Gli annunci delle scorse settimane da parte di tre aziende farmaceutiche – in particolare, le americane Pfizer (insieme alla tedesca BioNTech) e Moderna oltre che all’europea AstraZeneca –, che si è conclusa la fase 3 della sperimentazione clinica del vaccino anti-SARS-CoV-2 di loro rispettiva produzione, si è rinfocolato il dibattito sull’obbligatorietà della sua somministrazione. Il tema si caratterizza per aspetti medico-sanitari (fra cui l’adeguatezza del preparato vaccinale per efficacia e sicurezza) e giuridici (fra cui come indurre all’adesione en masse) così come per ulteriori considerazioni economiche. Superfluo dire che sia improbabile che grandi gruppi farmaceutici mondiali (ad esempio, Pfizer nel 2019 fatturava 51,8 mld. $ con circa 88’300 dipendenti1) abbiano predisposto – seppur in tempi record – un antidoto al morbo da mettere in discussione: il danno d’immagine (oltre che per risarcimenti ed andamento del titolo azionario) sarebbe inestimabile. Che i dati debbano essere ora verificati da autorità e comunità scientifica è evidente, ma queste ultime dovrebbero tenere nel giusto e rispettoso conto gli sforzi di quei ricercatori che si sono da subito attivati per sviluppare il vaccino.
È fatto noto, però, che da parte della popolazione mondiale – probabilmente, suggestionata dal web come da affermazioni degli stessi esperti spesso contrastanti – si dimostri scettica e/o contraria nei confronti di un obbligo vaccinale. Ad esempio, il 59% dei francesi2 non sarebbe intenzionato a farsi vaccinare oltre che preferire un preparato made in France (che, però, non esiste ancora). Quindi: se da un lato la libertà di autodeterminazione non è in discussione, dall’altro è comprovato che con il 60-70% della popolazione mondiale3 «immunizzato» si raggiungerebbe l’«immunità di gregge». In un anno, in cui i Governi mondiali hanno in parte sospeso lo Stato di diritto in nome della salute pubblica, sfugge anche da un punto di vista economico perché non si applichi lo stesso principio prevedendo l’obbligatorietà della vaccinazione. Perché mai concedersi all’idea, per cui la fine della pandemia con ritorno a «vera normalità» – non solo per stili di vita, ma anche per più facile accesso a cure non-COVID-19 – dipenda dal goodwill ovverossia dalla «disponibilità benevola» del singolo a farsi vaccinare? O perché l’economia produttiva dovrebbe accettare di essere ciclicamente «messa in quarantena» laddove la forza lavoro non vaccinata si contagi, sebbene gli Stati abbiano investito miliardi nell’«antidoto»? Sarebbe come solo raccomandare agli automobilisti la prudenza e sperare che vi si adeguino senza sanzioni.
I decisori pubblici tendono, invece, già ora a gestire il tema anche macroeconomico (cioè di benessere economico collettivo) dal solo punto di vista emotivo-comportamentale, facendo leva su «spinte gentili» (nudges) meno funzionali in una situazione pandemica. Tale approccio non convince in quanto delega al settore economico (perlopiù, privato) di gestire quanto compete ai soli policymaker. Ad esempio, l’australiana Qantas Airways è intenzionata a non trasportare passeggeri privi di vaccinazione anti-COVID-19 ed il Governo britannico (che a giorni vaccinerà la popolazione) sta riflettendo su un «patentino di libertà» (freedom pass)5, che permetta maggiori libertà a chi esibisca con regolarità un test negativo al SARS-CoV-2. Anche perché, ipotizzando che parte degli individui non vaccinati decida (anche temporaneamente) di rinunciare ad attività non consentite senza vaccinazione, la ricaduta (negativa) ricadrebbe ancora sull’economia generale. Essere «liberi di scegliere» deve comportare effetti su chi ha operato la sua scelta «in scienza e coscienza». L’individuo, che abbia «in libertà» scelto – free to choose (1980) per dirla come Milton Friedman in un contesto diverso – di non aderire, deve essere consapevole che la sua «scelta» potrebbe creare danni economico-sociali, per cui i policymaker potrebbero mettere a punto meccanismi automatici di richiesta di risarcimento (fra cui, di copertura delle spese derivanti), secondo il principio: «oneri ed onori» della libertà di scelta individuale.
Note
1. http://www.pfizer.com/sites/default/files/investors/financial_reports/annual_reports/2019/assets/pfizer-2019-annual-review.pdf.
2. http://www.lejdd.fr/Politique/sondage-covid-19-59-des-francais-nont-pas-lintention-de-se-faire-vacciner-4008724.
3. https://www.nature.com/articles/d41586-020-02948-4.
4. Elaborazione propria di https://wellcome.org/sites/default/files/wellcome-global-monitor-2018.pdf.
5. https://www.dailymail.co.uk/news/article-8974617/Britons-test-negative-Covid-twice-week-set-receive-freedom-pass.html.
Vaccino e libertà di scelta: quali effetti
Covid-19 - In assenza di obblighi vaccinali non dovrebbe essere la società a sopportare i costi delle scelte individuali
/ 14.12.2020
di Edoardo Beretta
di Edoardo Beretta