Un’inflazione poco sorprendente

Covid 19 - Ritenuta un «relitto del passato», in epoche di tassi d’interesse ai minimi storici è tornata alla ribalta
/ 31.01.2022
di Edoardo Beretta

Farebbe sorridere (se non avesse ripercussioni sul tenore di vita di ogni individuo) leggere con quale sorpresa la recente fiammata inflazionistica con rialzi dei prezzi al consumo del 7% su base annua nel 2021 negli USA (1) sia stata accolta. Da un lato, è sì vero che le previsioni di crescita dei prezzi stilate nel 2020 ed in parte nel 2021 rilevassero una crescita piuttosto modesta dei prezzi − talvolta, anche negativa − imputabile alla contrazione del PIL globale (–3,4% nel 2020 su base globale (2)) ascrivibile ai lockdown generalizzati. Ad esempio, il 21 gennaio 2021 le autorità americane prevedevano ancora un prezzo del Brent di circa 50-56$ al barile per tutto l’anno appena passato (3) quando è da febbraio 2021 che ha superato tale livello, raggiungendo più di 85$ al barile (4). Dall’altro, la storia economica − remota così come recente − avrebbe dovuto insegnare come la crescita dei prezzi sia un fenomeno assai frequente ogni qual volta un territorio (anche circoscritto regionalmente) si ritrovi in situazioni gravi ed inaspettate come incendi devastanti, carestie, periodi di siccità estrema etc. In altre parole, ad una «piaga» è frequentemente seguito un vigoroso rialzo dei prezzi come i lettori di «Azione» potevano anzitempo leggere nel mio articolo del 6 luglio 2020 dal titolo eloquente Dopo la pandemia, l’inflazione?.

Le ragioni sono semplici: innanzitutto, i prezzi (a prescindere dal ritmo di crescita più o meno pronunciato nel decennio recente) sono nel loro complesso soggetti a un trend secolare al rialzo, che nei Paesi avanzati è in particolar modo trainato da quelli dei beni immobili e titoli finanziari (cioè degli asset) non inseriti nell’indice dei prezzi al consumo. Nel contempo, si assiste al verificarsi di due altri fenomeni che determinano tali rialzi: le imprese vogliono rapidamente rifarsi delle perdite subite nel lockdown o a causa delle restrizioni tuttora in vigore, mentre gli individui «smaniano» di tornare a vivere «normalmente» e fanno convergere le (tante o poche) risorse economiche risparmiate durante la fase della pandemia sull’offerta presente sul mercato. Del resto, anche a livello «spannometrico», il periodo natalizio con le file di avventori nelle attività commerciali più disparate è stato sufficientemente eloquente. Nel contempo, anche afflussi importanti di «curiosi» (sebbene non clienti) può rinfocolare aspettative di crescita dei prezzi rendendole «autorealizzantisi». In altre parole, erano le previsioni di ribasso dei prezzi rilasciate in quel frangente di pandemia ad essere irrealistiche a prescindere dal fatto che in quel momento la produzione nazionale si stesse contraendo: del resto, «prevedere» significa per antonomasia «intuire il futuro alle nuove condizioni vigenti» (e non a quelle presenti in quel momento). E, invece, per anni l’economia si è «cullata» nella convinzione di trovarsi durevolmente in epoche di bassa inflazione con tassi d’interesse da mantenersi altrettanto a lungo ai minimi storici. La tabella qui riportata con le previsioni d’inflazione è dunque da prendersi «con le pinze»: che quella riguardante gli USA non corrispondesse ai valori di crescita effettivi nel 2021 (+4,6% versus 7,0%) è altrettanto palese.

Poco intellegibile è, se poi i rialzi dei prezzi − soprattutto, di quelli al consumo ed energetici rispetto agli asset in quanto è ai primi che è venuto a mancare l’accesso regolare durante il lockdown − derivino da: 1) iniezioni di liquidità delle banche centrali; 2) provvedimenti fiscali quali «ristori» ad esercizi commerciali ed il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in ambito europeo; 3) transizione energetica; 4) rapporti con la Russia fornitrice di materie prime, ma anche di vaccini (questi ultimi poco strategicamente presi in considerazione dal mondo occidentale). Rimane il fatto che un’evoluzione economica − prevedibile anzitempo − sia stata diffusamente non prevista ed altrettanto non riconosciuta. Se può «consolare», c’è da però dire che − quando nell’estate 2021 le case farmaceutiche produttrici del siero contro il SARS-CoV-2 segnalarono che sarebbe stata necessaria una terza dose per ristabilire la risposta anticorpale dopo un certo periodo di tempo − si levarono molte ed illustri le voci di scetticismo… Come, poi, sia andata è storia.

Note

 1 https://www.bls.gov/opub/ted/2022/consumer-price-index-2021-in-review.htm.

 2 https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.KD.ZG.

 3 https://www.eia.gov/todayinenergy/detail.php?id=46516.

 4 https://www.finanzen.net/rohstoffe/oelpreis/chart.

 * https://data.oecd.org/price/inflation-forecast.htm.