Amore fluido

/ 14.03.2022
di Simona Ravizza

«Noi non ci innamoriamo di un maschio o di una femmina, ma della persona!». È una considerazione a cui noi genitori dei Gen Z, gli adolescenti di oggi nati a cavallo tra i due millenni, ci dobbiamo abituare. Perché nelle Parole dei figli è sempre più frequente il concetto di amore fluido in cui s’annulla la differenza di genere. Il discorso «chissenefrega se è un maschio o una femmina, quel che conta è altro» è relativo all’orientamento sessuale, e non va confuso con un’altra definizione ricorrente che qui non c’entra: quella di identità non binaria, che sta invece a identificare chi non vuole riconoscersi in uno dei due generi.

Della fluidità dei Gen Z io ho parlato a lungo con il mio amico psicoterapeuta Alberto Rossetti per sapere, in modo pragmatico, se ci troviamo di fronte a una generazione di adolescenti bisessuali (che nella loro vita di domani alterneranno relazioni una volta con uno e una volta con l’altro), piuttosto che a una di omosessuali. Quanto conta l’influenza dei fattori socioculturali e quanto la pura attrazione fisica? Nessun giudizio mai: semplicemente dai discorsi che sento fare agli adolescenti la possibilità di essere banalmente etero mi sembra quasi sparita dai radar dei loro pensieri. L’hanno sostituita con la parola fluidità. In queste considerazioni, lo ammetto, c’è tutta la fatica di noi adulti a capire linguaggi, atteggiamenti, pensieri (di qui il bisogno viscerale di analizzare Le parole dei figli). Una fatica accompagnata dalla resistenza verso ciò che abbiamo difficoltà a comprendere. Ma che non vuol dire sia sbagliato. Anzi. La risposta di Rossetti è che verosimilmente gli adolescenti non saranno tutti omo o bisessuali: ciascuno prima o poi sceglierà la sua strada che sia etero, omo o bisex. Sarà, così come dev’essere, anche la chimica a svolgere il suo ruolo! La differenza rispetto al passato è che, con ogni probabilità, gli Gen Z saranno capaci di scegliere in modo più libero di noi boomers (nati nel periodo dell’esplosione demografica) e anche dei cugini Millennial (nati tra il 1981 e il 1995).

Ma, allora, cosa c’è dietro tutto questo parlare di amore fluido? Io mi sono convinta che sia l’espressione della spinta ideale di una generazione che vuole essere innanzitutto libera. No a etichette. No a giudizi. No anche alla gabbia del corpo. Abbattimento degli schemi. Archiviata la logica binaria. Voglia di diritti LGBT+. Sotto la bandiera arcobaleno, in questo contesto, c’è una generazione in cui i maschi rivendicano la voglia di mettersi lo smalto, vestirsi di rosa e mettersi gonnellone; mentre le femmine si divertono a indossare le felpe e le magliette oversize dei fratelli maggiori. Anche il look è espressione di una scelta di fluidità. «Siamo noi adulti ad avere la necessità di incasellare, etichettare, definire – riflette Rossetti –. Per loro è tutto molto più fluido, in divenire, libero». Il mio pensiero va, allora, ai meravigliosi Mahmood e Blanco, i vincitori del Festival di Sanremo con Brividi. «Sono il simbolo di una generazione libera, che rifiuta i perimetri stretti, che supera la concezione binaria della vita – scrive Marco Casola, fashion editor di fanpage.it –. Una generazione che vive una realtà in cui nessuno si sconvolge se un uomo accarezza un altro uomo solo per amicizia, perché non è la sessualità che definisce una persona. In quei look senza barriere si nasconde il sentire di una generazione che può e vuole essere ciò che desidera. Una generazione che, soprattutto, non giudica una persona in un modo o nell’altro per una gonna o per una mano con unghie dipinte». La mia speranza è che i nostri figli e le nostre figlie siano in grado di conciliare la spinta ideale favolosa di oggi con la chimica dei rapporti sessuali di domani. Che vuol dire «avere i brividi, provare ad amare e sbagliare sempre», come cantano Mahmood e Blanco. Una chimica, però, che davvero non dovrà essere imbrigliata dai condizionamenti ideologici. Di nessun tipo. Per non ritrovarsi dopo avere rifiutato qualsiasi gabbia a vivere nella gabbia di chi rifugge la fisicità perché ne ha paura.

È il passaggio che gli adolescenti di oggi dovranno fare: quello dal piano ideale al piano corporeo. Per vivere fino in fondo le emozioni. E noi possiamo aiutarli, a mio avviso, solo se capiamo il concetto di fluidità, marchio di fabbrica dei Gen Z.