Il Torinese in palestra. Per un vero torinese, qualsiasi attività, soprattutto se presenta dei lati piacevoli, per acquisire dignità e diritto di cittadinanza, deve avere il carattere di un lavoro. La palestra perciò è vista, nell’immaginario torinese, come un’officina: uno che sta facendo ginnastica «lavora», si dice che quel certo esercizio fa bene perché «fa lavorare» il muscolo. L’istruttore in palestra è una figura corrispondente al capo squadra in officina che fornisce la tabella di produzione e nel passaggio successivo diventa il cronometrista addetto alla rilevazione dei tempi e dei metodi per calcolare la quota del cottimo nella retribuzione. Di conseguenza se l’istruttore si avvicina all’attrezzo, il ginnasta torinese rallenta il ritmo e simula un grande sforzo perché se sollevasse i pesi con eccessiva disinvoltura e con troppa frequenza, gli verrebbe aumentato il carico, altrimenti il muscolo non «lavorerebbe» abbastanza.
Infine, proprio come in officina, in palestra c’è la sotterranea e spietata guerra dell’armadietto; quando un nuovo arrivato usurpa, senza rendersene conto, un armadietto che è appannaggio di uno dei vecchi frequentatori che se lo è conquistato dopo una dura lotta e progressivi avvicinamenti, è tutta una gara di occhiate torve, dispetti, frasi sibilline, finché il neofita intuisce che qualcosa non va nel suo comportamento e fa retromarcia verso un armadietto periferico, non concupito da nessuno. L’armadietto ha un’importanza centrale poiché il torinese arriva in palestra con una sacca un filino più capiente di un armadio quattro stagioni, con tutto un campionario di abbigliamento, una dotazione completa di saponi, creme, shampoo, asciugamani, barattoli di vitamine, di integratori, generi di prima necessità, quanto basta per reggere un mese di assedio.
Il torinese non ammetterà mai, neanche sotto tortura, che ha deciso di abbonarsi alla palestra per migliorare il proprio aspetto fisico e nei lunghi colloqui iniziali con l’istruttore gli porrà svariati quesiti medici: è vero che fare ginnastica fa bene alla circolazione, ai mali di schiena, all’apparato respiratorio? Ci sarà solo in ultimo un accenno alle vere ragioni: «Pensi che una mia amica, che sciocca!, si è decisa ad andare in palestra allo scopo di snellire il giro di vita e il polpaccio, per rassodare il seno e dimagrire». L’istruttore, che conosce i suoi polli, rassicura il suo interlocutore che sì, effettivamente, la ginnastica fa bene anche sotto quel profilo. Per realizzare in breve tempo questo set completo di miracoli, coloro che, dopo lunghi tentennamenti, decidono di iscriversi alla palestra, sono disposti a sacrificare un’ora alla settimana, al massimo due.
Per quanto riguarda l’abbigliamento gli uomini vanno sul classico: tuta blu o grigia, rigorosamente di tre misure più abbondante affinché cada come un peplo sulla pancetta e sul mappamondo delle chiappe. Il metodo più sicuro per far lavorare gli uomini agli attrezzi più faticosi consiste nell’introdurre in palestra un’indossatrice che faccia ginnastica in un angolo, per conto suo e i maschietti tutti lì attorno a far guizzare il muscolo unto di olio. Per praticare con successo la professione di istruttore è necessario possedere una buona dose di sadismo. Sei alle prime sedute dopo aver preso la decisione di iscriverti perché ti mancava il fiato anche per allacciarti le scarpe.
Cosa fa l’istruttore per farti sentire un verme? Fa in modo che tu sia preceduto all’attrezzo da un bestione largo due metri e campione di body building, così, quando tocca te, dovrai sfilare decine di anelli di ferro prima di riuscire a sollevare le sbarre. Per le signore l’abbigliamento varia a seconda del tipo di ginnastica praticato ma deve essere sempre coloratissimo e rigorosamente importato dagli Stati Uniti, dai quali arrivano anche le ultime mode in fatto di ginnastica; queste ultime sono detestate dalle signore perché solo le giovanissime possono permettersi di praticarle senza rischiare strappi muscolari. Le madame hanno in compenso la licenza per esercitare lo sport della caccia all’istruttore il quale, come il maestro di sci e l’ufficiale sulle navi da crociera, per contratto non può sottrarsi alle brame delle tardone.
La palestra è anche un club dove si intrecciano amori, relazioni extraconiugali, tradimenti, amicizie, pettegolezzi e maldicenze sugli assenti. Nella sauna maschile i signori stravaccati sulle panche di legno e intenti a sudare si raccontano barzellette scollacciate e politicamente scorrette mentre si passano di mano in mano una bottiglia. Tè freddo? Il frullato dietetico venduto a prezzi folli dal bar della palestra? Nossignori, Dolcetto di Dogliani o Chardonnay di Costigliole, quest’ultimo freddo al punto giusto. Come al gioco delle bocce o durante l’intervallo per il pranzo. Riconosciamolo: chi lavora con un impegno così grande è giusto che si prenda le sue meritate ricompense.