Battezzare l’America

/ 23.03.2020
di Cesare Poppi

Ai primi anni del ’500, nella piccola città francese di Saint-Dié, nel Ducato di Lorena, fioriva un’Accademia di studiosi umanisti guidata da Walter Lud. Fra i membri vi erano i geografi Matthias Ringmann e Martin Wald-seemüller. Nel 1506 i due vennero in possesso di una traduzione francese delle Lettere al Soderini che erano state pubblicate fra il 1503 ed il 1505 causando stupore, ammirazione e poi sospetti fra gli studiosi di tutta Europa. Si trattava di due lettere scritte da Amerigo Vespucci allo statista Piero Soderini, eletto alla carica di Gonfaloniere della Repubblica di Firenze nel 1502 al termine dei turbolenti anni che avevano portato al rogo di Girolamo Savonarola e all’esilio di Piero de’ Medici. Le lettere descrivevano due viaggi che Vespucci riferiva di aver compiuto verso le Indie Occidentali.

Questi viaggi lo avevano persuaso che quelle non fossero le coste orientali delle Indie, come aveva inteso Colombo, ma un intero nuovo continente del tutto indipendente dalle Indie. Assieme alle lettere, i Nostri ottennero la copia di una mappa portoghese (allora le mappe erano segreti di Stato) coi dettagli delle coste delle terre scoperte di recente nell’Atlantico Occidentale. Forti di questi dati, Ringmann e Waldseemüller, nell’aprile del 1507 pubblicarono la loro Introduzione alla Cosmografia corredata da una mappa del mondo. L’opera era scritta in latino e comprendeva il testo, anche quello in latino, delle Lettere. In una prefazione a queste ultime Ringmann scrisse: «Non vedo alcun motivo per cui alcuno possa disapprovare a ragione di un nome derivato da quello di Amerigo, lo scopritore, un uomo di genio sagace. Una forma appropriata sarebbe “Amerigae”, che significa “Terra di Americo”, oppure America, per via del fatto che sia l’Europa che l’Asia hanno ricevuto nomi di donna».

Della mappa del mondo furono stampate mille copie con il titolo Geografia Universale secondo la tradizione di Tolomeo ed i contributi di Americo Vespucci ed altri. La mappa era decorata coi ritratti di Tolomeo e Vespucci e, per la prima volta il nome America designava il Nuovo Continente. Introduzione e mappa ebbero una grande eco, tanto che nel solo primo anno vennero stampate quattro nuove edizioni. Fu adottata nelle Università ed imitata da molti cartografi per la sua accuratezza e qualità artistica. Ma la consacrazione definitiva del nome «America» doveva venire quando Gerardus Mercator, destinato a produrre una proiezione della superficie terrestre che ancor oggi domina le rappresentazioni geografiche e porta il suo nome, avrebbe adottato il nome «America» tanto per la parte meridionale quanto per quella settentrionale del Nuovo Mondo.

Molti fra coloro che sostenevano Colombo scrissero che Vespucci aveva scippato l’onore che giustamente apparteneva al genovese. Se così fu, certo non fu colpa di Vespucci e della sua vanagloria. Pare infatti che Vespucci non fosse nemmeno al corrente della pubblicazione della mappa al momento della sua morte nel 1512. Inoltre, paradossalmente, molti studiosi ritennero per secoli che non fosse nemmeno l’autore delle lettere al Soderini. Per quanto nessuno disputi il fatto che Vespucci in qualche modo effettivamente effettuò almeno due dei viaggi descritti nelle lettere, dei quattro ivi menzionati solo due sono infatti confermati da altre ed indipendenti fonti.

Dubbi e controversie si sono susseguite anche riguardo l’attendibilità autografa delle Lettere: da chi sostiene che queste furono un copia-e-incolla da una varietà di fonti autentiche a chi pensa si sia trattato di un’operazione di editing pesante da parte degli editori fiorentini – insomma, grande lavoro per filologi e tessitori di fine lana caprina attraverso i secoli fino a quando, nel 1924, Alberto Magnaghi dimostrò in maniera convincente l’autenticità delle Lettere nella loro interezza. Si era a 250 anni di distanza dalla morte di Vespucci, e ancora c’è chi mette in dubbio alcuni dettagli del testo originale. Di certo sappiamo che Amerigo Vespucci era approdato a Siviglia nel 1488 dopo aver svolto una serie di incarichi per conto di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. Qui avrebbe dovuto controllare l’operato dell’agente dei Medici ma finì per farsi coinvolgere con il sostituto di questi – il mercante Gianotto Berardi del quale divenne poi socio. Berardi era uno dei finanziatori dei viaggi di Colombo che – peraltro – gli fruttarono più debiti che profitti.

Con la morte di Berardi Vespucci ne assunse il ruolo di esecutore testamentario. Fra debiti da pagare e debitori recalcitranti, il Nostro deve aver ad un certo punto pensato che fosse ora di cambiar aria e prendere letteralmente il largo. Fra il 1497 ed il 1504 compì – o così abbiam visto pare – ben quattro viaggi nel Nuovo Mondo. Il 22 marzo 1508 Ferdinando II d’Aragona finalmente lo insignì del titolo di Grand’Ammiraglio dell’Impero Spagnolo. Fu così che l’America ottenne il suo nome. Nomen omen: pensate a come sarebbero andate le cose se l’avessero chiamata Vespuccia.