Qui viviamo e qui siamo destinati a restare. Qui è dove avviene la vita e qui è anche dove può svilupparsi il futuro. È questo in sintesi il leitmotiv che sta alla base dell’iniziativa «ici.insieme qui.» Il programma di sostegno nasce da un’iniziativa di Migros Impegno, della Stiftung für Sprach- und Bildungsförderung SSUB (Fondazione per la promozione linguistica e formativa, ndr) in collaborazione con la Commissione federale della migrazione CFM, con la Conferenza Svizzera dei delegati all’integrazione CDI, con Kofi-cosi (KoFI, Conferenza svizzera dei servizi specializzati nell’integrazione) e con la Conferenza tripartita CT. L’iniziativa viene sviluppata e messa in pratica da Migros Impegno, che ogni anno si mette a disposizione della società con un importo di 150 milioni di franchi.
Il gruppo Migros, maggior datore di lavoro privato del nostro Paese, nel 2022 impiegava 97’727 dipendenti provenienti da ben 170 nazioni diverse. Una prova, casomai ve ne fosse bisogno, della diversità culturale del nostro Paese. Ed è proprio a questa diversità culturale, la quale in fondo rappresenta anche la ricchezza della Svizzera, che si rivolge il nuovo programma di sostegno «ici.insieme qui.». Poiché le diversità vanno vissute, comprese e valorizzate attraverso momenti aggregativi di natura varia, le persone devono avere modo di incontrarsi, così da crescere insieme e dare il proprio prezioso contributo per una società più coesa. E obiettivo di «ici.insieme qui.» è proprio quello di sostenere le persone che su base volontaria si impegnano nella promozione della coesione e delle pari opportunità in Svizzera.
Il primo bando di concorso della campagna «ici. insieme qui.» (autunno 2021) ha avuto un successo enorme: 233 richieste di sostegno pervenute da tutta la Svizzera, 92 progetti scelti e sostenuti (oltre che finanziariamente anche con dei coach) per un arco di due anni per un totale complessivo di 1,1 milioni di franchi. Nel giugno del 2022 è stato organizzato anche un primo evento di networking cui hanno partecipato ottanta persone da tutta la Svizzera: l’idea era di fare conoscere tra di loro i protagonisti dei progetti sostenuti da «ici.insieme qui.», così da dar loro modo di sostenersi a vicenda e di mettere a disposizione le proprie competenze. Alla luce di questo successo e riconoscendo la necessità di ulteriori sforzi tesi a migliorare la convivenza sociale, Impegno Migros, ha lanciato un secondo bando (vedi box) che scadrà nel mese di maggio.
Responsabile della selezione dei progetti del nuovo bando di concorso, nonché curatrice di questa importante iniziativa, è Angela Zumbrunn, che dopo numerose e arricchenti esperienze lavorative istituzionali in Svizzera e all’estero, del suo nuovo posto di lavoro apprezza soprattutto la possibilità di esprimersi ed entrare in contatto con i lati creativi dei progetti. L’abbiamo incontrata nei luminosi uffici dell’ex birrificio Löwenbräu di Zurigo, sede della Direzione Società e cultura della Federazione delle Cooperative Migros, che costituisce il centro di competenza dell’impegno di Migros nell’ambito della società.
Angela Zumbrunn, qual è il «background umano» che si porta appresso per affrontare queste importanti sfide sociali?
Io sono nata in Sri Lanka e sono stata adottata quando ero molto piccola. Sono dunque cresciuta in un’economia domestica svizzera, sono stata socializzata da svizzeri e mi sono formata qui. In questo senso il mio background non è paragonabile a un background migratorio. Eppure la mia esperienza di coloured person mi lega a chi ha un vissuto migratorio. Quando ho cominciato a viaggiare per il mondo, diventando più indipendente, è cresciuta in me la consapevolezza delle reazioni della società nei confronti di chi è diverso dalla norma: ho quindi cominciato presto a pensare a cosa avrei potuto fare per combattere le discriminazioni che si vivono nella quotidianità. Uno dei miei target principali è diventato l’abbattimento dei pregiudizi, che esistono un po’ ovunque.
Quale è invece la sua formazione?
Proprio in virtù di quanto dicevo prima, ho studiato antropologia sociale a Berna e a Londra. Dopo lo studio ho lavorato al consolato generale di New York per un praticantato in ambito culturale: il mio compito era quello di accompagnare gli artisti sostenuti da Pro Helvetia. Ho poi lavorato all’Ufficio federale per la migrazione, l’odierna Segreteria di Stato della migrazione (SEM), dove mi occupavo di asilo politico e mi confrontavo con i destini dei rifugiati. Dopo oltre dieci anni di esperienza nelle amministrazioni federale e cantonale, ho cominciato a sentire il desiderio di svolgere un lavoro che mi desse maggiori libertà creative, pur restando in ambito migratorio. Qui a Impegno Migros ho trovato esattamente ciò che cercavo, e mi sono resa conto di potere smuovere molte cose, oltre ad apprezzare il senso profondo del progetto a cui sto lavorando.
Cosa pensa di potere integrare nel nuovo lavoro partendo dalla sua esperienza professionale e di vita?
Sono consapevole che il mio percorso di vita non è lontanamente paragonabile alla vita di persone costrette a lasciare il proprio Paese, poiché io sono stata socializzata e formata qui. Ho però potuto rendermi conto di quanto sia stata fortunata, e penso quindi che sarebbe bello potere restituire qualcosa a chi questi privilegi non li ha. Il progetto che curo per Impegno Migros ruota intorno all’integrazione sociale. Noi non facciamo integrazione al lavoro, poiché è compito dei cantoni, ed è proprio per questo che nel progetto sono coinvolti molti enti: vogliamo evitare una sovrapposizione dell’offerta. Quello che offriamo noi alle persone immigrate è un accesso alla società, indipendentemente dal loro status giuridico, e questo è un aspetto che amo molto.
Ha avuto modo di portare un po’ della sua esperienza nel nuovo progetto?
Certo, qui posso dare degli input personali. Per me è molto importante abbattere gli eventuali ostacoli di accesso al programma. Abbiamo quindi facilitato i moduli di ammissione e fatto in modo che il bando di partecipazione potesse essere disponibile in ben diciassette lingue diverse, dal macedone alla lingua tigrina, passando per il croato, il turco, l’ucraino, l’arabo, e così via. Speriamo in questo modo di raggiungere un numero ancora maggiore di persone. Trovo importante rendere visibili le persone che godono di poca visibilità e di poco ascolto.
Ci illustra un esempio di progetto premiato nel primo bando di «ici. insieme qui.»?
Trovo molto bello il lavoro della Integrationsbrücke Bern (ponte per l’integrazione, Ndr): in quell’associazione lavora Farhad, un rifugiato siriano curdo giunto in Svizzera con il fratello nel 2015. In pochissimo tempo Farhad ha imparato il tedesco, e oggi può offrire ai suoi connazionali un servizio gratuito di accompagnamento alle istituzioni e ai vari uffici. In fondo Farhad non fa altro che trasmettere il proprio know how e le sue esperienze. Grazie al contributo finanziario di Impegno Migros ora Integrationsbrücke Bern può coprire almeno le spese vive e Farhad potrà raggiungere e aiutare ancora più gente. Questa è una cosa che vediamo spesso: molte persone con un passato migratorio si impegnano per rendere meno complessa l’integrazione di altri mettendo a disposizione la propria esperienza.
Cosa si auspica per la nostra società?
Vorrei che tutte le persone che vivono in Svizzera possano partecipare alla costruzione della società con gli stessi diritti. Mi piacerebbe inoltre che nella vita pubblica, ad esempio nei mass media e nel mondo della politica, vi fossero più persone con un senso di appartenenza a comunità cultural-identitarie diverse tra di loro. È questo che auguro alla Svizzera ed è questo che amo del mio lavoro: faccio qualcosa di molto sensato a livello personale e che spero possa dare frutti tangibili.