Una Germania spaccata

Il politologo Hajo Schumacher: «Le nuove generazioni hanno votato per i Verdi o i liberali della Fdp invece buona parte degli elettori anziani ha premiato la Spd di Olaf Scholz». I giochi tuttavia rimangono aperti
/ 04.10.2021
di Stefano Vastano

In fondo nessuno dei tre candidati ha riscosso la piena simpatia degli elettori tedeschi: né Olaf Scholz, il ministro delle Finanze della Spd, né Armin Laschet, il presidente della Cdu. E neanche la 41enne Annalena Baerbock dei Verdi. «La Germania è oggi di fatto divisa in due», inizia a dirci il politologo Hajo Schumacher. «Gli anziani votano per i partiti popolari e i più giovani per i Verdi o i liberali». Col risultato che, dopo il voto del 26 settembre scorso, per la prima volta nella Repubblica federale si profila all’orizzonte un Governo di tre partiti. «Di sicuro non sarà facile costruire il primo Governo dell’era post Merkel», sottolinea il nostro interlocutore.

Il primo messaggio delle elezioni del 26 settembre è dunque che anche in Germania i tradizionali «partiti popolari» sono in crisi. Giusto?
Sì, l’era in cui partiti come la Cdu o la Spd raccoglievano oltre il 40 per cento dei voti è finita in Germania. E non sono solo i partiti popolari a trovarsi in crisi, ma anche l’armonia fra la Cdu di Armin Laschet e la bavarese Csu di Markus Söder. Insomma, alla domanda «quale segretario di partito inviteresti a cena?», la maggior parte dei tedeschi oggi risponderebbe: Robert Habeck, il copresidente dei Verdi.
Forse perché Habeck non era il candidato dei Verdi alla Cancelleria…
Anche se i Verdi avessero schierato Habeck e i democratico-cristiani Söder non è detto che la campagna elettorale sarebbe stata senza scandali. Forse Söder avrebbe raccolto il 30 per cento dei consensi, ma la quantità di fango che ora il leader della Csu sta gettando contro Laschet rende questi presidenti dei partiti tradizionali sempre meno attraenti ai tedeschi più giovani.
I giovani, fra i 18 e i 30 anni, hanno votato infatti per i Verdi o i liberali della Fdp.
E la spiegazione è semplice: Angela Merkel ha lasciato nell’ottobre del 2018 la presidenza della Cdu e da allora nella Cdu non fanno che distruggersi a vicenda per il predominio del partito. Prima le dimissioni della presidente Annegret Kramp-Karrenbauer, poi la rivalità fra Friedrich Merz e Laschet. Specie per i più giovani, questa guerra tra «macho» della Cdu e della Csu è inaccettabile.
Più chiaro l’accordo pattuito, lo scorso aprile, fra i due presidenti dei Verdi.
Esatto, Habeck ha accettato che fosse la più giovane Baerbock la candidata dei Verdi. Ma l’accordo era che se non avesse raccolto più del 17 per cento, le trattative per il Governo sarebbe stato lui, Habeck, a condurle. Un modo molto pragmatico di condurre la politica.
Per 16 lunghi anni Merkel ha «moderato» i toni della politica tedesca. Possibile che nel suo partito non abbiano compreso la lezione?
Merkel non è stata solo una moderatrice della politica tedesca e sulla scena europea ma anche una Kanzlerin che sapeva ascoltare le ragioni altrui. Non appena annunciate le sue dimissioni i soliti «macho», gonfi di testosterone, hanno ripreso i loro giochini autoreferenziali e massacranti. Col risultato che il 26 settembre scorso la Cdu e la Csu hanno incassato il peggiore risultato della loro storia.
Dopo queste pessime prestazioni possiamo escludere che la Cdu e la Spd ristringano ora un’altra grande coalizione?
Anche dopo il voto del 2017 si era escluso all’inizio un’altra coalizione fra Cdu e Spd. L’ennesima «grosse Koalition» fra i due partiti maggiori è ora una clava con cui sia Laschet che Scholz possono minacciare i Verdi e la Fdp nelle trattative per una «coalizione semaforo» guidata dalla Spd, o per la variante «Giamaica» con Laschet come cancelliere.
Per i tedeschi una quarta edizione della «grosse Koalition» non sarebbe troppo?
Oggi i due partiti popolari sono al di sotto del 30 per cento, ma al contempo la Germania è un Paese a crescita quasi zero dal punto di vista demografico. Per i più anziani la questione decisiva è quella della pensione e una «grosse Koalition» il male minore.
Eppure i giornali già celebrano un nuovo Governo a tre partiti come una normalizzazione della politica tedesca.
Certo, sia la «costellazione Giamaica» che un Governo di Scholz con la Fdp e i Verdi sarebbero una spinta normalizzatrice per la politica tedesca. Ma, ripeto, di fatto oggi la Germania è divisa in due: i giovani che votano Verdi o Fdp e gli anziani che hanno scoperto nel ministro delle Finanze Olaf Scholz il fascino della stabilità. E per questo hanno premiato la Spd con circa il 26 per cento dei voti.
All’inizio della campagna elettorale infatti la Spd stagnava sul 19 per cento. Come ha fatto Scholz a recuperare 7 punti?
Promettendo un salario minimo di 12 euro e un livello stabile delle pensioni. Ora Scholz può giocarsi la carta del politico che ha vinto le elezioni e mostrarsi sereno al tavolo delle trattative con Verdi e liberali. Ma non è così scontato che Robert Habeck e il presidente dell’Fdp Christian Lindner dicano sì a Scholz.
Perché mai dovrebbero rifiutare un Governo con il cancelliere Olaf Scholz?
Semplicemente perché sia Habeck che Lindner potrebbero ottenere di più in un Esecutivo con Laschet, un cancelliere più debole di Scholz e quindi più aperto ai due partner minori. A differenza di Scholz, l’eroe della Spd, se non riuscisse a stringere una «coalizione Giamaica», Laschet sarebbe politicamente finito.
Dopo Scholz quindi il prossimo ministro delle Finanze sarà Christian Lindner?
Dopo le elezioni del 2017, trattando allora con la cancelliera Merkel, Lindner gettò la spugna. Come Laschet quindi anche lui ora non può fallire. Gli investimenti in tecnologie green e nel digitale sono la piattaforma in comune fra Verdi e la Fdp. Se Habeck oggi reclamasse per i Verdi il Ministero delle finanze, un nuovo Dicastero per il clima e la poltrona del presidente della Repubblica, sia la Cdu che i liberali accetterebbero senza problemi queste pretese degli ambientalisti.
La gestione delle Finanze non sarebbe una conditio sine qua non per i liberali?
Se nel programma di una «alleanza Giamaica» si stipula una certa disciplina di bilancio e nessun incremento delle tasse, Lindner potrebbe concedere le Finanze ai Verdi e reclamare per sé un Superministero dell’economia e del digitale. Ai Verdi spetterebbe comunque una fetta di potere maggiore dei liberali, sia in una coalizione con Scholz che con Laschet.   
La Germania non è ancora matura per un cancelliere Verde?
La crisi del clima è certo il tema dei più giovani. Ma la stabilità finanziaria e delle pensioni, unita al problema dei costi della transizione ecologica, sono temi più pressanti per tutti i più anziani che, nell’era post Merkel, si sono affidati ad Olaf Scholz.