«Se pensiamo che fino agli anni Settanta la lingua dei segni era vietata ovunque, anche nelle scuole…» – racconta Alexandra Nötzli, presidente della Federazione Svizzera dei Sordi SGB-FSS – «Fortunatamente negli ultimi decenni sono stati compiuti grandi passi in avanti, ma c’è ancora tanto da fare per raggiungere il pieno riconoscimento di tutte le lingue dei segni. Non bisogna dimenticare che ogni idioma parlato ha un corrispettivo in lingua dei segni e per questo motivo nel nostro Paese ne abbiamo tre: la lingua dei segni svizzero-tedesca, quella francese e quella italiana appunto, la LIS».
In Svizzera si stima attorno al milione il numero di persone sorde, audiolese o con problemi di udito. I sordi profondi raggiungono quota 10’000, circa 600 nel solo Ticino. Si parla sempre di stime. Nessuno ha un conteggio dettagliato perché la sordità è un handicap invisibile e solo quando c’è una specifica richiesta di supporto da parte della persona sorda, il problema emerge e viene preso in carico.
La vita di un sordo ha una sua normalità. Il vero nodo resta la comunicazione, premessa alla piena integrazione. A ciò viene in aiuto la LIS, la lingua dei segni, lo strumento più naturale per una persona sorda di relazionarsi con altri, interagire, farsi comprendere, contribuire.
«Per questo è importante promuovere le opportunità di apprendimento della lingua dei segni italiana, così come accompagnare la formazione di professionisti che affianchino le persone sorde nella gestione delle piccole e grandi sfide quotidiane» – puntualizza Alexandra Nötzli – «In questa direzione va la collaborazione tra la nostra Federazione e la Scuola Club di Migros Ticino, un’istituzione formativa riconosciuta a livello nazionale soprattutto nel campo delle lingue che si è messa con passione e professionalità al nostro fianco in questa sfida».
Due sono le iniziative avviate.
Su un primo fronte, alla Scuola Club di Migros Ticino vengono rilanciati i corsi nella lingua dei segni italiana con una significativa novità: grazie a un grande sforzo di sistematizzazione degli apprendimenti, la LIS viene riconosciuta lingua a tutti gli effetti ed integrata nel quadro dei livelli previsti dal quadro comune linguistico europeo (QCER).
«Occorre forse spiegare come erano prima i corsi…» – precisa Alexandra Nötzli per sottolineare la rilevanza dell’operazione – «Si cominciava con il primo livello e si proseguiva con i successivi senza una definizione di obiettivi e contenuti dei diversi step… Da qui l’idea di ripensare i corsi, allineandoli al quadro di valutazione europeo. Abbiamo lavorato per sistematizzare la proposta e proporla all’intero Canton Ticino. La collaborazione con la Scuola Club si è cementata anche grazie al successo del primo corso di formazione per formatori che ha visto la piena integrazione di 3 persone sorde. Un unicum in Svizzera».
Il secondo fronte vede l’avvio di un corso di interpreti e traduttori della Lingua dei segni italiana che arriva dopo 20 anni dall’ultima formazione sull’argomento nel territorio ticinese. Così introduce la novità Pietro Celo, consulente esperto per la Lingua dei segni della Federazione dei Sordi SGB FSS, direttore pedagogico del Centro oto-logopedico Sant’Eugenio di Locarno e professore di Lingua dei segni all’Università di Bologna Scuola interpreti e traduttori di Forlì «La proposta risponde ad una reale esigenza di servizi da parte di persone sorde per un loro pieno accesso al diritto di cittadinanza e di pari opportunità. Lo definirei un corso audace, ricco di insegnamenti e contenuti, modulare nella forma, con la possibilità di accesso a ciascun modulo da parte di esperti e curiosi».
Il corso, biennale, porterà alla professionalizzazione del ruolo di interprete e traduttore nella lingua dei segni. Novità assoluta dal punto di vista formativo e culturale è anche la riflessione sulla traduttologia nella Svizzera Italiana.
«Andiamo a colmare un vuoto importante nell’offerta dei servizi di traduzione e interpretariato della LIS» – conclude Pietro Celo – «non solo per le persone sorde, ma anche per la comunità tutta che si avvale di questo servizio come atto di civile inclusione dei sordi nella nostra società».