Abbiamo, ormai, alle spalle un intero anno di rinunce, subite fra comprensibili malumori, e sfociate in ribellioni nei confronti di chi le ha imposte, dall’alto di un’autorità cresciuta ad autoritarismo. Di questa deriva i politici, Alain Berset in testa, stanno pagando il prezzo, in termini di crescente impopolarità. Con ciò, proprio la chiusura dei luoghi destinati allo svago, culturale, sportivo, turistico che fosse, ha favorito l’apertura di altri spazi, interamente a nostra disposizione: una sorta di paradossale vantaggio, insomma. Ci si è trovati immersi in un tempo vuoto, tutto da riempire, recuperando le manchevolezze, sin qui attribuite a un ritmo di vita che non concedeva tregue. Effettivamente, tra lavoro, acquisti, spettacoli, partite di calcio e hockey, weekend al mare, cene con gli amici, le 24 ore della giornata non riuscivano a garantire momenti di solitaria libertà, da spendere per proprio conto. Sia per coltivare un estro creativo, sia per colmare una lacuna linguistica, sia per leggere finalmente i classici, sia per migliorare la condizione fisica o, più prosaicamente, per far ordine negli armadi o in soffitta, selezionando l’utile dal superfluo.
In altre parole, questa porzione di tempo supplementare, che ci è stato involontariamente restituito, offre opportunità che, a loro volta, comportano doveri. E c’è da chiedersi se ne abbiamo approfittato. O, invece, si tratta di occasioni perse. A partire da quella, in apparenza la più banale, del far ordine: che, lo confesso, mi tocca da vicino.
Per questione di età, di eredità familiare, di abitazione spaziosa, mi sono abituata a convivere con una moltitudine di oggetti, libri in primis, ritagli di giornale, cartoline, penne, matite, e, non da ultimo, orsetti, avvertendone l’eccesso, persino il rischio kitsch. Tanto da indurmi, appunto durante la pandemia, a un ragionevole sfoltimento. Mai portato a termine, trovandomi infinite giustificazioni psicologiche e culturali. Guarda caso, giorni fa, sulla «Neue Zürcher Zeitung», Alain Claude Sulzer, scrittore e attento e divertito osservatore del costume, raccontava piaceri e sofferenze dell’accumulatore, succube di una mania che, magari, si riscatta, diventando collezionismo. Dove, per forza di cose, il disordine si allea all’ordine. Certo, a prima vista, come osservava Luciano De Crescenzo, in un delizioso saggio pubblicato nel 2003, «il disordine è simpatico e l’ordine antipatico». Attenti, però, a non cadere nel tranello «genio e sregolatezza»: spesso manca il primo e rimane soltanto il secondo.
Ma, per nostra fortuna, il nuovo tempo libero, regalo Covid, si presta anche a ben altri obiettivi. Sollecita, come detto, la lettura e soprattutto la scrittura. Il libro, fresco di stampa, rappresenta un biglietto da visita immancabile per i frequentatori dei dibattiti televisivi italiani, esibito da professionisti affermati, quali Gianrico Carofiglio o Paolo Mieli, ma pure da nuovi arrivati, come Rocco Casalino, già portavoce del premier Conte e già ospite del Grande Fratello. Per carità, il talento letterario può sempre riservare sorprese. E di sicuro l’isolamento di queste giornate, dilatate dalla sedentarietà, rappresenta una risorsa, utile almeno per se stessi. Quando, però, ci si rivolge agli altri, devono intervenire impegno e perseveranza. Alla faccia della cosiddetta ispirazione, bisogna tener duro, come chiede lo studio di una lingua, in particolare l’inglese che, personalmente, rincorro da decenni senza mai raggiungerlo. Ma c’è corsa e corsa, non ultima quella fisica, praticata dai cultori dello jogging, che va per la maggiore. Strade, viali, lungolago sono invasi da giovani, e meno giovani, che di necessità fanno virtù. Bar e discoteche in lockdown e parchi e prati disponibili: come dire, un’occasione non persa.