Una fumata bianca per lo spinello?

La città di Berna intende lanciare un progetto pilota per valutare gli effetti della vendita controllata sul consumo e sul mercato nero. Nel frattempo l’associazione «Legalize it» ha inoltrato il testo di un’iniziativa per legalizzare i prodotti derivati della cannabis
/ 08.05.2017
di Luca Beti

Entrare in farmacia, acquistare cinque grammi di marijuana, uscirne bellamente e rientrare a casa per fumarsi uno spinello prima di mettersi a tavola dopo il lavoro. È probabilmente il sogno di molti consumatori abituali di canapa; forse anche quello di Rocca Schiavone, il vicequestore della serie di gialli di Antonio Manzini, che inizia la giornata fumandosi una canna in ufficio.

È un sogno che probabilmente si trasformerà in realtà per mezzo migliaio di fumatori di lunga data, maggiorenni e residenti nella capitale elvetica. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Berna intende scoprire quali effetti può avere la vendita controllata dei prodotti della cannabis sul consumo e sul comportamento di un campione di consumatori e quali vantaggi o svantaggi avrebbe un approccio più tollerante nei confronti della droga leggera. 

Il progetto pilota, approvato dalla commissione di etica del Cantone e sostenuto con un importo di 720mila franchi dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica, dovrebbe avere inizio nel gennaio 2018. Nei prossimi mesi, i professori inoltreranno una richiesta di autorizzazione all’Ufficio federale della sanità pubblica. Il nullaosta dovrebbe essere solo una formalità, poiché anche il ministro della salute Alain Berset vede di buon occhio simili iniziative volte a sondare nuovi modelli e strategie in materia di politica delle droghe in Svizzera. Poi, per tre anni, circa 500 consumatori cronici, di età superiore ai 18 anni e che vivono nella città di Berna, potranno acquistare, a prezzo di mercato, 15 grammi di cannabis al mese in alcune farmacie della capitale. 

Quali i vantaggi per i partecipanti al progetto pilota? Prima di tutto potranno farsi una canna con un prodotto controllato dallo Stato, privo di pesticidi e muffe e con un contenuto di THC (il principio psicoattivo presente nella canapa) di circa il 12 per cento. Infatti la ricerca prevede la coltivazione delle piante della canapa in un’azienda agricola o in una ditta di floricoltura della città di Berna. Inoltre riceveranno un documento che certifica la loro partecipazione allo studio scientifico che li mette al riparo da multe o confische da parte della polizia. Permessa è una quantità inferiore ai 10 grammi e il consumo solo entro le quattro mura di casa.

La cannabis è di gran lunga la sostanza illegale più consumata in Svizzera. Dalle 200mila alle 300mila persone la fumano regolarmente. A Berna si calcola siano circa 4000 i consumatori abituali. «Nonostante i divieti e la repressione. E a nessuno importa. Non può essere. Dobbiamo trovare altre soluzioni all’attuale divieto», così si è espressa la municipale ecologista di Berna Franziska Teuscher durante una conferenza stampa di presentazione del progetto. 

Berna non è l’unica città in Svizzera che intende lanciare un progetto pilota volto a capire come regolare e prevenire meglio il consumo della sostanza stupefacente. Da alcuni anni, le città di Biel, Thun, Winterthur, Zurigo e i cantoni di Ginevra e Basilea-Città fanno parte di un gruppo di lavoro che ha il compito di sviluppare delle idee e degli studi scientifici nell’ambito della regolamentazione e della depenalizzazione del consumo dei derivati della canapa. 

Di recente sono stati presentati i risultati di un sondaggio online che ha coinvolto gli abitanti delle città di Berna e Zurigo e dei cantoni di Ginevra e Basilea-Città. L’obiettivo era di capire se la distribuzione controllata della cannabis suscitasse l’interesse dei consumatori cronici. Dopo la valutazione dei risultati, Basilea-Città ha deciso di concretizzare il suo progetto pilota. Le cliniche psichiatriche universitarie di Basilea hanno il compito di elaborare le basi per una ricerca scientifica, della durata di tre anni, relativa alla vendita in farmacia di prodotti della canapa a un campione di 150 maggiorenni. Gli abitanti della città sul Reno dovranno però ancora armarsi di pazienza; devono attendere l’approvazione della commissione di etica della Svizzera centrale e nordoccidentale, il nullaosta delle autorità cantonali e dell’Ufficio federale della sanità pubblica, che deve accordare una deroga alla legge federale sugli stupefacenti. 

A non avere più pazienza è l’associazione «Legalize it». Mercoledì 19 aprile ha inoltrato alla Cancelleria federale per l’esame preliminare il testo di un’iniziativa che chiede la liberalizzazione del consumo di hashish e marijuana. «Il consumo di sostanze e preparati a base di cannabis, derivati e sostanze con effetto simile alla cannabis, e la preparazione per il proprio consumo non sono punibili. La coltivazione per uso proprio non è punibile», così recita la prima parte della proposta di modifica dell’articolo 105a della Costituzione federale. L’associazione «Legalize it», che riunisce circa mezzo migliaio di membri e che propone consulenze legali, corsi e informazioni ai consumatori di canapa, intende lanciarsi nell’ennesima battaglia per legalizzare la canapa in Svizzera.

L’ultima iniziativa popolare risale al novembre 2008 ed è stata bocciata con il 63 per cento di no. Questa volta i promotori presentano nuovi argomenti che dovrebbero convincere anche i più recalcitranti alla depenalizzazione della droga leggera. Da una parte vogliono continuare a vietarne la vendita e il consumo ai minori di 18 anni. Dall’altra, il nuovo articolo costituzionale darebbe alla Confederazione le competenze di riscuotere una tassa speciale sul consumo dei derivati della canapa se non sono prescritti per motivi terapeutici. Un’imposta che andrebbe a beneficio delle casse statali, lasciando le organizzazioni criminali con un pugno di mosche. A titolo d’esempio, il fondo per la prevenzione del tabagismo è finanziato mediante una tassa di 2,6 centesimi, applicata per ogni pacchetto di sigarette. Ogni anno, il fondo viene alimentato da circa 13,5 milioni di franchi, impiegati per promuovere misure di prevenzione. Inoltre, sostiene ancora l’associazione «Legalize it», la coltivazione, la produzione e il commercio di preparati della canapa darebbero scacco matto al mercato nero.

Il progetto pilota nella città di Berna e il lancio dell’iniziativa per depenalizzare il consumo di hashish e marijuana si inseriscono in una tendenza più permissiva a livello internazionale. Il dibattito in materia di politica della droga leggera si è riacceso dal 1° gennaio 2014, da quando in Colorado, negli Stati Uniti, i prodotti della cannabis sono legalmente in commercio. Nello stesso anno, in novembre, i cittadini di Alaska, Oregon e Washinton DC hanno approvato le iniziative popolari per legalizzare e regolamentare il consumo della sostanza stupefacente. In Uruguay dal luglio prossimo marijuana e hashish saranno in vendita nelle farmacie. In Spagna sono sorti negli ultimi anni, soprattutto in Catalogna e nei Paesi baschi, dai 500 ai 600 Cannabis Social Club, specie di circoli privati. In Olanda, alla fine del marzo 2015 si contavano quasi 600 Coffeeshop, 200 dei quali nella sola Amsterdam, sorti dopo la legalizzazione de facto della canapa nel 1979.