gli hastag invece di usarli solo alla fine; utilizzare l’emoticon con il pollice alzato, fare selfie dall’alto. Ovviamente la boomerata è cringe (che vuol dire che suscita imbarazzo, ma ormai dovreste saperlo). Opporci a questa insolenza collettiva sarebbe un comportamento tipico da boomer, meglio allora riderci su. Senza dimenticare, però, i motivi profondi che stanno dietro le prese in giro social. Su quelli è sempre bene riflettere.