A scuola per tutta la vita

/ 06.09.2021
di Angelo Rossi

A partire dall’inizio di agosto, in Svizzera, gli allievi delle scuole tornano sui loro banchi. Con il mese di settembre è arrivato il turno anche per gli allievi ticinesi. Sono più di 30’000 quelli della fascia dell’obbligo che comprende due anni obbligatori delle scuole dell’infanzia, le scuole elementari, le scuole medie e le scuole speciali. Altri 30’000 giovani frequenteranno invece le scuole medie superiori, i corsi pretirocinio, le scuole secondarie professionali a tempo pieno e quelle a tempo parziale, le scuole specializzate superiori, la Scuola Universitaria professionale della Svizzera italiana e l’Università della Svizzera italiana. L’universo educativo del nostro Cantone è quindi molto variato e può formare i nostri giovani dai 4 anni nella scuola dell’infanzia fino al conseguimento del dottorato, magari in età canonica. Va precisato che non tutti gli allievi e studenti del nostro sistema educativo sono ticinesi. Un paio di migliaia di studenti delle nostre università provengono infatti da altri Cantoni e dall’estero. Aggiungiamo ancora che diverse migliaia di studenti ticinesi frequentano università e scuole politecniche in altri Cantoni e all’estero e quindi non fanno parte del nostro sistema educativo.

La novità del nuovo anno scolastico ticinese è rappresentata dall’introduzione dell’obbligo formativo fino ai 18 anni. Come dimostrano gli esempi dei paesi nordici, dove quest’obbligo esiste da decenni, si tratta di una misura importante che, tra l’altro, può aiutare in tempi in cui la disoccupazione giovanile è rilevante. Quali sono ora le tendenze di lungo termine che contraddistinguono l’evoluzione del nostro sistema educativo? La prima sua caratteristica è quella di essere federalista. La competenza per l’educazione è uno dei capisaldi delle nostre costituzioni cantonali. È una situazione che non porta solo vantaggi. Per esempio, è possibile che le differenze ancora sensibili nella scuola dell’obbligo costituiscano una barriera difficilmente superabile per le famiglie che, per ragioni di lavoro, sarebbero interessate a migrare da un Cantone a un altro. Di qui il continuo appello alla armonizzazione. In principio, per la scuola dell’obbligo, esiste, dal 2006, il concordato intercantonale Harmos, firmato anche dal Ticino, che dovrebbe consentire di armonizzare i programmi di insegnamento.

Harmos ha definito, a livello nazionale, gli obiettivi superiori da perseguire, ha elaborato un piano d’insegnamento comune, il cosiddetto «Lehrplan 21», e ha precisato gli strumenti per garantire e per sviluppare la qualità. Nei primi anni di applicazione Harmos aveva suscitato numerose critiche e polemiche tanto che, fino ad oggi, 4 Cantoni e semi-Cantoni non vi hanno aderito. Anche gli altri Cantoni non sembrano entusiasti. Così, in un comunicato del 2015, la Conferenza dei direttori dell’educazione aveva tracciato un bilancio positivo dell’armonizzazione nella scuola dell’obbligo. Essa invitava però a distinguere nella valutazione tra l’esecuzione dei compiti costituzionali e l’introduzione di Harmos, rispettivamente del piano d’insegnamento comune. I primi venivano rispettati. Per il secondo si domandava invece di aver pazienza. Come dire che per quel che riguarda il livello operativo dell’armonizzazione occorreranno tempi di realizzazione molto lunghi.

Un’altra tendenza di lungo termine importante è quella all’aumento di importanza della formazione permanente. Nel 2019, in Ticino, quasi un quinto della popolazione tra i 25 e i 74 anni aveva seguito un corso di questo tipo. Si tratta di una percentuale importante e che tende a rimanere costante nel tempo. In conclusione: da quest’anno scolastico in poi ci sarà dunque l’obbligo formativo fino ai 18 anni; dopo di che noi tutti ritorneremo a scuola fino alla quarta età per la formazione permanente.