All’incirca duemilatrecento anni fa, avendo indubbiamente capito – o quantomeno intuito – che il cibo è un importantissimo tassello per la nostra salute, l’aforista e medico greco Ippocrate si espresse in questi termini:
«Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo».
Alle nostre latitudini, col passare dei secoli questo pensiero (che suonava più come un consiglio o un invito a tavola) si è scisso in due: da una parte, la medicina è diventata più chimica e ha assunto una connotazione di scienza sempre più raffinata e precisa; dall’altra parte il cibo è diventato strumento di diletto e convivialità, dal quale si pretendeva che oltre a sedare i morsi della fame fosse buono e delizioso… una sfida sicuramente allettante ma non sempre facile.
Oggi, la voce di Ippocrate torna a farsi sentire, e il suo invito pare più che altro un monito: «visto che non puoi non mangiare, fallo almeno bene», dove «bene» racchiude qualità del cibo, preparazioni accurate, quantità soddisfacenti ma anche – forti della conoscenza sempre più approfondita di ogni singolo ingrediente – consapevolezza dell’interazione tra alimento e organismo, che è dinamica e continua.
È interessante notare come quanto sopra si stia manifestando pure nel settore ospedaliero, dove già a partire dall’accettazione dei pazienti si eseguono screening nutrizionali e, se se ne intravede la necessità, si coinvolge immediatamente la dietista.
La dietetica è ormai parte integrante nel processo di cura del paziente: il medico affianca la dietista e viceversa. Il paziente malnutrito è più difficilmente curabile, mentre che quello nutrito secondo la logica intima del cibo si riprende prima e richiede meno giorni di degenza. È un effetto combinato: la medicina o la nutrizione prese singolarmente non sortiscono lo stesso risultato. «Il tutto è più della somma delle singole parti»: ce lo suggerisce la Gestalt, secondo la quale, per esempio, una melodia è ben di più che la semplice
sovrapposizione delle voci che la compongono.
Se usciamo dal contesto ospedaliero e ci proiettiamo negli ambulatori, si constata che correggendo – e quindi non per forza stravolgendo – alcune abitudini alimentari, le persone stanno meglio, ricorrendo quindi meno alle visite mediche e alle pastiglie. Se è vero che sapere è potere (affermazione certo molto ambiziosa, ma sicuramente utile da ritenere), è utile osservare come anche a livello cantonale siano per esempio state avviate diverse campagne di prevenzione all’obesità, cercando di sensibilizzare sempre di più la popolazione sulla sana alimentazione.
Negli ultimi dieci anni soprattutto, il tema dell’alimentazione/nutrizione umana ha letteralmente coinvolto più e più settori, da quello della salute a quello del… business.
In molti – ahimé troppi – si sono infatti sono accorti di quanto sia importante il cibo nella nostra vita e, di conseguenza, è iniziata una preoccupante proliferazione di nuove professioni solo collateralmente attinenti all’alimentazione/nutrizione (coach alimentari, nutrizionisti, wellnes coach, nutritional coach, ecc.) o, peggio, di prodotti miracolosi (prodotti per dimagrire, prodotti per disintossicarsi, prodotti per fortificarsi, ecc.) che non soltanto creano una grandissima confusione nella gente ma che possono essere – e di fatto sono – pericolosi, dispensati con leggerezza e superficialità.
Per fare un po’ di chiarezza, poiché credo in un’informazione chiara e trasparente, desidero quindi spiegare un po’ la differenza tra le varie figure che orbitano più o meno innocuamente attorno al mondo della nutrizione:
Il Dietista ha una laurea in dietistica, che fa parte delle lauree sanitarie triennali della facoltà di Medicina e Chirurgia oppure ha seguito una formazione di base in nutrizione e dietetica presso una scuola universitaria professionale o una scuola specializzata superiore. L’accesso al corso è a numero chiuso e, oltre alla teoria, è obbligatorio seguire numerosi stage in ospedali e/o ambulatori dietetici. Il Dietista è una figura sanitaria riconosciuta con un profilo definito, e può svolgere numerose attività: lavorare in un ambulatorio, in ospedale, nella ristorazione collettiva, nei percorsi di educazione alimentare per bambini e adulti sia sani che malati. Per stilare una dieta per una persona affetta da patologie necessita della prescrizione del medico, e non può prescrivere farmaci. È specializzato nel settore della nutrizione. Il suo obiettivo è quello di proteggere la salute e a questo scopo fornisce informazioni e chiarimenti sull’alimentazione a tutte le persone interessate. È l'unico professionista della nutrizione regolamentato dalla legge. I/le dietisti/e riconosciuti dalla legge sono autorizzati, secondo l'ordinanza sull'assicurazione malattia (art. 46 e 50a OAMal) a fornire delle prestazioni secondo l'ordinanza sulle prestazioni dell’assicurazione sanitaria (OPAS, Art. 9b).
Il Nutrizionista (non medico): Il termine nutrizionista non indica alcuna professione riconosciuta dalla legge. Sono professionisti provenienti da diversi percorsi formativi (biologia, agraria, chimica, veterinaria, farmacia...) che possono aver seguito dei corsi di Nutrizione Umana post laurea.
Il Nutrizionista Medico: è una persona che dopo la Laurea in Medicina ha seguito una specializzazione in Nutrizione Clinica. Questa figura professionale può essere chiamata anche Dietologo. Possono stilare diete per persone sane e malate e dare farmaci.
Coach vari: nuove figure emergenti, sono persone senza un percorso formativo di base specifico che hanno seguito un corso base sull’alimentazione sana e/o che desiderano vendere prodotti dimagranti.
È necessario quindi informarsi bene sul tipo di formazione che ha seguito il nostro professionista: non si vuole ovviamente additare nessuno, ma è giusto e doveroso che la persona che intenda o debba correggere le proprie abitudini alimentari si rivolga al professionista meglio indicato.