Con la pubblicazione del programma della 57.esima stagione del Percento culturale di Migros Ticino, il 15 settembre scorso, Yvonne Pesenti Salazar, per quasi 18 anni Responsabile del Percento culturale e della Scuola Club (diretta da un anno da Mirella Rathlef) conclude la sua attività a Migros Ticino. Un’occasione per un bilancio approfondito dei suoi quasi 18 anni di lavoro al servizio della Cooperativa.
Yvonne Pesenti, lei conclude una lunga carriera, tutta in ambito culturale. Ma una persona come lei può davvero andare in pensione?
Ho avuto la fortuna di fare di una passione, che ho da una vita, un lavoro, e non credo che da una passione si possa andare in pensione. Idealmente e a titolo personale continuerò a seguire ciò che finora seguivo per motivi professionali. Il mio lavoro mi ha permesso di intrecciare i miei interessi personali con la professione. Prima di lavorare a Migros sono stata per anni a Pro Helvetia, quindi da quasi trent’anni mi occupo di cultura. Quale responsabile del Dizionario storico della Svizzera, in precedenza ho lavorato a lungo anche come storica. Ora vorrei ritornare alla storia, per concludere un’ampia ricerca iniziata anni fa e pubblicare un grande archivio relativo alle vicende di numerose ragazzine ticinesi emigrate nella Svizzera tedesca dalla fine dell’Ottocento alla fine degli anni Trenta. Ci sono anche dei progetti culturali ai quali vorrei dedicare le mie energie. Ne cito uno: il Monte Verità.
Ci dica, che cos’erano la Scuola Club e il Percento culturale quando è arrivata a Migros Ticino, alla fine degli anni Novanta?
Erano ovviamente qualcosa di molto diverso, sia la Scuola Club che il Percento culturale. La scuola era diversa anche dalle Scuole Club delle altre regioni svizzere. Ben frequentata, ma in sostanza una scuola di lingue e in gran parte però anche, come la si definiva, una «scuola dell’uncinetto». Una scuola popolare, che però non faceva rete con altre realtà presenti sul territorio. Per il Percento culturale si può dire che aveva una lunga tradizione, ma lavorava in modo più circoscritto e senza focus precisi.
Che visioni, quali obiettivi si era posta, all’inizio?
Avendo abitato a lungo a Zurigo, conoscevo bene la Scuola Club e il Percento culturale di quel cantone, per cui avevo dei termini di paragone. È stato così più facile sviluppare una visione e darsi degli obiettivi. Per me era chiaro che occorreva ringiovanire la scuola e il suo pubblico di riferimento, ma in primo luogo essa andava allineata agli standard nazionali. Per il Percento culturale avevo in mente, oltre a vari nuovi progetti, di definire criteri di sostegno e d’intervento che tenessero conto dell’evoluzione in atto e delle nuove modalità di fruizione che andavano delineandosi. Mi è servita l’esperienza fatta in seno a Pro Helvetia, che attuava una promozione culturale mirata, in base a linee strategiche precise. Però la prima cosa che ho fatto, un mese dopo aver assunto la funzione, è stato cambiare il «marchio», introducendo la denominazione «Percento culturale» – quando sono arrivata a Migros Ticino si parlava infatti di «Sezione culturale e sociale». Durante questi quasi 18 anni, uno dei miei obiettivi principali è stato impegnarmi per mettere in luce questo marchio, sia per valorizzarne lo straordinario potenziale e i contenuti, che per evidenziarne il valore ideale.
Con quanta autonomia ha potuto agire, considerato che sia la Scuola Club sia il Percento culturale hanno una cornice, per così dire, nazionale?
Migros Ticino mi ha lasciato un’autonomia pressoché totale. Il direttore Ulrico Hochstrasser, che mi ha assunto, mi ha dato chiari obiettivi: e carta bianca per raggiungerli! E così è stato anche in seguito, con Lorenzo Emma, per tutto il corso della mia attività a Migros Ticino. Per quanto riguarda l’ambito nazionale è stato importante ritrovare una maggiore sintonia con quanto si faceva e si fa, in entrambi i campi, nel resto della Svizzera. La cornice nazionale è stata una fonte di ispirazione, uno stimolo a guardare oltre la realtà locale e i suoi stereotipi, ma anche e soprattutto la possibilità di avviare un gran numero di belle e proficue collaborazioni.
È soddisfatta degli obiettivi raggiunti? Prendiamo la Scuola Club, per cominciare.
Sì, credo di poter dire che la Scuola Club è diventata un’istituzione di formazione moderna, che si avvale di docenti qualificati e molto ben formati. Ha un pubblico assai più giovane, la cifra d’affari è passata in 15 anni da 2,7 milioni a quasi 5 milioni di franchi. Quindi alcuni risultati ci sono. È una scuola che risponde pienamente alle esigenze attuali della formazione continua, per cui tra le altre cose collabora con tantissime aziende. C’è stato un cambiamento di paradigma: da una scuola del tempo libero è passata a essere una scuola che propone prevalentemente corsi di lingue, informatica e di formazione professionale. Anche i corsi di ginnastica di un tempo, hanno lasciato spazio a un’attività di promozione a tutto tondo della salute e del benessere – un aspetto che Migros ha posto tra le sue priorità, anche nelle sue attività commerciali.
Oggi ci sono sicuramente più corsi e sono maggiormente frequentati...
Non ci sono più corsi, direi anzi che ce ne sono di meno. La parte dedicata agli hobby, ai lavori manuali e creativi, che occupava paginate nel programma di allora, si è ridotta a una decina di proposte. Il numero dei partecipanti è rimasto abbastanza costante, ma l’offerta formativa è radicalmente cambiata. La Scuola Club propone ora un numero sempre maggiore di corsi di diploma, di percorsi formativi professionalizzanti, molto richiesti da un’utenza che fa formazione per acquisire competenze spendibili anche in ambito professionale.
E nel Percento culturale? Si può affermare che oggi resta un importante strumento di politica culturale?
Lo credo anch’io. È molto chiaro che non è un’istituzione che si occupa di sponsoring nel senso che si dà comunemente a questo termine. Il Percento culturale è molto di più: è aperto a tutte le discipline artistiche, ed è riconoscibile per il suo modo di operare. Lavora con criteri di assoluta trasparenza, è in contatto con l’utenza, e col tempo divenuto è anche un centro di competenza al quale gli operatori si rivolgono per avere dei consigli. Una delle sue cifre caratteristiche è quella di incoraggiare l’innovazione. Ad esempio abbiamo lanciato in Ticino progetti sociali molto innovativi – come Innovage, AvaEva, ConTAKT – e ce ne saranno sicuramente altri. Un modo di operare molto apprezzato dagli operatori e dal pubblico, ma anche una modalità di finanziamento unica nel suo genere. Ancorando il Percento culturale negli statuti aziendali già nel lontano 1957, la Migros ha dato vita a una particolare forma di mecenatismo di impresa, anche questo unico nel suo genere.
Quanto denaro viene messo a disposizione all’anno, per la Scuola Club e per le attività sociali e culturali?
Da anni la cifra che la Cooperativa Migros Ticino mette a disposizione per attività culturali e di formazione è abbastanza stabile, e si aggira attorno ai 2,5 milioni di franchi l’anno. Grosso modo 1,7-1,8 milioni servono per coprire il deficit della Scuola Club, il resto viene dedicato alla cultura, ai progetti sociali e alle spese amministrative.
C’è qualcosa di cui va particolarmente orgogliosa?
Credo di essere riuscita a riposizionare la Scuola Club, senza tuttavia farne una scuola, come dire, più «elitaria». È diventata una scuola più moderna, che offre una formazione di ottima qualità, ma nel contempo è rimasta una scuola popolare. Questo è un aspetto che a me personalmente piace molto, perché è «molto Migros». Anche se lavora nelle aziende, con utenti che vogliono conseguire un diploma, la Scuola Club è la scuola di tutti, quale è sempre stata. Qui in Ticino esisteva il modo di dire (esiste ancora, credo): «ma te l’è imparàa a la Migros?», e un tempo lo si diceva evidentemente con un filo di disprezzo. A me piacerebbe che si continuasse a dire «te l’è imparàa a la Migros», ma a significare che per la formazione continua la Scuola Club è ancora la «scuola per antonomasia», la scuola dei ticinesi, certo con contenuti e qualità di alto livello, ma una scuola davvero popolare. Per quanto riguarda la cultura, credo si possa dire che gli interventi di sostegno, pur rimanendo sempre molto vicini alle esigenze di un pubblico molto ampio, non elitario, si basino ora su criteri più in linea con gli sviluppi degli ultimi anni, che non sono più quelli tradizionali, mutuati dal concetto di cultura borghese di stampo novecentesco. Da oltre un decennio, ad esempio, il Percento culturale si è aperto a progetti digitali e alle culture giovanili. In campo musicale ha dato spazio alla musica rock, con Palco ai Giovani, e alla musica contemporanea, con il progetto 900/Presente. Ma è aumentata anche l’attenzione per l’arte contemporanea, tra l’altro anche attraverso la lunga collaborazione l’Ala Est del Museo Cantonale d’Arte. Per i suoi 70 anni Migros Ticino ha istituito il Premio Migros Ticino per la creazione artistica, al fine di promuovere anche fuori cantone il lavoro degli artisti della regione. Nel contempo sono nati alcuni progetti nel campo delle tradizioni e della cultura popolari – in primis grazie all’intensa collaborazione con il Centro di dialettologia ed etnografia. La collaborazione, nata nel 1999 con l’intento di diffondere e far conoscere meglio il patrimonio culturale legato al dialetto, si è ampliata negli ultimi tre anni ad una collaborazione con Rete Tre e i suoi Frontaliers, ed ha infine portato, nel 2015, al progetto «italiando», che ha l’obiettivo di promuovere la lingua italiana tra i giovani di tutta la Svizzera. Oltre Gottardo questo progetto ha riscosso un successo di gran lunga superiore alle nostre aspettative.
Ci ricordi quale filosofia sta alla base del Percento culturale.
Il Percento culturale deve essere innovativo, deve saper coniugare tradizione e innovazione, e deve promuovere progetti di qualità. Deve applicare criteri per un sostegno ad ampio raggio, aperti a molti generi artistici e alle molte diverse declinazioni del concetto di cultura, perché occorre tener conto non esiste «il» pubblico, ma pubblici eterogenei, con gusti e modalità di fruizione molto diversi. I progetti devono essere di qualità. Il Percento culturale deve permettere ai progetti di avere una continuità, quindi deve lavorare con gli operatori sulla progettualità. La politica di promozione dev’essere equilibrata, non deve privilegiare né particolari generi artistici, né alcune regioni a scapito di altre. Questi a grandi linee i criteri operativi, che sottendono alla volontà, espressa nelle linee guida di Migros Ticino, di rendere accessibili a un gran numero di persone delle prestazioni culturali di alta qualità.
Quale responsabile di un Dipartimento, ha fatto parte della direzione di Migros Ticino: come ha vissuto la «tensione» che può sorgere fra i suoi obiettivi di politica culturale e di sostegno alla formazione e gli obiettivi commerciali dell’azienda?
Cultura ed economia, è noto, sono due entità per loro natura sono antitetiche. Ma che tuttavia coltivano un singolare rapporto di attrazione reciproca. Mi spiego: la cultura ha, da sempre, bisogno dell’economia e dei suoi mezzi finanziari, ma da sempre teme che l’economia intervenga a limitare la sua indipendenza, creativa e di pensiero. Da parte sua l’economia tende a considerare la cultura «poco produttiva», ma vede nel contempo nella cultura la promessa di quello di cui ha bisogno: ossia la creatività, la libertà di innovare, la visione del futuro. Inoltre intuisce che la cultura può diventare il ponte che la ricongiunge alla società. Credo sia un po’ così in tutte le aziende che sostengono la cultura, e a volte può essere così anche all’interno di Migros Ticino. Più che tensione direi che c’è una sorte di strana attrazione, una dicotomia. Con una differenza: Migros la cultura ce l’ha nel DNA da oltre 50 anni, da quando, nel 1957, Gottlieb Duttweiler ha ancorato negli statuti dell’azienda la promozione della cultura – formalizzando del resto un’attività che Migros già stava espletando da decenni. Questo fatto, cioè che il sostegno alla cultura sia diventato un obiettivo aziendale, fa la differenza. Per cui da questo punto di vista non ci sono mai state tensioni di sorta: in quest’ottica devo dire che il mio lavoro non è stato solo facile, ma anche molto stimolante ed estremamente arricchente.