Anche l’inflazione è un fenomeno complicato

/ 08.11.2021
di Angelo Rossi

Con il termine inflazione gli economisti definiscono il fenomeno di aumento dei prezzi. Un aumento dei prezzi è sempre inflazionistico. Tuttavia ci sono aumenti che preoccupano e aumenti che possono essere trascurati. L’inflazione diventa preoccupante, nell’esperienza del nostro Paese, quando il tasso annuale di aumento dei prezzi supera il 4% e si mantiene sopra questo livello per diversi trimestri. Se il tasso di aumento dei prezzi è invece inferiore all’1%, come è il caso da noi oramai da diversi anni, possiamo dire che nell’apprezzamento della congiuntura l’inflazione può essere trascurata.

In relazione all’aumento dei prezzi sono in generale due i problemi di cui ci si occupa nei commenti economici. In primo luogo naturalmente del ritmo con il quale i prezzi sono aumentati sin qui, in particolare negli ultimi mesi. Se, per misurare l’inflazione, prendiamo l’indice dei prezzi al consumo ci accorgiamo che la sua variazione annuale, dopo aver toccato un minimo, vicino al –1,5%, nell’aprile dell’anno scorso, ha continuato ad aumentare raggiungendo, nel mese di settembre di quest’anno, lo 0,9%. A far crescere il livello dei prezzi è soprattutto il prezzo del petrolio (aumento annuale superiore al 20%). Siccome questa componente dell’indice dei prezzi al consumo è piuttosto fluttuante, da quasi 50 anni l’Ufficio federale di statistica calcola anche un indice dei prezzi senza il prezzo del petrolio. Di conseguenza esistono da noi due tassi annuali di variazione dei prezzi: quello dell’indice dei prezzi globale e quello dell’indice dei prezzi senza il prezzo del petrolio. In settembre la variazione annuale di questo secondo indice è stata pari allo 0,5%. Siccome la Svizzera è una piccola nazione quasi priva di materie prime, nel valutare l’inflazione da noi gioca un ruolo particolare un terzo indice, ossia quello dei prezzi dei beni importati. In settembre lo stesso ha raggiunto la quota del 2%, che è più vicina ai valori dell’inflazione nei paesi confinanti dai quali, è bene ricordarlo, continua a provenire una quota importante delle nostre importazioni.

Concludendo questa carrellata sui valori dell’inflazione e sulla sua evoluzione più recente crediamo di poter affermare che se da un lato il tasso di aumento dei prezzi, per il momento, non è preoccupante, nel giro di meno di un anno e mezzo, questo tasso è però cresciuto di quasi 2 punti e mezzo (dal –1,5% allo 0,9% ) il che indica che esiste una pressione al rialzo dovuta in modo particolare all’aumento dei costi dell’energia e dei trasporti.

Il secondo problema è quello delle previsioni. Come evolverà il livello dei prezzi nei prossimi 12 mesi? Se il rincaro sperimentato negli ultimi 18 mesi dovesse continuare è chiaro che, a fine 2022, il tasso annuale di inflazione, misurato dalla variazione dell’indice dei prezzi al consumo, potrebbe superare, come nei paesi vicini, il 3%. Ora, nessuno degli istituti di previsione svizzeri avanza per il momento una previsione del genere. Il gruppo di esperti della Confederazione per le previsioni congiunturali stimava, ad inizio settembre, che la variazione dell’indice dei prezzi al consumo, l’anno prossimo, sarà pari allo 0,8%. La BNS, sempre in settembre, indica in 0,5% il rincaro dell’indice dei prezzi al consumo per il prossimo anno. Ci si attende insomma che il surriscaldamento del 2021, dovuto a fattori che sono considerati passeggeri, scompaia nel 2022.

A questo punto diventa importante poter accertare in che misura queste attese sono condivise da esperti e agenti dell’economia. Il rapporto di settembre della Banca nazionale svizzera offre qualche lume in proposito. Cominciamo con gli esperti. Stando ai risultati dell’inchiesta mensile del Credito svizzero tra gli esperti del mercato finanziario, la quota di coloro che pensano che il tasso di inflazione prossimamente calerà è salita in agosto al 20%. Quella di coloro che reputano che l’inflazione aumenterà è scesa al 40%. In questo gruppo, l’incertezza quanto alle prospettive dell’inflazione, è misurata solo dal fatto che il restante 40% degli esperti non si pronunciano. È questo un atteggiamento abbastanza comune tra gli esperti quando la situazione sta cambiando. Il parere dei consumatori è invece chiaro: quasi il 70% prevede un aumento dei prezzi superiore all’1% nel prossimo anno. Anche gli imprenditori sono pessimisti: per il 2022 essi si attendono addirittura un rincaro dell’1,5%.