Benessere degli animali, lavoro equo e generi alimentari del territorio. Si tratta di principi, quelli che l’iniziativa popolare «Per derrate alimentari sane, prodotte nel rispetto dell’ambiente e in modo equo» vuole promuovere per legge, che la Migros rispetta spontaneamente già da decenni, sia in Svizzera che all’estero. Ad esempio, con l’etichetta «Nostrani del Ticino», Migros e le sue cooperative sostengono da 19 anni i produttori e i fornitori regionali.
L’iniziativa «Per alimenti equi» è stata lanciata dal Partito dei Verdi. È appoggiata anche dal PEV, dalla Protezione svizzera degli animali (PSA) e dall’associazione dei piccoli contadini. Il progetto di legge chiede alla Confederazione standard legali minimi, che rafforzino l’offerta di generi alimentari prodotti in Svizzera nel rispetto dell’ambiente. Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di respingere senza controprogetto l’iniziativa «Per alimenti equi». Secondo il governo, per raggiungere gli obiettivi dell’iniziativa non è necessaria un’ulteriore modifica della Costituzione.
Hansueli Siber, i promotori di Fair-Food si schierano a favore di alimenti prodotti tenendo conto dell’ambiente e del benessere degli animali. Perché Migros è contraria a questa iniziativa?
Migros vuole offrire ai suoi clienti primariamente prodotti sostenibili di origine svizzera. I promotori, nel caso dell’attività di Migros e di altre aziende per il commercio al dettaglio, sfondano quindi delle porte aperte, perché da tempo noi abbiamo creato degli standard propri e delle strategie anche per l’importazione di prodotti sostenibili. L’iniziativa però va chiaramente troppo lontano. È implementabile solo con una mole enorme di lavoro burocratico, porterà ad aumenti dei prezzi e ridurrà gli assortimenti.
Migros si impegna da anni con misure volontarie e con progetti specifici per un assortimento sostenibile e prodotto in modo equo. Questi sforzi, in Svizzera e all’estero, sono troppo limitati?
No. Anche gli stessi promotori dell’iniziativa apprezzano molto il nostro lavoro. Nella forma con cui si esprime, l’iniziativa è rivolta a stigmatizzare le «pecore nere». Ma per influire sul loro lavoro una modifica costituzionale non è il metodo giusto.
I promotori dell’iniziativa lamentano innanzitutto la qualità dei prodotti importati. In che modo un cambiamento della legge in Svizzera potrebbe migliorare la qualità della produzione all’estero?
Il punto dolente è proprio questo: molto poco. Produttori che non sono condizionati da uno smercio in Svizzera non saranno tenuti a una modifica del loro metodo di produzione. Inoltre, diversamente da Migros, che è in contatto diretto con i suoi produttori e può imporre direttamente migliori condizioni di produzione, alla Confederazione mancano questi contatti.
Come controlla Migros che i produttori esteri introducano e mantengano le misure per il benessere degli animali e gli standard sociali per i collaboratori?
Da una parte gli esperti di Migros rendono visita regolarmente ai nostri fornitori e produttori. D’altro canto delle istanze di controllo esterne verificano che le regole siano rispettate. Se delle infrazioni si verificassero ripetutamente, interromperemmo i rapporti commerciali.
I media riferiscono costantemente di casi di maltrattamento nell’allevamento degli animali in Svizzera. L’iniziativa potrà migliorare questa situazione?
La legge per la protezione degli animali e le prescrizioni legate ai vari marchi di qualità sono ben conosciute dai produttori. Chi non rispetta queste regole, lo fa quindi intenzionalmente. Neppure questa iniziativa popolare potrà cambiare questo stato di cose.
Che effetti avrebbero sui clienti le modifiche legislative proposte dal testo dell’iniziativa?
L’iniziativa pone delle prescrizioni così restrittive sugli alimenti d’importazione che una parte non potrà più essere importata in Svizzera. In questo modo si ridurrebbe l’offerta. La Confederazione dovrebbe fissare le condizioni di produzione di ogni arancio e seme di soia. In una fase ulteriore sarebbero da controllare all’estero tutti gli ingredienti di una pizza surgelata. I costi necessari sarebbero riversati sui contribuenti e sui consumatori tramite aumenti di prezzo dei vari prodotti.
* Redattore di Migros Magazin