Anche durante la recente sessione estiva delle Camere federali si sono levate voci per chiedere l’utilizzo delle riserve della Banca Nazionale per scopi sociali. In particolare si chiede di finanziare in questo modo i deficit che si prospettano per l’AVS nei prossimi anni. Così, il Consiglio nazionale ha accettato due mozioni: quella dell’UDC zurighese Alfred Heer che chiede di versare direttamente al fondo AVS i proventi degli interessi negativi, con una motivazione originale. Heer sostiene, infatti, che proprio le istituzioni abbiano sofferto della politica degli interessi negativi della BNS, mentre la Confederazione può indebitarsi con interessi negativi. Una motivazione che presenta alcuni pericoli. Su questa base molte altre istituzioni potrebbero, infatti, chiedere questi sussidi. Da notare che gli averi del Fondo AVS presso la Banca Nazionale non sono soggetti a interessi negativi.
L’altra mozione, sostenuta dal centro-destra, ha ottenuto una risicata maggioranza, con la richiesta di usare la quota di utili della BNS destinata alla Confederazione direttamente per la riduzione del debito provocato dalla pandemia del Covid-19. In pratica, si vorrebbe che una parte degli utili della BNS servisse alla riduzione del debito della Confederazione. Si valuta, infatti, che il debito della Confederazione nello spazio dei prossimi due anni salirà tra i 30 e i 50 miliardi di franchi. Per ridurlo si vorrebbe, quindi, un terzo dell’utile (per esempio del 2019) a lei destinato di 1,3 miliardi di franchi.
Ancora una volta il denaro della Banca Nazionale attira molte attenzioni. Si pensa anche che l’uso di questi capitali non costi nulla alla Confederazione, mentre può permettere una sostanziosa riduzione dei debiti. In real-
tà, però, si deve tener conto delle diverse funzioni dello Stato e della BNS. Il compito della Banca Nazionale è quello di garantire la stabilità del sistema economico a lunga scadenza. Da tempo i suoi interventi principali sono volti a impedire una troppo forte rivalutazione del franco sulle altre monete, in particolare l’euro e il dollaro. Proprio questi interventi sono all’origine degli acquisti di divise della BNS e, quindi, dei suoi utili.
In un’intervista alla NZZ, il vice-presidente Fritz Zurbrügg è tornato a sottolineare che la destinazione degli utili della BNS può essere un compito della politica, ma da praticare con molta attenzione. Sarebbe, infatti, pericoloso collegare questi utili con vincoli di bilancio, conferendo così agli stessi un significato politico che non hanno e creando un altrettanto pericoloso precedente. Del resto, la banca distribuisce in ogni caso le eccedenze che non servono all’incremento dei mezzi propri. Zurbrügg, che ha lavorato in precedenza presso l’Amministrazione federale delle finanze, conosce bene questi pericoli. Soprattutto quando i bisogni e le priorità cambiano nel tempo. Se quasi tutti i mezzi finanziari fossero vincolati alle spese, non ci sarebbero più spazi di manovra per far fronte ai cambiamenti. Già oggi una gran parte delle spese della Confederazione sono vincolate e ulteriori vincoli non sono necessari.
Proprio la seconda mozione chiede, invece, un vincolo degli utili all’ammortamento del debito provocato dalla lotta contro gli effetti del Covid-19, stimati, come detto, tra i 30 e i 50 miliardi di franchi. Ma una recente valutazione lascia apparire una situazione meno tragica. Delle spese finora autorizzate per questi scopi per 31 miliardi, di 10 miliardi si prevede che non se ne faccia uso: dei 5-6 miliardi sui 20 destinati al lavoro ridotto e dei 5,3 miliardi per gli indipendenti si utilizza solo una parte, così come dei 2,5 miliardi destinati alla farmacia dell’esercito.
Il debito da cancellare si ridurrebbe così a 20 miliardi a tutt’oggi. A questo livello una riduzione nello spazio di 10 o 15 anni sarebbe fattibile senza traumi. Infatti, se l’assegnazione degli utili della BNS rimane sugli 1,3 miliardi di franchi (un terzo degli attuali 4 miliardi) all’anno e i crediti non utilizzati rimangono fra 700 milioni e 1 miliardo, in 10 anni il debito sarebbe completamente ammortizzato. È chiaro che il deficit della Confederazione non è dovuto solo a spese straordinarie, ma deve contare anche su un effetto negativo sulle entrate di tasse e imposte. Le prescrizioni sul freno alla spesa permettono di calcolare per il 2020 un deficit tra i 4 e i 5 miliardi e per il 2021 fra i 3 e i 3,5 miliardi, quindi senza richiedere speciali programmi di risparmio. Non mancano però altre richieste di aiuti: dagli ospedali ai Cantoni. Altre spese sono già previste, per esempio 290 milioni per i test. Ci sono però motivi per credere che la Svizzera potrà far fronte senza troppi danni al dopo-pandemia e anche senza più soldi da parte della BNS.