Siamo a sei mesi dalle elezioni federali di autunno. Pochi politici ed osservatori ne parlano, ma molti ci pensano, soprattutto trovandosi confrontati con i risultati di alcune consultazioni cantonali. È successo chiaramente una settimana fa, quando si sono svolte le ultime tre elezioni cantonali di questa legislatura. Il caso ha voluto che le tre consultazioni avvenissero in tre regioni linguistiche diverse: in Ticino, a Lucerna, a Ginevra. È successo anche due mesi fa – il 12 febbraio – quando si svolsero due elezioni cantonali, a Zurigo e Basilea Campagna. L’appuntamento elettorale zurighese soprattutto aveva suscitato vivo interesse. Nel Cantone sulla Limmat vi è la capitale economica del Paese, la sua popolazione rappresenta un quinto della popolazione nazionale e il suo panorama politico, con qualche eccezione, è simile a quello nazionale. Sono caratteristiche che portano quasi sempre a guardare oltre i confini del Cantone. I risultati delle elezioni cantonali hanno soprattutto una valenza regionale, perché ogni Cantone ha caratteristiche storiche, politiche, economiche, culturali proprie e rappresenta un’entità che gode di una certa autonomia nella sua azione e nei suoi orientamenti. I risultati danno però anche informazioni sullo stato di salute dei principali partiti e consentono di individuare alcune tendenze della scena politica nazionale, nonché di abbozzare i possibili futuri scenari.
Prima di guardare all’appuntamento elettorale nazionale del prossimo 22 ottobre, conviene soffermarci su almeno due importanti risultati delle elezioni di una settimana fa, due esiti che superano le frontiere cantonali. Il primo riguarda la presenza femminile nei Governi cantonali. Prima degli ultimi tre appuntamenti elettorali, c’erano ancora cinque Cantoni con Esecutivi senza (purtroppo) nessuna donna: Ticino, Lucerna, Argovia, Vallese e Uri. Adesso ne rimangono ancora tre. Marina Carobbio Guscetti è stata eletta nel Governo cantonale ticinese e ha preso il posto dell’uscente Manuele Bertoli. Carobbio è la quarta donna a far parte del Governo ticinese, dopo Marina Masoni, Patrizia Pesenti e Laura Sadis.
Nel Governo lucernese è stata eletta Michaela Tschuor (Il Centro), che al primo turno ha ottenuto il terzo miglior risultato. A Ginevra, infine, nessun candidato al Governo ha ottenuto la maggioranza assoluta. Il secondo turno si svolgerà il 30 aprile e le donne candidate hanno buone prospettive di successo. Nella migliore delle ipotesi potrebbero addirittura ottenere la maggioranza in Governo, con quattro rappresentanti su sette. I risultati dei tre Cantoni consentono di migliorare leggermente la percentuale delle donne presenti negli Esecutivi cantonali, portandola dall’attuale 28,6% a oltre il 30%. La percentuale rimane comunque bassa ed è simile a quella della presenza femminile nel Consiglio degli stati.
Il secondo risultato, che ha sorpreso un po’ tutti, è arrivato da Ginevra, con il ritorno sulla scena politica di Pierre Maudet. L’ex membro del Governo ginevrino ed ex candidato al Consiglio federale è stato condannato dal Tribunale federale nel novembre 2022 per accettazione di vantaggi in relazione ad un costoso viaggio ad Abu Dhabi, compiuto nel 2015 su invitazione della Casa reale. Maudet mentì pubblicamente sul finanziamento del suo viaggio e, infine, venne espulso dal Partito liberale radicale. Adesso è stato eletto in Gran consiglio, è arrivato sesto tra i candidati al Governo e ha una reale possibilità di venir eletto nell’Esecutivo al secondo turno. Maudet guida una nuova formazione, denominata Libertés et Justice sociale, che ha ottenuto ben dieci seggi nel Parlamento cantonale che ne conta cento. Un vero fulmine a ciel sereno per la politica ginevrina, costretta ora a rivedere le alleanze e a mettere in secondo piano ferite e rancori che sono emersi e che si sono annidati negli ultimi anni.
I risultati delle ultime elezioni cantonali danno almeno tre indicazioni in vista delle elezioni federali del 22 ottobre. La prima riguarda i partiti che formano il Consiglio federale. L’UDC è l’unico partito che sembra avere il vento in poppa. A livello parlamentare ha guadagnato un seggio nel Canton Zurigo, 4 seggi nel Canton Ginevra, 5 seggi nel Canton Lucerna e 2 seggi in Ticino. È un trend molto positivo che contrasta con le perdite subite nei primi anni della legislatura e che consente ai dirigenti di questo partito di guardare al futuro con ottimismo. Gli altri tre partiti di Governo, il PLR, il PS e Il Centro, alternano risultati positivi e risultati negativi, senza staccarsi in maniera decisa dal loro consueto bacino elettorale. La seconda indicazione tocca i Verdi, un partito che vorrebbe volentieri far parte del Consiglio federale. Nelle Federali del 2019 ottennero un risultato storico, raggiungendo il 13,2% dei voti. L’aumento fu allora del 6,1% e venne registrato come un record mai realizzato da nessun partito dopo l’introduzione del proporzionale nel 1919. Questo slancio sembra ora esaurirsi e lascia spazio a una serie di risultati negativi. Negli ultimi due mesi i Verdi hanno perso seggi parlamentari nei Cantoni Zurigo, Basilea Campagna, Lucerna e Ticino. Solo nel Canton Ginevra sono riusciti a difendere i loro 15 seggi. Questa tendenza non apre le porte all’ottimismo in vista dell’appuntamento elettorale federale e potrebbe togliere forza negoziale alla futura rivendicazione di un posto in seno al Consiglio federale.
L’ultimo segnale importante chiama in causa gli equilibri politici, in particolare la contrapposizione destra-sinistra. Il momento è favorevole alla destra, trainata dall’UDC. A Ginevra, per esempio, quattro partiti di destra, in due giorni, hanno creato un’alleanza, mai riuscita in passato, con l’obiettivo di raggiungere la maggioranza in seno al Governo cantonale, dopo il secondo turno. La sinistra, invece, risente delle difficoltà cui fanno fronte i Verdi. La maggior parte dei voti persi dai Verdi nelle ultime elezioni cantonali non è andata verso il partito socialista, bensì verso i Verdi liberali e altre formazioni. Le tendenze emerse negli ultimi due mesi, nei cinque Cantoni menzionati, vengono confermate anche dal primo barometro elettorale della SSR, realizzato nei primi mesi del 2023. Anche secondo questo sondaggio i partiti di destra uscirebbero vincitori, mentre a sinistra emergerebbero un leggero vantaggio per il Partito socialista e una perdita consistente, del 2,5%, per i Verdi.
Mancano comunque ancora sei mesi all’appuntamento elettorale nazionale. È un lasso di tempo non trascurabile, che ci ricorda che i risultati cantonali e i sondaggi ci danno un quadro della situazione attuale. Una situazione che può però ancora cambiare, sotto la spinta di diversi fattori, dall’evoluzione della situazione economica al protrarsi della guerra in Ucraina, dalle emergenze climatiche all’immaginazione e all’inventiva dei partiti immersi nella campagna elettorale. C’è dunque ancora spazio per i cambiamenti di rotta e sicuramente anche per le sorprese.
Vento in poppa per la destra, trainata dall’UDC
Le principali indicazioni emerse dalle ultime elezioni cantonali in vista del voto federale del 22 ottobre
/ 10.04.2023
di Marzio Rigonalli
di Marzio Rigonalli