A volte i ragazzini di oggi mi fanno tenerezza e nonostante girino con dei super telefoni e tablet di ultima generazione mentre io alla loro età mi divertivo a leggere Topolino non provo nemmeno un po’ di invidia per loro.
Per me era bellissimo quando a dieci anni potevo andare in scuderia in bici e restarci fino a tardi. I patti non erano sempre quelli, a volte sarei dovuta rientrare prima, ma la mamma era super indaffarata e non aveva sempre tempo di corrermi dietro e a me bastava qualche monetina e una telefonata dalla cabina del telefono per tranquillizzarla e dirle che tardavo di qualche minuto. Il sapore della libertà e dell’indipendenza, anche solo per pochi attimi, a quell’età è magico. Così come mi ricordo i tempi al liceo, le prime marinate a scuola e i sotterfugi per non farci scoprire dai genitori. Oggi tutto questo per i ragazzi è impossibile, le scuole sono sempre più attrezzate, voti, giustificazioni, assenze vengono tracciate online sul profilo dello studente. È un po’ come se i giovani di oggi dovessero pagare un pegno, fare penitenza per tutte le comodità e i vantaggi tecnologici dei quali oggi possono usufruire ma che si rivelano lame a doppio taglio.
Se da un lato, infatti, aprono loro mondi insospettabili regalando opportunità invidiabili, inimmaginabili per noi, quelli della generazione del walkman con le cuffiette di spugna, dall’altro li rendono anche ipercontrollabili e rintracciabili. Quasi come se avessero un guinzaglio invisibile che li tiene legati tutto il giorno ai genitori che con una grossa lente alla Sherlock Holmes li supervisionano nei loro spostamenti. Certo non è sempre facile rimanere tranquilli, di cose brutte ne accadono e i genitori giustamente si preoccupano, ma qualche volta la facilità e la velocità dell’uso della tecnologia tende ad amplificare drasticamente le loro ansie trasformandoli in controllori onnipresenti e invadenti al limite del sopportabile e del lecito.
Una mamma intervistata dal «Tages Anzeiger» ha ammesso di usare regolarmente la funzione di geolocalizzazione di Apple per rintracciare costantemente sua figlia tramite il cellulare, mentre un padre disattiva regolarmente gli iPhone dei suoi due figli quando sono a scuola mettendoli in modalità aereo a loro insaputa. «Loro credono che a scuola non ci sia campo», spiega orgoglioso del suo controllo a distanza. Ralf Kiene, papà tedesco, ha addirittura inventato una funzione GPS chiamata, non a caso, iNanny per seguire sempre i suoi due figli. Che l’utilizzo e la sorveglianza dei propri figli tramite le app sia ampiamente diffuso in Svizzera e nel resto del mondo lo confermano anche gli esperti, ma mettono altresì in guardia dalle controindicazioni che ne conseguono. I genitori si giustificano dicendo che sono preoccupati per i loro figli. Ma anche i bambini e i ragazzi hanno diritto alla loro sfera privata dicono gli psicologi, così come è scritto nella convenzioni ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Hanspeter Thür responsabile della protezione dati della Confederazione fino al 2015 lo dice chiaramente: «un generico bisogno di sicurezza dal punto di vista della protezione dei dati non giustifica una sorveglianza permanente e costante dei propri figli». E se da un punto di vista giuridico il comportamento è criticabile, per Laurent Sédano, esperto di media di Pro Juventute lo è anche da un punto di vista educativo: «i genitori a volte perdono la misura e i bambini devono imparare a valutare i rischi, una possibilità che gli viene tolta se li si controlla continuamente a distanza».
Se poi consapevoli di tutte le controindicazioni e gli effetti collaterali come genitori non potete farne proprio a meno allora, dicono gli esperti, dovreste almeno agire allo scoperto, in trasparenza per non ledere il rapporto di fiducia con i vostri figli. Tenendo poi presente una cosa: sono nativi digitali e prima o poi, mossi dallo spirito di sopravvivenza e dalla voglia di privacy, troveranno il modo di neutralizzare o scavalcare i vostri controlli.