Una questione politica

Vaccini cinesi – Pechino li sta già somministrando ad alcuni cittadini a rischio dimostrando sempre lo stesso problema: quello della scarsa trasparenza che pregiudica la collaborazione internazionale
/ 30.11.2020
di Giulia Pompili

Trovare un vaccino efficace contro il Sars-CoV-2, il virus che provoca il Covid, per la Cina è più importante che mai. Si parla ormai da settimane della «vaccine race», la corsa al vaccino che è anche una corsa a un primato politico. Da un lato, trovando un vaccino efficace, Pechino potrebbe ripulire la sua reputazione, dopo essere stata accusata per mesi di aver contribuito a provocare l’epidemia mondiale ritardando l’allarme nella città di Wuhan. Dall’altro lato, per far ripartire l’economia della seconda potenza del mondo – mentre il resto dei paesi occidentali, America compresa, continuano a fare i conti con i contagi e i lockdown – serve innanzitutto una immunizzazione di massa.

È per questo che la Cina sta saltando i protocolli e le norme internazionali per l’uso dei vaccini aumentando le preoccupazioni della comunità internazionale (ma anche interne) sulla sicurezza degli stessi. Dei tre vaccini occidentali, quelli studiati rispettivamente da Moderna, Oxford-AstraZeneca e Pfizer, sappiamo moltissimo ormai: al di là dei segreti industriali, le società biotech sono obbligate a pubblicare i risultati delle ricerche fatte e dei test sui liquidi inoculati. Gli articoli scientifici poi devono passare attraverso il vaglio della peer-review, la revisione paritaria. La velocità con cui sono stati prodotti i tre vaccini occidentali più promettenti, nonostante la trasparenza delle ricerche, sta mettendo in allarme la comunità scientifica che chiede più tempo per esaminare i risultati.

La Cina, che ha il maggior numero di candidati contro il Covid in fase finale di test, e che sono quindi in sperimentazione sull’uomo, finora non ha riportato neanche un problema di salute su chi ha ricevuto la prima dose. È molto strano, spiegano gli esperti, che su un campione di oltre sessantamila persone non si sia registrato neanche un problema. Nonostante questo, la Cina sta andando già oltre la sperimentazione. Secondo quanto riportato dal sito web della società farmaceutica Sinopharm, almeno un milione di persone in Cina ha già ricevuto uno o due iniezioni di vaccino «per motivi d’emergenza». Sinopharm possiede due dei cinque vaccini cinesi in fase di sperimentazione clinica, e la scorsa settimana ha fatto domanda alle autorità cinesi per la messa in commercio del prodotto che dovrebbe immunizzare l’uomo dal Sars-CoV-2.

Anche se i risultati scientifici non sono ancora stati pubblicati, sin da agosto i due vaccini di Sinopharm e quello dell’azienda biofarmaceutica di Pechino Sinovac hanno ottenuto l’autorizzazione per essere inoculati alle categorie a rischio all’interno dei confini cinesi, per esempio uomini d’affari che viaggiano spesso oppure operai che sono costretti a lavorare molte ore al chiuso. A metà luglio il «New York Times» ha svelato che ai militari e ai dipendenti della PetroChina, il gigante petrolifero statale cinese, veniva offerta l’inoculazione del vaccino della Sinopharm gratuitamente, saltando gran parte delle fasi di sperimentazione necessarie in occidente ma soprattutto senza chiarire i possibili effetti collaterali e le controindicazioni: «Se l’uso emergenziale di un vaccino è raro, l’utilizzo di vaccini non ancora approvati è generalmente riservato al personale sanitario», scriveva il «New York Times». «Anche se il governo cinese ha sottolineato che la vaccinazione è su base volontaria, i dipendenti delle società e i militari potrebbero sentirsi pressati a farlo comunque».

La trasparenza dovrebbe essere fondamentale in questi casi, ma come spesso accade con la Cina l’assenza di dati pubblici aumenta i sospetti. La comunità scientifica internazionale comincia quindi a paragonare l’ottimismo cinese sui suoi vaccini autoctoni al fenomeno Sputnik, il vaccino russo contro il Sars-CoV-2 che il Cremlino ha fatto già somministrare a molti volontari: è una questione politica, di orgoglio nazionale, più che scientifica. Come ha scritto su Twitter la giornalista del «Wall Street Journal» Kate O’Keeffe, «la Cina ha avuto un vantaggio temporale» nella ricerca scientifica, ma «il desiderio di usare il Covid come un’opportunità per accrescere la sua posizione dominante a livello mondiale potrebbe farla fallire» nell’obiettivo di avere un vaccino efficace. Il fatto è che un passo falso di questo tipo potrebbe avere conseguenze anche per il Partito comunista al potere: sui vaccini l’opinione pubblica cinese è molto sensibile, per via di vari scandali avvenuti in passato. Soltanto lo scorso anno più di cento bambini nella provincia dello Jiangsu hanno ricevuto vaccini contro la poliomielite scaduti, e centinaia di genitori hanno assaltato il palazzo del governo locale.

Sulle questioni sanitarie i cinesi sono molto attenti, ma il vaccino contro il Covid è soprattutto politica.
Il presidente cinese Xi Jinping ha detto più volte che il vaccino deve essere un «bene universale», e che la Cina si occuperà di distribuirlo nei paesi in via di sviluppo. È quella che viene definita la «diplomazia dei vaccini». In Cina le infezioni da Coronavirus sono sempre di meno, grazie a un draconiano controllo dei contagiati che sfrutta la tecnologia e i Big data. Così, per la sperimentazione dei suoi cinque vaccini, Pechino si è avvalsa della possibilità di fare accordi con i paesi che più ne hanno bisogno. La fase 3 è ancora in corso in dieci paesi tra cui l’Argentina, il Brasile, il Pakistan, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia, il Bangladesh, l’Indonesia.

I paesi in via di sviluppo dove la Cina sta sperimentando i suoi vaccini avranno accesso a degli accordi preferenziali per la produzione e la distribuzione dell’immunizzatore, una volta che sarà approvato alla commercializzazione. Per molti di questi paesi, come l’Indonesia o il Bangladesh, l’unico modo per fermare i contagi è creare l’immunità di gregge, vaccinando il più possibile la popolazione. La Cina, così, avrà un vantaggio d’influenza enorme trasformandosi in salvatrice del mondo.