Il primo giorno del Nuovo Decennio ha visto il vostro altropologo di fiducia impegnato in un giro di telefonate benauguranti, quest’anno di proposito mirate a persone care che non sentiva da tempo perché nella vita ahimè ci sono meno giornate che affetti e buona volontà. Fra queste una Signora ultraottantenne che vive sola in uno dei paesi più alti del bellunese, ultima e più in quota di altrettanto ultimissimi abitanti appesi in corda doppia alle pendici della Marmolada. Tutto bene tutto a posto e che bello sentirti dopo tanto tempo. Solo che… non fosse che. Insomma, raccontava accorata l’amica, il suo pollaio, da sempre obiettivo della Volpe, poco prima di Natale ha avuto la visitazione (uso questo termine ecclesiastico perché la vicenda ha avuto infatti un certo carattere ehm… liturgico) di quel nuovo protagonista di quella che da queste parti è ormai nota come «la guerra dei pollai» che è lo Sciacallo Dorato.
Il Canis Aureus – noto anche come Sciacallo Europeo – è l’ultimo arrivato di una serie di specie aliene che per mare, per terra, per aria (e per la miseria! – come glossava l’altra sera un amico al Bar degli Alpini) stanno colonizzando la penisola a Sud delle Alpi. Più piccolo di un lupo e più grande di una volpe, l’animale dalla magnifica livrea sta risalendo la penisola balcanica dalle montagne di Burgas, sopra il Mar Nero in Bulgaria e nella Penisola di Zadar, in Croazia. Da qui si sono probabilmente mossi gli individui che, a partire dalla fine del secolo scorso, hanno cominciato a spingersi verso Nord e verso Ovest. Nel 1994 un gruppo con cuccioli fu segnalato in provincia di Belluno. Superato dunque il confine con l’ex-Jugoslavia, quei grandi camminatori che sono gli sciacalli sono stati segnalati nelle valli di Mirandola, in provincia di Modena, segno che il loro areale di espansione verso Sud si sta espandendo. È stato detto che l’ingresso in Italia dello Sciacallo Dorato sia uno degli effetti collaterali dell’espansione del lupo, che dalle parti dell’Altropologo sta diventando un problema. La catena delle cause è quella ormai nota ma che val la pena ricordare nella sua spietata consequenzialità: fattori di origine antropica che vanno dal riscaldamento globale con la conseguente crescita delle temperature e gli inverni meno rigidi che limitano la selezione naturale hanno fatto aumentare a dismisura la popolazione degli ungulati minuti (caprioli in primis). La sopravvivenza di individui deboli ed anziani facilita il lavoro di caccia del lupo, mentre la drastica diminuzione del numero dei cacciatori viene ad aggiungersi al numero dei fattori che rendono disponibile il cibo per chi, come lo Sciacallo Dorato, si nutre in maniera parassitica degli avanzi dei pasti del suo parente maggiore.
Non così lo Sciacallo che ha devastato il pollaio della mia amica Lina. Se la volpe – o così lamentava lei – si limitava a sgozzare la gallina che le serviva per pasto, questo ha fatto un massacro di tutto quello che poteva ammazzare – dimostrando così (morale della storia) primo: di avere poco rispetto per chi alleva le galline (e che per consolidato patto è sempre stato pronto – o forse rassegnato – a pagare il tributo purché il prelievo si mantenesse entro termini civili) e, in secondo luogo, di essere un animale poco intelligente perché così facendo estingue una volta per tutte una fonte di cibo rinnovabile. Così l’amica Lina, che però non sapeva che lei – ultima arrivata di una lunga storia – forniva un ritratto del Nostro da secoli immemorabili consacrato dalla narrativa folclorica di tutto il mondo.
Lo Sciacallo è noto nella letteratura antropologica che studia i rapporti fra Uomo ed Animale, come il Trickster, termine di difficile traduzione che sta da qualche parte fra burlone, buffone, gabbamondo, ingannatore e stupidotto. Personaggio mobile, duttile e contraddittorio il Trickster del folclore è una sorta di Bertoldo a quattro zampe: sciocco eppure astutissimo, insolente quanto servile, scaltro tanto quanto goffo e credulone. Comunque imprevedibile. Il personaggio di Willy Coyote, ovvero Vil Coyote, in qualche modo riprende ed elabora su temi che hanno occupato l’umanità intenta a cogliere nel comportamento animale caratteristiche morali specifiche ed esclusive per ciascuna specie. Osservate «in purezza» ed inserite in sequenze narrative delle quali è ricca ciascuna tradizione culturale, tali attributi sono buoni per pensare a quel coacervo peraltro inestricabile e contraddittorio che è il comportamento umano. Dai parenti serpenti ai cinici sciacalli fino a Re Leoni, l’Arca di Noè è una vetrina di (s)virtù.