Bilancio economico della pandemia

/ 29.11.2021
di Angelo Rossi

L’impressione è che, fin qui, il Covid-19 abbia fatto, per quel che riguarda l’economia svizzera, meno disastri di quanto la chiusura di aziende e le varie restrizioni imposte temporaneamente potevano lasciare intendere. A questa conclusione giungono anche le due ricercatrici della Seco che hanno indagato su come l’evoluzione del Prodotto interno lordo sia stata influenzata dalla pandemia. I loro risultati sono stati pubblicati nel numero più recente delle «Tendenze congiunturali», il trimestrale della nostra Segreteria federale per l’economia. Ricordiamo dapprima che la pandemia ha provocato per l’economia mondiale la maggiore recessione dopo la seconda guerra mondiale. Nel secondo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo della stessa ha accusato una diminuzione pari al 10%. Rapida è poi stata la ripresa.

Nel terzo trimestre la recessione non era più che del 3%. Stando a questo bilancio a metà 2021, grazie soprattutto alla ripartenza dell’economia cinese, che fu la prima a conoscere gli effetti negativi della pandemia, il Pil dell’economia mondiale si trovava di già sopra il livello di prima della pandemia. Se compariamo questa recessione con quella manifestatesi durante la crisi finanziaria internazionale del 2008/2009, ci accorgiamo che nel caso della pandemia, benché la diminuzione dell’attività economica sia stata più ampia, la fase di rilancio è arrivata molto più rapidamente. Le depressioni economiche, quindi, non si somigliano come ovviamente non si somigliano neanche i periodi di forte crescita.

Un’altra caratteristica che distingue la recessione più recente da quella provocata dalla crisi finanziaria internazionale è il numero di economie coinvolte. Mentre la crisi finanziaria internazionale aveva risparmiato buona parte delle economie dei Paesi meno sviluppati, nel 2020 praticamente tutte le economie mondiali hanno conosciuto un forte rallentamento delle loro attività economiche. Le informazioni più interessanti che forniscono le ricercatrici della Seco riguardano però le differenze che si sono manifestate tra l’economia svizzera e quella di altri Paesi e gruppi di Paesi sia rispetto alla recessione pandemica del 2020, sia rispetto alla ripresa del secondo semestre 2020 e del primo semestre 2021.

Per misurare queste differenze esse hanno comparato i livelli del Pil del secondo trimestre del 2020 con quelli che si sarebbero potuti raggiungere, sempre alla medesima data, se non fossero intervenute le misure di lockdown e altre restrizioni ad arrestare la crescita economica durante il primo semestre del 2020. Questo confronto rafforza naturalmente la portata dei cali nel Pil, registrati durante i primi mesi della pandemia. A metà 2020 l’economia del nostro Paese era quella che aveva registrato il calo minore rispetto alla prestazione possibile (inferiore al 10%). La diminuzione del Pil maggiore è stata invece registrata in Gran Bretagna (superiore al 20%). Siccome le perdite in termini di crescita economica del primo semestre del 2020 devono essere attribuite alle misure prese dalle autorità per fronteggiare il pericolo di diffusione della pandemia, questi dati proverebbero che le autorità svizzere sono riuscite a minimizzare le ricadute negative sull’attività economica del Paese.

All’altro estremo possiamo mettere quelle della Gran Bretagna le cui misure anti-Covid hanno invece massacrato l’economia. Siccome la rivista in cui i risultati di questo studio della Seco è edita dalla Seco stessa, è giusto prendere questi risultati fatti in casa con un po’ di prudenza. Tuttavia le sue autrici spiegano anche perché ci sono state differenze così ampie nelle ricadute negative delle misure anti-Covid. Essenzialmente le stesse devono essere fatte risalire ai diversi gradi di rigore con i quali le misure anti-Covid sono state applicate. Maggiore è stato il rigore e maggiori sono state le ricadute negative sull’andamento dell’attività economica. A questo primo fattore di spiegazione le autrici ne aggiungono un secondo: le differenze nella struttura del settore dei servizi da un’economia all’altra. Le economie che dipendono maggiormente dai servizi nei quali i contatti personali sono importanti sono anche quelle che hanno purtroppo dovuto sopportare le perdite di attività economica maggiori. Come dire che per gli sportelli aperti al pubblico la pandemia deve aver suonato la campana a morto.