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Belle a settant’anni

/ 06.06.2017
di Silvia Vegetti Finzi

Cara Silvia, 
mi trovo alla fatidica soglia dei settant’anni, a detta di tutti: portati bene. Ma a me non basta e se mi guardo allo specchio mi cadono le braccia. Quando mi lamento, mi sento rispondere che sono stata viziata. È vero, da giovane ero proprio bella e ammirata da tutti. I miei colleghi avevano l’abitudine di scegliere la più bella e quasi sempre toccava a me. Non mi resta che rassegnarmi: sono diventata invisibile. Mio marito mi vuol bene come sempre e credo che i miei figli non mi cambierebbero con nessun’altra ma c’è una parte di me che non si accontenta. Mi piacerebbe indossare ancora gonne corte (non proprio minigonne!), abiti sbracciati, calzoncini, due pezzi, tacchi a spillo o ballerine, ma... I «ma» sono molti e le mie coetanee li conoscono tutti. La signora Macron ha il coraggio di ispirarsi a Brigitte Bardot ma noi ticinesi non siamo spregiudicate come le parigine e devo tener conto del gusto locale. Però le confesso che mi va stretto. Che cosa mi consiglia? / Grazia

Cara Grazia,
quello che le sta capitando è un evento atteso da sempre. In fondo invecchiare è un privilegio: molti non ce la fanno. La pretesa di eterna giovinezza è ritenuta diabolica da tutte le culture eppure costituisce, soprattutto per noi donne, una tentazione inevitabile, con la quale bisogna fare i conti. A settant’anni sarebbe il caso di sentirsi vecchi ma non sempre si riesce a essere così obiettivi. 

Quanto a me, confesso che non so quanti anni ho e mi capita di correre per prendere il tram pensando: «pazza! se cadi è finita». Tempo fa, almeno per il nostro sesso, la soglia della vecchiaia si collocava a quarant’anni. Ma ora non è più la fecondità a segnare il discrimine. È soprattutto lo stato di salute, soprattutto quello psichico, a risultare determinante.

Innanzitutto incide negativamente la depressione ma anche il decadimento delle facoltà cognitive costituisce una causa d’invecchiamento, oltre che un sintomo. Per fortuna, cara Grazia, lei si trova in ottima forma ed è soltanto il lato estetico a preoccuparla. Può sembrare un problema futile ma non lo è, soprattutto quando la bellezza costituisce una componente essenziale della propria identità. Si tratta allora di modificare il modello di bellezza da realizzare facendo prevalere, alle componenti fisiche, quelle culturali. Se da giovani era importante sentirsi alla moda, conformi ai parametri dominanti, a settant’anni ci si può autorizzare a essere semplicemente se stesse, libere di seguire la fantasia, di ispirarsi ai personaggi della cultura che ci hanno particolarmente affascinato. Più la bellezza diventa spirituale, più si sottrae alla caducità del tempo.

Ricordo che Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina, indossava, più che ottantenne, splendidi abiti di Capucci, si pettinava con eleganza rinascimentale e il suo fragile corpo spariva dietro la magnificenza dell’immaginario. Lasci perdere Brigitte Macron, è l’eccezione che conferma la regola. Si chieda piuttosto: «come voglio sentirmi in armonia con me stessa e con gli altri?». E non tema neppure di essere ridicola. Se lei è convinta che quello che indossa va bene per lei, andrà bene per tutti. Per fortuna la moda non è mai stata più liberale, istintiva, anarchica pasticciona. Invitandoci a ibridare stili e tendenze, a contrapporre gli elementi più che coordinarli, ci incentiva a fare altrettanto. Solamente il tentativo di negare il tempo può farci compiangere piuttosto che apprezzare. Molte signore di una certa età preferiscono attribuirsi più anni di quelli che hanno realmente per sentirsi dire: «che fortuna! non si direbbe».

In fondo, ammettiamolo, vecchi davvero sono solo gli altri. Nel nostro cuore vive un’eterna bambina che gioca alle «età della vita» senza coincidere con nessuna di esse, come ci rammenta una nota ballata:

Le donne...

A tre anni Lei si guarda e vede una Regina.
A otto anni Lei si guarda e vede Cenerentola.
A quindici anni Lei si guarda e vede una Brutta sorella («mamma non posso andare a scuola con questo aspetto qui»).
A vent’anni Lei si guarda e si vede «troppo grassa / troppo magra / troppo bassa / troppo alta, con i capelli troppo lisci / troppo arricciati», ma decide che uscirà di casa lo stesso.
A trent’anni Lei si guarda e si vede «troppo grassa / troppo magra (...)», ma decide che non ha tempo di risistemarsi e che uscirà di casa lo stesso. 
A quarant’anni Lei si guarda e si vede «troppo grassa / troppo magra (...)», ma dice: «almeno sono pulita», ed esce di casa lo stesso.
A cinquant’anni Lei si guarda e si vede «esistere» e se ne va dovunque abbia voglia di andare.
A sessant’anni Lei si guarda e ricorda tutte le persone che non possono più nemmeno guardarsi allo specchio. Esce di casa e conquista il mondo.
A settant’anni Lei si guarda e vede saggezza, capacità di ridere e saper vivere, esce e si gode la vita. 
A ottant’anni non perde tempo a guardarsi. Si mette in testa un cappello color porpora, esce per divertirsi con il mondo.