Sarà un caso, sarà perché nelle classifiche mondiali dei social network più utilizzati figura al quarto posto dopo Facebook, Whatsapp e Youtube, sarà che è particolarmente apprezzato dagli under 30, di Instagram negli ultimi tempi si parla molto. «Arte, smascherati i profili instagram falsi di 4 noti collezionisti», titolava Nicola Zannella sul «Sole 24Ore» qualche giorno fa. Una cricca di finti collezionisti d’arte smascherati dal gallerista Federico Vavassori che sul profilo di uno di loro, quello di Pier Paolo Lonati, avrebbe riconosciuto l’opera di un suo artista constatando – dopo vari approfondimenti – che si trattava di un falso. Da notare che tutti si erano dotati di impeccabili identità blasonate. Pier Paolo Lonati era un collezionista privato di nazionalità italiana residente a Zurigo, Carlo Alberto Ferri un intraprendente ereditiere bergamasco, Raffaele Sartori un viticoltore di successo sulle colline veronesi e Beatrice Rinaldi manager di una quotata casa di moda. A dare sostanza ci pensavano le foto postate su Instagram di piatti consumati in ristoranti stellati, viaggi di lavoro a Parigi o giornate di reclusione pandemica in una nobile e lussuosa villa siciliana. Tanti gli addetti al settore caduti nella rete di account fittizi brillantemente architettata per avvalorare le attività e le storie dei falsi profili.
A proposito di perfezione e curate apparenze mi ha colpita la recente corrispondenza di David Pfeifer sul «Tages Anzeiger». A Bangkok c’è un caffè turco, Yumkhunmae, nel quale si possono gustare le specialità della casa oppure dedicarsi a shooting fotografici fai da te con tanto di set e scenografia. Il proprietario K. Sandhisiri ha creato una sorta di parco tematico con tanto di tappeti orientali e abiti intonati per inscenare gli scatti ideali da condividere sui social e far credere di trovarsi a Istanbul anziché a Bangkok. Un’ora qui a scattarsi foto bevendo tè accompagnato da gustosi Baklava costa poco più di quattro franchi. Ho pensato fosse una trovata senza senso, poi ho letto che nel fine settimana le persone fanno la fila per entrare. Non è nemmeno l’idea di un singolo, pazzo imprenditore. Il Museo d’arte contemporanea di Bangkok offre degli spazi ad hoc in cui le persone, prima di iniziare il percorso espositivo, possono immortalarsi al centro di famose tele o sculture.
A New York invece si sono superati, hanno aperto un Museo del gelato che non ha nulla di un’istituzione culturale e nemmeno del gelato ma spazi e set fotografici tematici dominati dal rosa riempiti di caramelle e zuccherini variopinti. Se volete farvi un’idea andate sul sito www.museumoficecream.com oppure sull’account Instagram e capirete subito che oggi ci sono mondi di cui ignoriamo l’esistenza. Lo stesso Museo non si trova soltanto al numero 558 di Broadway ma anche a Austin, Singapore e presto a Chicago. Per «Usa Today» una visita delizia più di un banana split, «Business Insider» lo paragona alla fabbrica di Willy Wonka e Tripadvisor gli ha dato il bollino Travelers Choice 2020. Per vivere «ambienti favolosi e condivisibili che promuovono l’interazione IRL (In Real Life, nella vita reale) e le connessioni URL offrendo divertimento, espressioni multisensoriali legate al tema del gelato che soddisfano gli appetiti della nostra generazione» si parte dai 44 dollari in su. Se state sorridendo sotto i baffi come ho fatto io devo dirvi che oggi Figure8, l’azienda produttrice fondata dalle due millennial Maryellis Bunn e Manish Vora, vale 200 milioni di dollari e tra i suoi visitatori più cool annovera Gwyneth Paltrow, Kim Kardashian e Beyoncé che hanno ripreso e condiviso il loro tempo speso qui con i figli sui loro profili Instagram. Ribattezzato anche il paradiso degli instagrammer il Museo del gelato conta 467mila follower. Per fare un paragone, visto che Maryellis Bunn prima di questa esperienza era responsabile dell’innovazione innovazione per Time Inc., il «New York Times» ne conta 14 milioni, il «Tages Anzeiger» 30mila, la «NZZ» 82mila.
Di come Instagram sia anche altro, quali potenzialità ha per i media e di come tra i giovani sotto i 30 anni sia il social più utilizzato ne parleremo sempre qui tra due settimane. Vi aspetto.