Anche i singles hanno la loro «giornata»

/ 19.11.2018
di Luciana Caglio

Ormai c’è posto per tutti e per tutto sul calendario, dove spesso i giorni normali sono, in pari tempo, giornate speciali, dedicate ai più svariati obiettivi. A prima vista, può sembrare un’altra conquista democratica e laica a nostro pieno vantaggio. Quello che era un privilegio, riservato ai santi e ai grandi personaggi, i cui nomi e le cui gesta avevano meritato una data fissa a futura memoria, adesso si presenta come una nuova occasione aperta alla collettività che, giustamente, ha voglia di esprimersi e farsi sentire. E ne approfitta, a proprio uso e pericolo. Infatti, continua a crescere la moltitudine di persone, associazioni, movimenti, gruppi, enti pubblici e privati, che aspirano ad appropriarsi di una giornata da destinare alla propria causa. Ciò che, ovviamente, si sta scontrando con una circostanza ineluttabile: i giorni dell’anno rimangono, per forza di cose, 365. E così ci si trova alle prese , anche in una sfera un po’ astratta o virtuale, con gli effetti del sovraffollamento, paragonabili a quelli che, in forma concreta, incombono sul turismo e sul traffico stradale. Insomma, è il prezzo da pagare quando il molto diventa il troppo, provocando, in questo caso, confusione, sovrapposizioni, malintesi sulla scala dei valori, infine assurdità controproducenti.

Preso d’assalto, il calendario sta per scoppiare. Per riuscire a soddisfare una pletora di richieste esorbitanti, si ricorre a soluzioni di ripiego. Gli esempi si sprecano. Ecco che il 21 marzo, giorno già di per sé significativo come equinozio di primavera, si scorpora in quattro giornate tematiche: giornata delle discriminazioni razziali, giornata della pace interiore, giornata della poesia voluta dall’Unesco, giornata della sindrome di Down. Accumulati, questi obiettivi si cancellano a vicenda. Con il risultato involontario di restituire spazio al vecchio «San Benedetto la prima rondine sul tetto», come s’imparava, con una poesiola, alle mie elementari. Ma il caso delle coincidenze, che finiscono per annientarsi, è tutt’altro che isolato. Anzi rappresenta una tendenza che intacca la credibilità, la ragion d’essere, di celebrazioni, sopraffatte, sul piano quantitativo, dalla proliferazione. Peggio, ancora, su quello qualitativo, dalle motivazioni-barzelletta. E, per fortuna, sempre più ignorate dall’opinione pubblica giustamente indifferente alla giornata delle torte, della nutella, della pizza, della neve, del pane, degli Ufo, dell’orgasmo. Si piomba, infine, in un ridicolo che non diverte, neppure.

A lungo andare, quest’accozzaglia rischia d’intaccare il valore vero che, in partenza, aveva giustificato l’avvento delle ricorrenze, prima che diventassero moda. Dovevano segnare un punto stabile nel calendario e, soprattutto, nelle conoscenze storiche e nelle coscienze morali. In pratica, sono poche quelle che ancora meritano la nostra attenzione: il 27 gennaio, giornata della memoria, dedicata all’olocausto e ai genocidi del secolo scorso, l’8 marzo giornata della donna, sempre esposta a discriminazioni e violenze, il 1. dicembre, giornata dell’AIDS e poi le altre giornate, organizzate sul piano nazionale e dedicate alla ricerca sul cancro e malattie ancora da esplorare. 

Intanto, a dispetto dell’affollamento e della confusione, c’è sempre chi s’impegna per ottenere un posto in calendario per dare visibilità e ascolto a una causa, degna della considerazione pubblica. Per tornare al nostro titolo, si tratta dei singles che, anche in Svizzera, ce l’hanno fatta: l’11 novembre scorso, 11/11 insomma, si è celebrato il primo Singles’Day nazionale. Come, ma non siamo stati in molti, si è letto sui giornali d’oltre Gottardo. In realtà, questa giornata speciale, quasi ignorata, dovrebbe rappresentare le esigenze materiali e le aspirazioni sociali e morali di una folta collettività: il 35% della popolazione elvetica si compone di uomini e donne, che, per scelta o destino, vivono da sole. E, se la cavano. Come capita a me che, ormai single di ritorno, ho avuto modo di apprezzare i cambiamenti a favore di una condizione, un tempo, esposta a ironie e pregiudizi. Grazie anche alla definizione inglese: il single non è più la zitella rifiutata o lo scapolo mammone. È uno, o una, che con la solitudine ha imparato a convivere, attivando altre risorse. Non mi sembra che la nuova ricorrenza possa contribuire a risolvere problemi sfuggenti e irrimediabili.