Un’enorme mole di regole

Settore bancario - In seguito alla crisi finanziaria mondiale scoppiata nel 2008 e nel tentativo di evitarne di simili in futuro, le raccomandazioni degli esperti e delle autorità di vigilanza si moltiplicano a dismisura
/ 11.09.2017
di Ignazio Bonoli

Il solo Gruppo di Basilea ha riempito 5440 pagine di raccomandazioni e suggerimenti. Nell’analisi dei testi, la parola più usata, dopo quella di «banche», è quella di «rischio»: potranno evitare una nuova crisi?

Di tanto in tanto le imprese in Svizzera si lamentano del crescente lavoro amministrativo che devono svolgere a causa di leggi e regolamenti sempre più complessi e complicati. Ultimamente anche le banche – che di regola sono abituate a un gran numero di regole da applicare e rispettare – hanno fatto notare la gran mole di lavoro amministrativo che le direttive nazionali e internazionali comportano.

La densità di questi regolamenti si è intensificata, in particolare dopo la crisi bancaria di dieci anni fa. La «Neue Zürcher Zeitung» ha dedicato un esame particolare a quelli che ha definito «I testi che dovrebbero impedire la prossima crisi finanziaria». Per giungere a questo risultato, e impedire in futuro che lo Stato debba salvare alcune banche, che già qualche anno dopo tornano a distribuire copiosi bonifici e dividendi, si è mosso un vero e proprio esercito di regolatori.

A capo di questo immenso movimento si è posto il Gruppo di Basilea per il controllo delle banche. Coordinando gli sforzi di regolamentazione globale, il gruppo ha pubblicato, dagli anni Settanta, non meno di 5440 pagine di testi specifici, di cui la metà negli ultimi dieci anni. Con il risultato che spesso gli stessi esperti del settore hanno perso la necessaria visione d’assieme del problema. Commentando questa evoluzione, un giornalista ha confrontato le parole usate per scrivere la Costituzione federale (che sono 30’000), quelle della Bibbia (che sono 700’000) e quelle dei regolamenti bancari (che superano i 2 milioni)!

Ma, secondo la NZZ, l’analisi mostra come sono state formulate le regole e come, nel tempo, il loro obiettivo principale si sia spostato. La valutazione dei rischi si è costantemente raffinata, si sono scoperti nuovi pericoli che potrebbero correre le banche e, di conseguenza, le stesse regole sono state differenziate. Mentre all’inizio si è puntato soprattutto sul capitale proprio, in seguito si sono aggiunti vari strumenti di regolamentazione. Ovviamente anche i costi sono aumentati e la necessità di persone sempre più specializzate si è fatta sentire nel progettare, implementare e anche controllare le nuove procedure.

Una gran parte delle regolamentazioni a livello internazionale è redatta sotto forma di raccomandazioni, per cui anche i testi del Gruppo di Basilea non sono giuridicamente vincolanti, benché l’attenzione alla necessità di fare o di migliorare venga più volte sollevata. Ma per diventare applicabili, queste raccomandazioni devono essere assunte nel diritto nazionale.

A livello generale è stato sollevato molto spesso il problema del rischio. Tant’è che dopo «banche» la parola più frequente usata è proprio «rischio». Il Gruppo di Basilea ne ha individuato di cinque tipi:

■ Il rischio di credito, definito «La madre di tutte le crisi finanziarie», dato dal mancato rispetto del contratto da parte del debitore (per esempio un’ipoteca);

■ Il rischio di liquidità, quando la banca concede finanziamenti a lunga scadenza contro depositi prelevabili a breve;

■ Il rischio interessi. Per esempio per un’obbligazione a tasso fisso, con il livello dei tassi di interesse che tende a scendere, oppure un’ipoteca a tasso fisso, finanziata con depositi a breve scadenza;

■ Il rischio mercato, che è più generico, e dipende da cause esterne che possono far scendere pesantemente le quotazioni di titoli;

■ Il rischio operativo, che non è soltanto delle banche. Ogni impresa può compiere errori nella sua gestione o subire contraccolpi sia dall’esterno, sia dall’interno.

Ancora una volta l’analisi dei testi mostra una diversa considerazione di questi rischi nel trascorrere degli anni. Negli anni 70 e inizio 80 erano poco citati. Nel 1975 la parola «rischio» non era mai citata, ma in seguito la parola «rischio di credito» dominava negli anni 90. Durante la crisi finanziaria del 2007/8, il Gruppo di Basilea ha pubblicato poche pagine e dopo solo pochi riferimenti alla crisi. Più tardi appare frequentemente la parola «risk management» seguita da tutto uno strumentario per il controllo dei rischi. Da allora tutti gli strumenti a disposizione delle banche sono stati sintetizzati nei documenti noti come «Basilea 1, 2, 3».

Con l’aumentare delle direttive (siamo a 5440 pagine) aumentano anche i costi della loro implementazione. Ci si può tuttavia chiedere se tutto questo armamentario serva allo scopo. In Italia, per esempio, lo Stato è intervenuto per salvare alcune banche, il che significa che uno dei grossi problemi da risolvere è quello di fare in modo che l’ente pubblico non debba rimediare agli errori del privato. In realtà, con tutte le regolamentazioni (applicate o suggerite) il settore finanziario è diventato uno dei più controllati in tutti i paesi e anche oltre i confini, come sperimentano le banche svizzere. Nel frattempo si sarà pagato un prezzo elevato per un sistema che, con ogni probabilità, non sarà in grado di resistere alla prossima crisi.