Anne Hidalgo, la luce in fondo al tunnel?

/ 25.01.2021
di Paola Peduzzi

Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, è sempre meno vaga: alla candidatura alle presidenziali francesi del 2022 fa riferimento più spesso, non tanto parlando di sé, ma parlando male degli altri. In particolare di Emmanuel Macron, il presidente, che nel 2017 svuotò la sinistra con il suo progetto centrista e che poi virò un pochino più a destra (a destrissima, secondo la sindaca di Parigi). Ora Hidalgo vuole riprendersi il maltolto, riempiendo di progetti, idee e leadership quel fronte rimasto sguarnito, non soltanto a causa del Macronismo, ma anche per il partito più a sinistra, quello di Jean-Luc Mélenchon, che da tempo sogna di essere l’aggregatore delle varie anime e non vuole dare spazio al Partito socialista. Il segnale più evidente delle ambizioni di Hidalgo è il lancio di «Ideés en Commune», il centro di aggregazione di persone e spunti che comunemente chiamiamo «piattaforma» ma che è il trampolino di lancio di una candidatura un po’ voluta e un po’ temuta, anche a sinistra.

Hidalgo, sessant’anni di eleganza e fierezza, nata in Andalusia e naturalizzata francese, è sindaca di Parigi dal 2014 ed è riuscita a creare in città quella riunificazione di diverse anime della sinistra francese che altrove – e a livello nazionale – non è mai riuscita. Soprattutto Hidalgo è riuscita a restituire un’anima progressista ed ecologista a un Partito socialista che dell’Eliseo non ha ricordi recenti particolarmente promettenti. Lionel Jospin fu buttato fuori dal secondo turno nel 2002, quando la Francia sperimentò il suo primo spavento nazionalista con Jean-Marie Le Pen al ballottaggio (vinse Jacques Chirac). François Hollande, diventato presidente nel 2012 con grandi aspettative, è durato un solo mandato; è tuttora impopolare e un po’ troppo calcolatore per chi sogna una candidatura a sinistra genuina e spontanea (vasto programma). Nel 2017 ci fu poi lo strazio di Benoît Hamon, che prese soltanto il 6 per cento alle presidenziali e sancì il collasso del Partito socialista, il quale da allora ha fatto fatica a trovare una nuova forma e un nuovo leader.

Come in altre parti d’Europa, in particolare in Germania, l’elettorato di sinistra si è spostato più sui Verdi, invertendo il processo che volevano i socialisti, cioè quello di essere loro a inglobare la questione ecologista.
In questa mestizia, dicono a Parigi, hai presente la luce in fondo al tunnel? Ecco, Anne Hidalgo è questo, la speranza del riscatto. È una donna molto tenace, amata e odiata proprio per la sua determinazione. Anche se non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, è diventata molto critica nei confronti del Governo. Soprattutto ha affermato che la Francia merita un’alternativa allo scontro tra Macron e la leader del Rassemblement national, Marine Le Pen. Questo sbilanciamento a destra è lo spettro che aleggia sul Paese e nemmeno il decisionismo liberale di Macron è riuscito a dissiparlo. Anne Hidalgo vuole che ci sia un terzo incomodo e questo non può essere che un partito di sinistra che sia abbastanza coeso nelle sue diverse ispirazioni da formare un’alternativa convincente. Intanto utilizza la pandemia, in particolare la campagna di vaccinazione, per fare una distinzione netta tra l’efficienza di Parigi e l’inefficienza generale del piano governativo.

In un’intervista che è stata riproposta moltissimo in Francia come la prova della sua candidatura imminente, Hidalgo ha detto: «Con queste carenze, la Francia non sarebbe riuscita a organizzare nemmeno lo sbarco in Normandia». Il commento ha suscitato molte polemiche, sintetizzabili in: «Ma chi si crede di essere?», cui la sindaca di Parigi ha risposto mostrando quanti centri sono stati aperti nella capitale per somministrare i vaccini e insistendo sui numeri migliori rispetto al resto del Paese (la Francia comunque ha iniziato a rilento rispetto alla media europea).

In realtà le pressioni su Hidalgo non arrivano soltanto dai cosiddetti nemici naturali, come sono i macroniani e le destre, ma anche dagli amici ecologisti. Alla fine dell’anno scorso ci fu uno scontro scatenato dalla stessa sindaca di Parigi che aveva chiesto ai Verdi, durante i giorni sconvolgenti della decapitazione per strada del professore di storia e geografia Samuel Paty, di spiegare bene quali fossero i loro valori e i loro rapporti con la Repubblica. Li considerava troppo cauti nell’affrontare una questione così profonda. Dopo le baruffe si era trovata una tregua, caldeggiata dal Partito socialista stesso che corteggia gli «Ecolò» da tempo, soprattutto dopo «l’onda verde» che si è creata alle elezioni amministrative dello scorso anno. Ma il punto politico resta irrisolto: i Verdi fumano di rabbia quando vedono titoli in cui Hidalgo è chiamata «la più ecologista dei sindaci di Francia».

Un sistema avanzato di piste ciclabili, come quello attivato da Hidalgo a Parigi, è sufficiente per lasciare alla signora lo scettro green e quindi la possibilità di organizzare una riunificazione a sinistra? Buona parte dei Verdi pensa di no e fuori da Parigi lo pensano anche molti altri.