Vorrei raccontarvi due storie di aerei: una recente, l’altra di mezzo secolo fa. Ecco la prima. La compagnia tedesca Condor, specializzata in voli charter per turisti, ha deciso di dipingere la maggior parte dei suoi aerei a strisce, le stesse di ombrelloni, teli da mare e sdraio.
«Condor è vacanza. E la vacanza è a strisce» ha dichiarato con leggerezza la compagnia aerea. Il primo volo ufficiale, un Airbus A321 giallo e bianco, ha trasportato i turisti da Francoforte a Lanzarote il 5 aprile. Le prossime mete saranno Baleari, Grecia ed Egitto. I cinque colori scelti hanno un significato preciso: verde come un’isola, giallo come il sole, blu come il mare, rosso come la passione e ocra come la sabbia della spiaggia. A strisce saranno anche le uniformi dell’equipaggio, le coperte, gli altri accessori, le carte d’imbarco e la segnaletica in aeroporto. Chissà se anche i sedili in business class saranno a sdraio e a righe…
Gli inglesi si sono subito inquietati, come se la nuova livrea degli aerei tedeschi fosse una pericolosa dichiarazione d’intenti. Del resto è ancora fresco il ricordo della «guerra dei teli da mare», scoppiata nell’estate del 2009. Nei villaggi vacanza i mattinieri e organizzati tedeschi avevano imparato a occupare le sedie a sdraio più ambite a bordo piscina già nel percorso verso la colazione, con un lancio preciso del loro asciugamano. Non pensate a uno scherzo, le due nazioni turistiche presero la questione terribilmente sul serio tanto che un autista di pullman britannico fu arrestato per aver dato fuoco a dei teli da mare incustoditi, che tenevano il posto a turisti tedeschi. Alla fine il famoso tour operator inglese Thomas Cook fu quasi costretto a offrire ai turisti inglesi la possibilità di prenotare le loro sedie a sdraio già prima della partenza, attraverso una mappa digitale interattiva. Il portavoce del tour operator, Peter Frankhauser, dichiarò di averlo fatto perché anche sua moglie lo buttava fuori dal letto all’alba per prenotare i posti migliori. Episodi simili si sono verificati pure in Italia e diversi turisti sono stati pesantemente multati: si trattava quasi sempre di anziani, probabilmente insonni, spediti in avanguardia dal resto della famiglia. E da allora la cittadina balneare di Cecina, in Toscana, considera formalmente un reato occupare spazi in spiaggia prima delle otto e mezza del mattino.
La seconda storia ci riporta indietro esattamente di cinquant’anni, al 1972. Fu allora che scoppiò quella che è ricordata come la grande rivolta delle hostess. In quegli anni le assistenti di volo dovevano essere di bell’aspetto; per esempio potevano essere licenziate se superavano, anche solo di poco, il peso forma. Inoltre dovevano indossare abiti succinti e ammiccanti: hot pant, stivali, minigonne, persino abiti di carta nel caso di TWA. Anche nella pubblicità le hostess erano considerate solo per la loro bellezza. National Airlines ebbe un enorme successo con una campagna dove vere assistenti di volo dicevano, per esempio, «I’m Linda. Fly Me». E a metà degli anni Settanta le hostess di Continental dovevano baciare sulla guancia ogni passeggero maschio in partenza.
Questa visione sessista, però, oltre a essere sgradevole in sé, creava parecchi problemi, anche di sicurezza. Infatti i passeggeri consideravano le assistenti di volo delle pin-up e non delle professioniste ben addestrate per gestire situazioni di emergenza. L’alcol a bordo non aiutava: i Boeing 747 avevano un bar nel ponte superiore dove si poteva anche fumare, con rischio di incendi.
Nel 1972, furiose per questo trattamento, un gruppo di hostess inscenò una protesta davanti alle agenzie pubblicitarie di New York che avevano creato le campagne, con cartelli dove si leggeva «Fly Yourself!». Solo negli ultimi anni, anche grazie all’aumento del numero di maschi nell’equipaggio, queste questioni di genere sono state in larga parte superate. E nel 2003, dopo gli attacchi terroristici dell’undici settembre, gli assistenti di volo hanno finalmente ottenuto una licenza come professionisti della sicurezza.
Queste due storie, pur così diverse tra loro, mi sembrano proporre una lezione comune: volare è una faccenda terribilmente seria, impegnativa, in alcuni momenti pericolosa; meglio dunque non lasciarsi distrarre da brillanti idee promozionali e d’immagine.