È un periodo difficile, quello che stiamo vivendo, ma, volendo guardare le cose da un altro punto di vista, è anche un momento davvero storico, in cui ci è possibile avvicinare le persone che vivono intorno a noi e condividere con loro dei momenti di solidarietà e di collaborazione. Il progetto «Fare-del-bene-fa-bene» è nato ben prima della situazione attuale, ma proprio di questi tempi sembra trovare un suo senso più profondo, proponendo a bambini e ragazzi di impegnarsi nel volontariato con idee e con racconti. Abbiamo chiesto alla responsabile del progetto di spiegarci di cosa si tratta.
Signora Huber, ci può spiegare da quale idea iniziale ha preso il via «Fare del bene fa bene»?
Il Percento culturale Migros sosteneva già da diversi anni le scuole che aderivano al progetto denominato «x-elevato cuore», incentrato su attività legate all’aiuto al prossimo o su attività socialmente utili. Dall’inizio di «x-elevato cuore» varie classi hanno realizzato centinaia di progetti votati a questo scopo, con il coinvolgimento di decine di migliaia di studentesse e studenti. Nell’attuale situazione critica, cercavamo un modo di sollecitare tale impegno personale dei ragazzi e dei bambini anche nell’epoca dell’«homeschooling».
E quali sono quindi, oggi, i vostri obiettivi?
In un momento in cui viene richiesto un impegno di solidarietà così importante a vari strati della popolazione, abbiamo pensato che i bambini avrebbero potuto sperimentare concretamente in che modo anche il loro impegno personale individuale potesse apportare un valido contributo. Con «Fare-del-bene-fa-bene» non vogliamo solo mostrare che questa presa di responsabilità volontaria è importante, ma che è utile a chi la offre, a chi la riceve e alla società nel suo insieme.
Voi proponete ai partecipanti due modalità di intervento: «Invia la tua storia» oppure «Invia le tue idee». Può spiegarci come differiscono le due opzioni?
Inviando le loro «idee», bambini e giovani possono proporre progetti realizzabili e in questo modo motivare esplicitamente altri loro coetanei ad impegnarsi nel volontariato. Per ciò che riguarda le «Storie» vorremmo stimolarli da un lato all’impegno personale, e poi in un secondo momento a raccontare la loro esperienza positiva. Pubblicando questi racconti, ne daremo una migliore visibilità. Un esempio è la storia dei due bambini che hanno appeso alle porte di tutti i loro vicini, nel caseggiato in cui vivono, dei Post-it con frasi di incoraggiamento. Per documentarlo hanno girato un breve video, che è ora pubblicato sul sito di «Fare-del-bene-fa-bene». E in quello stesso video si può osservare come i due bambini abbiano ricevuto in cambio saluti e ringraziamenti da parte degli stessi vicini per la loro iniziativa.
La situazione attuale è particolarmente critica; pensa che proprio questa contingenza possa stimolare le persone a dare inizio ad attività di volontariato?
Sì, credo proprio che la realtà in cui stiamo vivendo ha motivato molte persone a impegnarsi personalmente nel volontariato. Basta guardarsi intorno per vedere quante iniziative valide sono state messe in atto. In poco tempo sono nate varie proposte di collaborazione, aiuti tra vicini di casa, sostegno a persone con difficoltà economiche, adesione di volontari a organizzazioni legate al settore sociale e sanitario, ecc. Se queste iniziative di utilità sociale si debbano però soltanto all’emergenza provocata dalla crisi da Coronavirus è difficile da valutare.
Qual è la sua valutazione, rispetto a ciò che stiamo osservando?
Analizzando la situazione legata all’impegno nel volontariato che si registrava nel periodo precedente il «lockdown», avevamo notato, tra le altre cose, che i volontari prediligono attività a breve termine e di una durata prefissata. Al contrario era più difficile trovarne che si impegnassero a lungo termine, ad esempio quali membri di comitato di associazioni. Ora, nella società attuale, molte persone si concentrano su se stesse, curano la propria immagine in modo marcato, si impegnano per «ottimizzare» la loro quotidianità, come se avessero sempre paura di perdersi qualcosa della vita. Ma nella situazione che viviamo oggi, questa attitudine è diventata meno importante. Hanno ripreso importanza la solidarietà e l’aiuto reciproco. Noi speriamo che questa attitudine possa rimanere e che si continui a riconoscere quanto è importante il contributo di ognuno a una società che offra opportunità a tutti.
L’attività di «Fare-del-bene-fa-bene» avrà una continuità anche in futuro?
Per il momento non lo sappiamo ancora. Ma in passato abbiamo già stimolato la discussione tra bambini e ragazzi con un concorso musicale o con uno destinato alla creazione di uno spot pubblicitario. Questa attività di stimolo è la stessa che proponiamo con «Fare-del-bene-fa-bene». Per ciò continueremo sicuramente con il nostro impegno. Vogliamo offrire a bambini e giovani la possibilità di concretizzare la loro volontà di impegnarsi volontariamente, in modo che possano imparare ad assumersi la responsabilità sociale. Le ricerche ci mostrano che gli adulti sono più disposti a un impegno volontario, quando lo hanno praticato già nell’infanzia. Una democrazia funzionante come la nostra ha bisogno di persone che si impegnino per gli altro o disposte ad intraprendere azioni positive e utili a una buona causa. E questo non solo oggi, ma anche in futuro.
Vuoi partecipare anche tu?
Trovi le informazioni su: www.fare-del-bene-fa-bene.ch