Nella percezione di molti l’immagine di Paolo Rossi è probabilmente legata al suo ruolo e al suo particolare modo di stare sul palco, come un divertente e dissacrante Pierino la Peste che si pone in posizione critica e originale verso il «mainstream» imperante nel mondo dello spettacolo. Di fatto l’attore italiano viaggia ormai tranquillamente verso i 70 anni (è nato nel 1953 a Monfalcone) e questa sua apparenza di perenne adolescente contestatore si va lentamente trasformando in quella di un saggio filosofo con il gusto della battuta divertente.
Non a caso il suo nuovo spettacolo, che porterà in scena anche sul palco del LAC di Lugano i prossimi 27 e 28 ottobre, vuole rievocare gli incontri con quelli che ha definito i suoi maestri: alcuni degli artisti con cui ha calcato le scene a partire dagli anni 70 e che hanno segnato il particolare clima culturale della Milano di fine 900.
«Giocando con l’illusione di mettermi sul palco – o su ciò che useremo come tale per bisogno o necessità – sia come attore, sia come personaggio e come persona, rievocherò i miei sogni lucidi, fatti di storie che aiutano a resistere, a scegliere tra il pane e la libertà, o a non scegliere proprio» ha dichiarato Rossi presentando il suo spettacolo Pane o libertà. Su la testa.
«Sono storie di artisti che per fortuna ho realmente incontrato nella mia vita. I maestri Jannacci, Gaber, De André, Fo e persino il fantasma della Callas; i comici del Derby e altri sconosciuti. Parlerò di queste personalità fantasmagoriche e poetiche, non controllabili da nessun piccolo o grande fratello, che con le loro narrazioni portano conforto, idee per lottare e speranza. Vorrei fare qualcosa che dia al mio essere chiamato comico una via di fuga verso un teatro sociale, nella poesia del buffo e della magia. Roba minima. Tanto per alzare le difese immunitarie del pubblico presente… o meno».
Il progetto di Rossi, in effetti, è stato elaborato nel periodo di lockdown forzato imposto dall’attuale pandemia. Lo spettacolo unisce come di consueto il ruolo di comico «stand up», i canoni della commedia dell’arte (il personaggio di riferimento per il narratore di questo Pane o libertà è volutamente quello di Arlecchino) e persino suggestioni dalla commedia greca. Senza dimenticare, comunque, la lezione di William Shakespeare, che Paolo Rossi ha saputo portare in scena con grande originalità in più di un’occasione nelle scorse stagioni.
Il suo contributo vuole configurarsi come quello di un teatro di emergenza che si riappropria del ruolo di contastorie per dare conforto agli spettatori. «Il titolo Pane o libertà l’ho ripreso da un libro» ha spiegato Paolo Rossi. «Lo trovo molto emblematico: si impone la scelta tra mangiare, vivere o avere la libertà». Il sottotitolo, Su la testa, invece, è stato coniato dall’attore nel 1992 per la trasmissione televisiva che lo consacrò come «il più rock tra i comici italiani».
Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi legati alla rappresentazione teatrale, per lo spettacolo viene garantita la distanza fisica (una poltrona libera): la vendita dei biglietti online rende disponibile unicamente la modalità di prenotazione con la selezione automatica del miglior posto. La modalità di acquisto con selezione del posto in pianta sala è disponibile invece presso la Biglietteria del LAC, telefonando al numero +41 58 8664222.
Paolo Rossi a ruota libera, domani
L’attore milanese porta al LAC il suo spettacolo in cui riprende i temi cari a tutta la sua attività teatrale e alla tradizione dei grandi personaggi «controcorrente»
/ 26.10.2020