Anche la guerra è contagiosa

/ 27.06.2022
di Luciana Caglio

Una nuova sconfitta per gli ottimisti. Quel «dopo saremo migliori», preconizzato in buona fede, durante la pandemia, si è rivelato illusorio. Persino controproducente. Rientrato l’allarme Covid, abolite forse frettolosamente le precauzioni sanitarie, la voglia di andare, riunirsi, applaudire, divertirsi è all’ordine del giorno. Tanto da ricreare i disagi dell’overtourism. Una reazione del resto attesa dagli operatori del settore. Come spiega Davide Nettuno, responsabile dell’agenzia Hotelplan di Lugano: «È esplosa la pentola a vapore compresso della rinunce forzate». Da qui il rischio di possibili eccessi: segnali, in parte positivi, che tuttavia riconfermano quanto sia difficile ricavare una lezione dagli eventi.

Non ci riesce neppure la guerra, da cui siamo soltanto marginalmente toccati. Certo, ci mancherebbe, non può lasciare indifferenti quanto avviene su un fronte bellico, neppure lontano. Ne siamo testimoni puntualmente informati, grazie all’impegno professionale dei reporter in loco. Sui nostri teleschermi sfilano le immagini di atrocità, distruzioni, sofferenze che raccontano un mondo che sembra inverosimile. Invece esiste da quattro mesi, e ci abbiamo fatto l’abitudine. Come succede all’indomani di ogni catastrofe, si attivano forme d’aiuto di vario tipo. Collette, innanzi tutto, per ricostruire case spazzate via dall’urgano o dal terremoto. Ma, questa volta, la raccolta di fondi non basta. Si tratta di accogliere profughi, nei cui confronti si verifica un’immancabile inversione di atteggiamento. Gli ucraini non sono soltanto vittime, persino eroi, bensì persone, a volte esigenti, che chiedono sostegno materiale e comprensione. Mettendo alla prova la nostra solidarietà.

Mentre la guerra continua, e forse durerà a lungo, crescono i malumori provocati da effetti collaterali preoccupanti. Il prezzo della benzina e del carburante salgono, intaccando un benessere che sembrava acquisito per sempre, fiore all’occhiello dell’elvetismo. Per salvarlo si batte cassa a Berna e a Bellinzona. Tempi duri per i politici, più che mai sotto tiro. Sulla «Weltwoche», settimanale d’opposizione dI destra, Cassis viene definito «il politico più pericoloso della Svizzera». Paradossalmente, anche il Meeting dei Grandi a Lugano, è diventato, nella realtà locale, un’occasione litigiosa: i cittadini protestano per via delle limitazioni del traffico e l’eventuale chiusura di bar e negozi e deplorano una perdita di libertà, illegittima in democrazia.

In proposito tornano attuali le considerazioni dell’ex consigliere federale Kaspar Villiger, pubblicate sulla NZZ nel novembre 2021 con un titolo fulminante: «Di quanta illibertà ha bisogno la libertà?». Vi spiegava, alludendo alle proteste provocate dal lockdown, come la libertà debba rispettare regole e adeguamenti a situazioni d’emergenza. Altrimenti è il caos dove farsi i comodi propri a danno degli altri.

Intanto dal contagio Covid si è passati al contagio della guerra, che si manifesta in forme persino spettacolari, sfruttate dai canali televisivi italiani, seguitissimi in Ticino. È una sorta di «to’ chi si rivede». Si ritrovano, in prima fila, autorevoli ex, filosofi, storici, artisti marxisti viscerali, fantasmi della Guerra fredda, sempre fedeli all’antiamericanismo, padre di tutti i mali. L’estremismo fanatico non risparmia neppure i giovani e, spiace osservarlo, neppure le donne, tipo Marine Le Pen e Giorgia Meloni. Paragonabili ai «no vax», che contestavano la scienza ufficiale, ecco i negazionisti della storia ufficiale, secondo i quali la Seconda guerra mondiale fu scatenata dalla Gran Bretagna.

A completare il quadro di una stagione all’insegna della conflittualità, arriva la notizia di crescenti contrasti fra i due Papi. Magari è una fake news. Altrimenti, confermerebbe che il contagio da guerra è grave. Ha colpito i più alti simboli della pace.