Barriere architettoniche

/ 23.05.2022
di Alessandro Zanoli

«Ci si potrebbe chiedere dove condurrà tutto questo [aumento nella potenza dei calcolatori], e se sia possibile prevedere che in futuro ci sarà una crescita altrettanto rapida che in passato. Un’altra domanda valida è però se riusciremo a tenere questo ritmo. Io so già che la strozzatura nella crescita della velocità nella superstrada dell’informazione è l’utente terminale. Noi possiamo assimilare solo una certa quantità di informazione». Il problema siamo noi, in altre parole. Quanto affermato da Lawrence M. Krauss nel celebre libro La fisica di Star Trek è sempre un ottimo punto di partenza per una discussione sui limiti della cultura digitale. Ci è tornato in mente aiutando una signora anziana a capire come scaricare da Postfinance i documenti necessari alla compilazione della sua dichiarazione dei redditi. L’impressione che si ricava da un’esperienza del genere è illuminante e anche un po’ drammatica. Chi è abituato da tempo a lanciarsi «alla disperata» nelle interfacce più complesse dei sistemi online sa che deve tener conto di varie lacune, trabocchetti, deficienze di progettazione, a cui deve rimediare con qualche guizzo di intuito e magari di fortuna. L’utente medio dei servizi telematici sa che, per male che vada, le cose prima o poi dovrebbero funzionare.

Una persona che si trovi per la prima volta nel mondo digitale, perché costretta dalle odierne scelte istituzionali di ottimizzazione, va incontro però a sorprese e perplessità a volte del tutto paralizzanti. E le domande poste dall’utente «normale» sono a volte talmente banali, che sembra difficile nessuno possa averle prevenute. Ad esempio: perché nella lista dei pagamenti in sospeso non è chiaramente espressa «a parole» la possibilità di modificare l’ordine inviato, opzione che invece è stata riassunta dall’iconetta di un quadratino giallo con tre righe sopra, senza nessuna spiegazione, tanto che è solo l’intuito che ce la fa cliccare? Perché il pulsante per l’invio dell’ordine di pagamento è piazzato in basso, in fondo alla pagina, quando molte persone, possedendo un computer portatile dallo schermo orizzontale finiscono regolarmente per averlo fuori dello spazio visivo e non si rendono conto di dover scorrere la pagina verso il basso? Queste sono due delle trecento domande che ci pone una persona per altri versi ragionevolissima e perfettamente in grado di occuparsi delle faccende della propria vita… almeno fino a ieri. E a noi, che osserviamo da vicino le sue difficoltà, viene immediatamente da renderci conto di quanto inutile sforzo siamo costretti a farci carico, ogni giorno, per comprendere la logica perversa che guida alcuni programmatori.

Detto senza mezzi termini: è una forma di violenza di cui siamo oggetto. E non lo diciamo solo per noi, ma soprattutto per le persone che nei prossimi giorni, mesi, anni, dovranno confrontarsi con dispositivi hardware e con software progettati apparentemente con intento di semplicità e praticità d’uso, ma di fatto diventati estremamente complessi per eccesso di stilizzazione. Semplificando troppo, si complica. Vale la pena di pensarci: per favore, signori programmatori, ascoltate. Nella nostra società stiamo facendo di tutto per dare modo a ogni essere umano di avere accesso libero alle strutture alberghiere e ai servizi pubblici. Abbiamo finalmente integrato a livello urbanistico il concetto di barriera architettonica e ci impegniamo per poterlo implementare nelle nuove costruzioni e, soprattutto, per adattarvi quelle vecchie. Perché tutto questo non succede a livello informatico? A qualcuno è mai venuto in mente di chiedere alla signora di cui sopra se non si sarebbe offerta come collaudatore per il sito web di Postfinance? A qualcuno viene in mente che l’uso della tecnologia non è semplicemente comprare un tablet o un computer portatile ma anche avere a disposizione gli strumenti per capire come funzionano?

L’impressione reale è che là fuori ci sia una giungla dove le cose procedono più o meno a caso. Un mondo da Tempi moderni in cui, invece di essere il sistema che si adatta all’utente, è l’utente che deve subire le manchevolezze della macchina. Soprattutto smettiamo di sentirci in colpa: non siamo noi degli incapaci, sono i programmi a non tener conto delle nostre difficoltà.