«Andrà tutto bene» era il mantra scritto su muri e lenzuola che rimbalzava dai media ai social nei primi mesi del Grande Contagio. Si assisteva allora ad una gara di creatività nell’ironizzare su virus e pipistrelli, si improvvisavano concertini dai balconi (fra tutti quello di una cittadina tedesca che manda agli Italiani in testa alla classifica del contagio un coro di Bella Ciao cantata dalle finestre), si postano video che irridono al lockdown (a quando una compilation del fior fiore da Oscar?) mentre ci si inventano cani-robot per poter uscire di casa in missione umanitaria – per così dire (sì, nel Bel Paese è successo anche questo). Insomma, un’esplosione di buon umore ed artistico fai-da-te alla faccia alla crisi accompagnata da una grande fiducia nel Vaccino (si seguiva la gara fra i colossi farmaceutici come fosse una gara fra Bartali e Coppi) che aveva fatto meravigliare Antropologi (sic: l’Altropologo prendeva sì appunti ma non si entusiasmava) e altri Scienziati sociali sulla resilienza (il termine sarebbe a breve diventato virale a proposito e meno) della cultura popolare, sulla disciplina delle masse urbane e tutti gli addentellati che accompagnarono quei mesi memorabili. Ricordate i panegirici sulla «Natura che si riprende i suoi spazi», gli inviti di psicologi ed esperti a «riscoprire» i legami famigliari nell’intimità della Tombola e del Monopoli? Fecero poi il resto i sussidi statali per i redditi più colpiti: sembrava bastasse alzare la mano e dire «olà, ci sono anch’io!» (o forse mugugnare un po’) che arrivava un pacco dono o uno sgravio fiscale.
Poi, alla Grande Ripartenza, una raffica di agevolazioni nella forma di «rottamazioni». Concetto tutto Cisalpino (incomprensibile peraltro ai colleghi corrispondenti del Vostro che scrive, i brexiti d’Oltremanica che, dopo aver incassato un rigore di troppo si trovano adesso ad avere i reparti di cavoli ed insalate nei supermercati vuoti e fanno dunque sempre più fatica a capire la magia della «rottamazione». Che consiste nel geniale escamotage di trasferire una strategia inventata per mandare – finalmente, deo gratias – in pensione alcuni preistorici protagonisti della vita politica italiana creduti sempiterni/immortali (fate voi) in cambio dell’ennesima prebenda, presidenza o consulenza che potesse attirarli fuori dal Palazzo per poi – zac! – blindargli la porta alle spalle e lasciarli finalmente fuori. La Cosa costa e bisogna saperla applicare, ma è molto efficace. Trasferita nell’ambito dei consumi, la Rottamazione consiste – ad esempio – nel presentarsi alla Concessionaria Porsche con un catorcio di Cinquecento e scambiarla con un bolide di ultima generazione. Costo: un pugno di dollari, che il resto ce lo mette il Governo. Funziona che è una meraviglia, per ora. Come facciano (loro) non lo sa nessuno. Noi, mi dicono, si fa così: si va in Concessionaria e fanno tutto – o quasi – loro. Online, dicono. Urca. Certo Mamma Europa da una mano e potremo prenderci anche l’altra, se faremo i bravi. Dicono. Ma, come continuava a rognare l’altra sera un vecchio irriducibile veterano Alpino nella Sede periferica quassù nelle montagne dove si abbevera ogni sera il vostro Altropologo preferito: «Hanno rubato tanto che ogni tanto non sanno più dove metterli e allora qualcosa scappa fuori dalle tasche».
Sarà, ma intanto anche in quello zibaldone incomprensible ai comuni mortali che era (parrebbe milioni di anni fa) la matassa infernale della politica italiana sembra essere scoppiata la pace. Una Pax Viralis – sia il caso di dire: «Prego, prego caro Collega: ecco la Campanella ed ecco lo Scranno da Primo Ministro». Also sprach il Conte al Drago un attimo prima di essere incenerito. Questo dopo essersela cavata tutto sommato niente male (e chi lo avrebbe mai detto?) nella prima fase del Morbo. Nella quale ha manovrato un Paese improvvisamente addomesticato – parte dalla Paura e parte dalla Novità (poiché di qua dalle Alpi siamo disposti ad assaggiare di tutto) – e pronto a fare il bravo fuori dal peggio prossimo venturo. E così tutti assieme appassionatamente sul carro. Ma – attenzione voi maliziosi d’Oltralpe sempre pronti a pensar male del lontano vicino: qui non si tratta del solito italico opportunismo che induce a saltare sul carro del vincitore. No. Non è così: senonaltro perché Carri alternativi proprio non ce ne sono: tutti rottamati ed in attesa di rimpiazzi che tardano a venire.
Sì, certo: si sgomita per stare al finestrino e c’è chi rifiuta di indossare la mascherina. Sui sedili di fondo fra i giovani fioriscono amori più o meno leciti, ma intanto il Carro va. Pian piano, lemme lemme e senza fretta. Ma va. Dietro può comunque tenere il passo anche La Sora Caciarona con il suo seguito oggi Primo Partito nella lotteria dei sondaggi. A piedi l’hanno lasciata. Ma non è questione di maschilismo stavolta. Ma per mantenere una fiction di Maggioranza e Opposizione, come si conviene in Democrazia. Avrà i suoi dividendi e tanti «grazie».
Intanto tiene contenti i duri e puri che non fanno ala plaudente al Carro che incede, solenne.
Andrà tutto bene? Un bilancio
/ 09.08.2021
di Cesare Poppi
di Cesare Poppi