Nell’era digitale l’età può fare la differenza. Nel 2001 lo scrittore statunitense Marc Prensky attira l’attenzione sul divario generazionale prodotto dall’avvento del digitale tra i digital native – coloro che interagiscono con la tecnologia fin dall’infanzia e la considerano componente naturale del loro mondo – e quella dei digital immigrants, nati prima della diffusione del digitale che adottano solo in un secondo tempo. Con quest’ultimo i due gruppi instaurano una relazione molto diversa. Alcune abilità nei nativi digitali appaiono quasi innate, tanta è la spontaneità nell’interfacciarsi con linguaggi e strumenti dell’universo digitale. Per gli altri l’attraversamento dall’analogico al digitale non è sempre così immediato.
La metafora usata da Prensky – seppure divenuta oggetto di molte critiche – riesce a trasmettere con efficacia le difficoltà del percorso che aspetta i digital immigrants: il loro viaggio cognitivo è assimilabile all’emigrazione in un paese sconosciuto di cui occorre apprendere quasi tutto daccapo, linguaggi, logiche e pratiche. Il passo da compiere è lungo ed esige nuovi modi di pensare, conoscere, comunicare, e, dunque, nuove strategie di relazione con il mondo. Mentre un digital immigrant preferisce stampare e avere tra le mani il documento cartaceo prima di presentarsi al check-in in aeroporto, per un nativo digitale la soluzione ottimale è la gestione online di tutta la sua storia.
Se questa distinzione generazionale è talvolta smentita dalla realtà – perché capita che qualche senior riesca a superare gli junior nell’uso della tecnologia – e lo stesso Prensky sia dell’avviso che la distanza tra nativi e immigrati tenderà progressivamente a perdere di significato, è certo che la tecnologia digitale andrà sempre più a strutturare il nostro mondo aprendo – per chi saprà dialogare con i cambiamenti in atto – nuove possibilità di azione.
E per tutti gli altri? Detta che questa è la direzione di marcia, cosa può fare un digital immigrant per essere sempre più competente e integrato? La buona notizia è che apprendere il digitale si può. Da un lato, l’estensione e il potenziamento del suo uso in quasi tutti i campi della nostra esistenza – di fatto ci troviamo «immersi» nel digitale anche senza volerlo – contribuisce a rendere quest’ultimo sempre più prossimo, familiare e in qualche misura più comprensibile. Dall’altro, l’accesso al mondo digitale è facilitato dalla formazione.
Formare al Digitale è una delle priorità della Scuola Club di Migros Ticino. Affinché i digital immigrants possano acquisire le competenze necessarie per sentirsi sempre più «a casa» nel mondo delle nuove tecnologie e godere appieno degli incredibili vantaggi che il digitale offre alla vita personale e professionale, la scuola ha messo a punto corsi di alfabetizzazione digitale.
Dall’ABC nell’uso dell’ipad all’introduzione ai programmi di base: i corsi sono progettati ad hoc per gli immigrati digitali di tutte le età che desiderano accorciare le distanze, a livello professionale e sociale, in un mondo sempre più tecnologico.