Di quello che avverrà in futuro sappiamo poco. Le nostre conoscenze attuali sono però tali da farci percepire che sul futuro del nostro paese pendono rischi considerabili e non solo a causa del cambio climatico. Si capisce allora perché sta cominciando ad essere discussa, per lo meno sui media confederati, l’idea di utilizzare i guadagni che, anno sì, anno no, vengono conseguiti dalla Banca Nazionale per creare un fondo da utilizzare, il come resta da stabilire, per finanziare misure, opere e progetti di interesse pubblico che potrebbero servire a evitare tali rischi o, per lo meno, ad aiutare a contenerne le conseguenze negative. Precisiamo subito che se la Svizzera dovesse dotarsi di un simile fondo non sarebbe la prima nazione a farlo. Nel corso degli ultimi decenni la Norvegia ha accumulato un fondo nazionale per le pensioni, accantonando parte dei profitti e delle royalties provenienti dall’estrazione del petrolio, che potrebbe venir utilizzato per diversi scopi quando le riserve di petrolio norvegesi saranno prosciugate.
Insomma l’idea che sta dietro la costituzione di un fondo in favore di una determinata nazione è simile, in un certo senso, a quella che ha portato, una cinquantina di anni fa ad istituire anche in Svizzera l’obbligo dell’assicurazione contro la disoccupazione. Per far fronte alle incertezze che sembrano gravare sul futuro del nostro paese si chiede alle nostre autorità di mettere da parte una quota dei profitti che realizza la Banca nazionale. Osserviamo che questi guadagni sono assai meno sicuri di quelli che la Norvegia continuerà a realizzare nell’estrazione del petrolio ancora per qualche decennio. Tuttavia, se guardiamo ai risultati conseguiti dalla nostra Banca nazionale negli ultimi decenni dobbiamo pur ammettere che gli anni delle vacche grasse sono stati assai più numerosi di quelli delle vacche magre. Ma anche se l’idea di assicurare la Confederazione contro i rischi che potrebbero manifestarsi in futuro, creando una specie di fondo di riserva, potrebbe sembrare buona, è difficile che il progetto possa passare lo scoglio delle deliberazioni politiche. Gli argomenti degli oppositori sono molti e non sono per niente trascurabili.
All’idea di creare un fondo per far fronte a grossi rischi e alle loro imprevedibili conseguenze nessuno è contrario anche se, fin qui, la linea seguita dagli esperti della finanza pubblica è sempre stata quella di raccomandare proprio il contrario, ossia di non costituire fondi nella gestione del patrimonio degli enti pubblici. L’emergenza climatica sembra però aver modificato il pensiero tradizionale cosicché l’idea di assicurare lo Stato contro i rischi di possibili catastrofi dovute al cambio climatico o ad altre cause sembra oggi non trovare più oppositori. Molto meno condivisa è invece la proposta che a finanziare il fondo siano i guadagni della Banca nazionale. Le critiche, specie quelle degli economisti sono note. Si teme che la possibilità di poter far ricorso a risorse finanziarie gratuite quale quelle di questo fondo ne possa incoraggiare lo spreco e l’uso inefficiente. Gli avversari del progetto poi temono che la necessità di dover finanziare il fondo possa minacciare l’indipendenza del nostro massimo istituto finanziario e il modo nel quale lo stesso potrebbe condurre la sua politica monetaria.
Chiaramente questi pericoli non possono essere sottovalutati ma, guardando alle esperienze di altri paesi, dovrebbe essere comunque possibile limitarli precisando gli obiettivi e il modo di funzionamento del fondo. Infine, gli oppositori all’idea del fondo alimentato dalla Banca nazionale fanno valere che le variazioni dei cambi in una situazione come l’attuale nella quale la BNS ha accumulato un montante molto elevato di divise la obbligano ad aumentare le riserve e quindi anche il suo capitale proprio. Per la BNS potrebbe quindi essere difficile conciliare la necessità di tener conto delle proprie esigenze finanziarie con quella di dover finanziare un fondo anti-rischi per la Confederazione. La discussione non fa che cominciare. Sarà interessante vedere come si sviluppa.
Assicurare la Confederazione?
/ 13.09.2021
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi