Chissà se qualcuno si è mai presa la briga di calcolare quanti italiani sono transitati per poco o per tanto tempo sugli schermi televisivi della RAI. Qualche milione? Fra questi ce ne sono alcuni che in seguito hanno svelato un volto imprevedibile. Ricordiamo due casi tragici e due curiosi. Il 12 dicembre 1969 a Milano una bomba collocata nel salone della Banca dell’Agricoltura in piazza Fontana provoca una strage. Pietro Valpreda ha il profilo perfetto per essere indicato come colpevole e permettere ai servizi di sviare le indagini: è un anarchico un po’ sbruffone che grida ai quattro venti propositi eversivi. Pratica molti mestieri fra cui il ballerino di fila e come tale lavora a Roma, nel Teatro delle Vittorie, a Canzonissima, facendo la spola con Milano. Dalle puntate andate in onda fino all’11esima del 6 dicembre vengono tagliati i balletti in cui si intravvede Valpreda. Quella del 13 dicembre, il giorno dopo la strage, fu annullata per lutto nazionale. La direzione intimò a Bruno Vespa che per primo avrebbe dato notizia dell’incriminazione di non dire che la RAI aveva scritturato un anarchico.
Il secondo tragico caso riguarda Giusva Fioravanti, reo confesso di molti omicidi e condannato con Francesca Mambro per la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Di quest’ultima accusa si è sempre dichiarato innocente. Dodici anni prima Giusva era un bambino e deliziava i telespettatori nel ruolo del figlio minore de La famiglia Benvenuti, 6 episodi scritti e diretti da Alfredo Giannini, in onda dal 2 aprile 1968. Raccontano le avventure di una tipica famiglia italiana della media borghesia. I genitori del piccolo Giusva sono Enrico Maria Salerno e Valeria Valeri. Segue una seconda serie in 7 episodi in onda dal novembre 1969. Nonostante il successo di critica e di pubblico, le due serie non furono mai più replicate, dopo che diventò nota l’incredibile metamorfosi di un giovanissimo e promettente attore in un terrorista nero.
Passiamo ai casi curiosi. Del primo sono testimone diretto, nelle vesti di delegato alla produzione di La vedova e il piedipiatti, 6 episodi giallo rosa scritti da Paolini e Silvestri e diretti da Mario Landi. Siamo nella sede RAI di Torino nella primavera del 1978. La vedova è Ave Ninchi 63enne, che arrotonda la pensione praticando l’arte della medium e affittando una camera a un commissario di polizia appena trasferito, il «piedipiatti», Enrico Papi 33enne. Completano il quartetto dei protagonisti fissi gli attori Giulio Paolini e Miriam Bartolini. Quest’ultima è una bella ragazza 22enne, di Bologna, con una massa di capelli nerissimi e due occhi stupendi. Entrata a far parte del cast all’ultimo minuto, ricopre il ruolo della custode del condominio, innamorata non ricambiata del poliziotto. La ricordo silenziosa, attenta, schiacciata come tutti dalla prorompente personalità di Ave, che riempiva lo schermo e non solo, con un’allegria e una voglia di vivere contagiosi. Con Miriam ho scambiato solo poche frasi e tutte inerenti al mio lavoro: piano di produzione, orari delle riprese e del trucco, cose così insomma. Da lei mai una richiesta o una lamentela, com’ero abituato a subire da attori con pretese inversamente proporzionali alla loro bravura. Mi sono reso conto che avevo perso l’occasione di approfondire la sua conoscenza quando ho saputo che aveva cambiato nome e da quel momento in poi sarebbe stata conosciuta come Veronica Lario. La vedova e lo sbirro sarebbe poi andato in onda l’anno seguente, dal 3 luglio al 7 agosto 1979. Mai più replicato, anche perché era ancora in bianco e nero. Su Google se ne trovano ampi stralci ma in quelle sequenze non si trova mai la bellissima Miriam Bartolini. Sarà frutto del caso o di una sapiente manina?
Arriviamo al nostro quarto caso. Il 15 ottobre 1886 esce Cuore di Edmondo De Amicis, Treves editore, un libro che riscuote un immenso successo. Il libro ha struttura tripartita, cronaca scolastica, lettere dei famigliari, racconti mensili. La cronaca si riferisce a un preciso anno scolastico, dal primo giorno di scuola, lunedì 17 ottobre, all’ultimo, 10 luglio 1882. La cronaca è tenuta da Enrico sul suo diario: frequenta la terza superiore che per noi corrisponde alla quarta elementare. Si va a scuola dal lunedì al sabato, con orario 9-12 e 14-16. Il giovedì si fa vacanza. Alla scuola Baretti di Torino l’aula di Enrico ospita 54 ragazzi. Ora il 4 ottobre 1984, 98 anni dopo la pubblicazione del libro, iniziano ad andare in onda le 6 puntate della libera riduzione televisiva diretta da Luigi Comencini. Firma la sceneggiatura tra gli altri Cristina Comencini, la figlia. Il ruolo del protagonista Enrico è ricoperto dal figlio di Cristina e nipote di Luigi Comencini. Si chiama Carlo Calenda. Enrico è un ragazzo per bene, assennato, saggio, rispettoso delle autorità. Sarà ancora così, una volta diventato grande, il noto uomo politico? Nota: per tutte le informazioni sui programmi sono debitore dei fondamentali lavori di Aldo Grasso.