La lettera pubblicata il 3 luglio scorso con il titolo Legami interrotti ha suscitato molto interesse perché il problema di figli ormai adulti che, senza un motivo, almeno così sembra, interrompono i rapporti con la famiglia di origine, è sempre più diffuso e sentito.
Scrive in proposito la signora Elena: «Tempo fa, rientrando da un incontro organizzato dalla Croce Rossa sul tema “Genitori rifiutati dai figli”, pensavo a tutto quello che avevo udito e mi chiedevo: Ma tutti questi ragazzi/e sono delle persone o sono diventati dei mostri? Come fanno a non pensare alle sofferenze che creano ai loro cari? Che cosa significa ormai “onorare il padre e la madre?”, Cos’è il buon senso? Cos’è il rispetto? Questi figli l’hanno sicuramente perso. Vorrei suggerire al signore che le ha scritto di mandare a sua figlia una lettera, anche più di una, spiegandole il suo disagio, la sua sofferenza».
Cara Elena, sono d’accordo sul fatto che in questi casi la comunicazione epistolare, più intima e circostanziata di quella verbale, possa essere particolarmente efficace. Ma stiamo attenti a non esagerare perché l’insistenza può provocare ulteriore insofferenza. Il tempo è un grande terapeuta e può accadere che le pietre che ostacolano la nostra navigazione vengano spazzate via dalla corrente. La saggezza insegna che, quando non si sa più che fare, non resta che attendere.
Nel dibattito interviene anche la signora Giovanna che racconta: «…sto vivendo da un paio d’anni una situazione molto simile a quella del papà e nonno abbandonato dalla figlia. Quanto si soffre! Ci si consuma». E conclude proponendo un incontro col primo scrivente.
Cara Giovanna, capisco il bisogno di condividere il suo dolore, ma non sarà possibile perché, volendo mantenere l’anonimato, quel corrispondente si è firmato semplicemente con il termine «Un lettore». Come potete immaginare, i motivi per cui i legami familiari che intercorrono tra genitori e figli possono improvvisamente interrompersi, senza che le persone abbandonate si spieghino perché, sono così tanti e così particolari che è impossibile elencarli.
Quello che possiamo osservare è che essi appaiono più frequenti in questi anni, forse perché tutte le istituzioni, compresa la famiglia, si sono indebolite e, nella società degli individui, ognuno vuole procedere da solo. Le personalità narcisistiche non tollerano di confrontarsi con l’immagine che gli altri, in primo luogo i congiunti, si sono fatti di loro. Preferiscono presentarsi al mondo in modo nuovo, secondo un ideale che il passato potrebbe mettere in dubbio.
Molte separazioni coniugali si giustificano col desiderio di ricominciare, di rinascere, di scrivere una nuova, inedita autobiografia. È vero che nella vita una «seconda volta» è sempre possibile, ma la pretesa di cancellare il passato con un colpo di spugna è assurda perché noi siamo la nostra storia. Possiamo sì cambiare ma fino a un certo punto perché le esperienze che abbiamo affrontato ci modellano, ci contraddistinguono, fanno di noi un soggetto unico, inconfrontabile, insostituibile. I capitoli precedenti non possono essere tagliati fuori dal romanzo con cui ci raccontiamo perché le ragioni di oggi rinviano a quelle di ieri.
Ne sono così convinta che ho voluto darne testimonianza nel libro Una bambina senza stella. In quelle pagine autobiografiche ho cercato di recuperare le esperienze, i sentimenti e le emozioni dell’infanzia per comprendere e giustificare la donna che sono. Quel viaggio nella memoria mi ha permesso, non solo di conoscermi meglio, ma anche di rappacificarmi con mia madre, che avevo definita una «non mamma», inserendola nel contesto della sua epoca, scorgendola alle prese con difficoltà che non sono le mie, con problemi che non conosciamo, con un avvenire che non è il nostro.
Mi auguro che anche le nuove generazioni, abbandonando l’onnipotenza insita nell’illusione dell’autosufficienza, nella fantasia di «essersi fatte da sé», siano capaci di guardare a noi con indulgenza, con misericordia direbbe Papa Francesco, perché ogni cancellazione del passato proietta un’ombra scura sul futuro, rendendolo opaco e minaccioso.
Ricordiamo infine che in Ticino è attivo un gruppo di auto mutuo aiuto «Genitori respinti», chi fosse interessato può contattare il Centro Auto-aiuto Ticino allo 091 970 20 11.