Con la scomparsa del segreto bancario (per i capitali esteri) e i timori che ciò possa avvenire anche sul piano interno, ma soprattutto grazie alla vasta amnistia fiscale, il problema del sistema di prelievo alla fonte dell’imposta sui redditi da capitale può aver perso d’importanza in Svizzera. Resta però aperta una questione importante per la piazza finanziaria.
Le grandi imprese svizzere preferiscono spesso raccogliere denaro sotto forma di prestiti, all’estero, appunto per evitare che i sottoscrittori di queste obbligazioni si vedano sottratto il 35% di imposta preventiva sui redditi, per un prestito emesso in Svizzera. È questo uno dei motivi (forse il principale) per cui il Consiglio federale ha riproposto il tema (vedi «Azione» 28.9.2020). Trascorso il periodo di consultazione del nuovo progetto, ora il testo definitivo è all’esame delle Camere federali. Questa volta, a quanto sembra, con buone prospettive di riuscita.
Infatti, la Commissione dell’economia del Consiglio nazionale, con qualche piccola variazione, ha accettato il progetto del Consiglio federale con 17 voti contro 8. Una delle modifiche chiede la soppressione dell’imposta preventiva sulle obbligazioni svizzere che sono detenute da fondi di investimento, a patto che i rendimenti vengano segnalati a parte. Inoltre chiede la soppressione della tassa di transazione, oltre che sulle obbligazioni svizzere, anche su quelle estere con scadenza entro dodici mesi.
In Parlamento il rapporto commissionale dovrebbe essere accettato quasi unanimemente dal centro-destra, mentre verrebbe respinto dalla sinistra. Quest’ultima lamenta un calo delle entrate fiscali e un eventuale aumento dell’evasione fiscale. Cosa che i sostenitori della riforma negano, perché ci sarebbe comunque già oggi il modo di evitare imposte da pagare e perché oggi i redditi da interessi sono così bassi da non giustificare il rischio di un’evasione.
Un eventuale referendum non sarebbe comunque da escludere. Come già avvenuto per la soppressione della tassa sulle emissioni per il capitale proprio, la sinistra potrebbe usare la riforma dell’imposta preventiva, inserendola nel discorso generale contro i «regali fiscali ai ricchi», senza però tener conto che l’imposta non viene pagata dalle società, ma va a carico dell’investitore.
In Commissione è sorto anche il problema del segreto bancario. Questo perché a un certo punto delle discussioni è stata portata l’idea di introdurre un sistema di denuncia dei redditi da interessi e dividendi. Si è però ricordato che un simile provvedimento smentirebbe la promessa di non sopprimere il segreto bancario interno, che avrebbe favorito il ritiro dell’iniziativa nel 2018. La proposta è stata respinta in commissione oltre che per questo motivo, anche perché in ogni caso il reddito da interessi è oggi già soggetto all’obbligo di denuncia.
Per contro, la «Swiss Holding», associazione che riunisce una sessantina di operatori internazionali dell’industria e dei servizi, ritiene la riforma di grande importanza. Grazie ad essa, le imprese trasferiranno in Svizzera operazioni che oggi vengono fatte all’estero e questo provocherà un aumento di gettito fiscale. Un’inchiesta interna all’associazione indica che l’80% delle imprese pensa che la riforma avrà effetti positivi per la Svizzera e due terzi di esse prevedono un aumento delle loro attività finanziarie in Svizzera.
La prevista soppressione dell’imposta preventiva, infatti, dovrebbe favorire un aumento delle attività di finanziamento di gruppi residenti in Svizzera e, quindi, anche un miglioramento della piazza finanziaria. La soppressione della tassa sulle transazioni e obbligazioni svizzere (anch’essa prevista dal Consiglio federale) dovrebbe pure contribuire a questi miglioramenti. Sul piano fiscale si prevede un effetto finanziario unico di circa un miliardo di franchi. Questo perché nella fase transitoria ci saranno ancora restituzioni dell’imposta pagata in precedenza, mentre la Confederazione non ne incasserà di nuove. Il buco è però compensato con riserve contabili.
Le minori entrate nette, se non si verificano sostanziali modifiche nei comportamenti, vengono valutate in 200 milioni all’anno. Ma uno studio del BAK dice che le perdite saranno assorbite in quattro o cinque anni, grazie all’effetto positivo della riforma sull’economia che, a sua volta, genererà nuove entrate fiscali.
Verrà soppressa l’imposta preventiva sulle emissioni di obbligazioni?
Fiscalità - Il progetto del Consiglio federale, con alcune modifiche in Commissione, sembra avviato sulla buona strada. Favorirà la piazza finanziaria, con perdite fiscali limitate.
/ 30.08.2021
di Ignazio Bonoli
di Ignazio Bonoli