Una coppia dal futuro incerto

L’obiettivo primario degli Stati Uniti è dividere una volta per sempre Mosca da Berlino, ma il cancelliere Olaf Sholz e una parte del suo Governo non vedono la prospettiva di buon occhio
/ 03.10.2022
di Lucio Caracciolo

Non conosceremo la verità sul sabotaggio al gasdotto Nord Stream. Le ipotesi e le teorie del complotto ci portano dovunque, dalla responsabilità russa a quella americana. Abbiamo però una certezza: chi perde in questa partita è la Germania. Nel conflitto russo-ucraino rintracciamo una più profonda antitesi, quella fra Stati Uniti e la presunta coppia russo-tedesca. È almeno un secolo che l’America cerca di porre una barriera invalicabile al rapporto fra Berlino e Mosca. Storia cominciata nella prima guerra mondiale, proseguita nella seconda, sommersa ma non esaurita durante la guerra fredda. Di quest’ultima si tende infatti a dimenticare il terzo classico precetto. Ovvero: «Germans down», logico seguito di «Americans in» e «Russians out». Questo principio strategico americano, volto a impedire la saldatura fra materie prime russe e tecnologia tedesca, segue il suo corso anche nella guerra attuale. Per gli Stati Uniti, infatti, l’obiettivo primario è dividere una volta per sempre la Russia dalla Germania, ed entrambe dalla Cina. In termini pratici, rompere l’interdipendenza energetica fra i due colossi: l’importazione di gas russo da parte tedesca e l’uso russo del mercato tedesco/europeo per finanziare le casse del Tesoro moscovita.

Da quando il 24 febbraio i carri armati di Vladimir Putin hanno invaso l’Ucraina, nei laboratori strategici di Washington si valuta la concreta possibilità di raggiungere questo obiettivo. Quasi senza muovere un dito. La fine della non strana coppia russo-tedesca – duo preconizzato già da John M. Keynes dopo la prima guerra mondiale nel suo fondamentale saggio sopra Le conseguenze economiche della pace (1919) – è a portata di mano. L’impatto di sanzioni e controsanzioni energetiche, destinate a durare nel tempo, impone infatti alla Russia di cercare nuovi mercati e alla Germania di individuare fornitori credibili.

È interessante notare come da parte tedesca vi sia una notevole resistenza alle pressioni americane su questo fronte. In un recente incontro riservato a Washington, diplomatici americani e tedeschi hanno molto vivacemente discusso quella che la Germania considera la sua prima «strategia nazionale» post 1945. Documento in preparazione presso il Ministero degli esteri, che prima o poi vedrà la luce e sarà oggetto di pubblico dibattito. Nelle bozze preliminari di tale strategia – idea che fino a ieri sarebbe parsa impensabile per un Paese, come la Germania, di fatto ridotto nel secondo dopoguerra a semiprotettorato americano – pare infatti che Berlino voglia mettere un riferimento positivo ai futuri rapporti con la Russia. In parole povere, i tedeschi considerano che comunque finisca questa guerra avranno sempre come più importante vicino orientale la Federazione russa o quel che ne resterà. Questo significa mantenere aperta la prospettiva di una cooperazione commerciale, tecnologica ed energetica con Mosca, che nella «ideologia» tedesca risponde al precetto «Wandel durch Handel» (ovvero cambiamento attraverso il commercio).

Tesi più che discutibile e infatti oggi particolarmente criticata anche in Germania. Ma il cancelliere Olaf Scholz e almeno una parte del suo Governo credono che sia una linea da perseguire. E che anche la sospensione delle forniture di gas via Nord Stream abbia da considerarsi non definitiva. Idealmente, per il cancelliere tedesco, nel molto improbabile caso che la pace scoppiasse domani, Russia e Germania dovrebbero riprendere a collaborare più o meno come prima. A partire dalle forniture energetiche.

Di questo sono consapevoli i polacchi, che ne sono specialmente irritati. Negli ultimi mesi la germanofobia di Varsavia è tornata a manifestarsi con virulenza. Ad esempio reclamando ricche riparazioni da Berlino per i danni subiti nella seconda guerra mondiale. Oppure, come accaduto per bocca del responsabile della Banca centrale polacca, accusando i tedeschi di volersi riprendere i territori forzosamente ceduti alla Polonia dopo la sconfitta hitleriana. In questa prospettiva va anche letto il tweet di Radosław Sikorski, già ministro degli Esteri polacco, in eccellenti rapporti con questa amministrazione americana. Nel messaggio, Sikorski plaudiva al sabotaggio dei tubi di Nord Stream con un enfatico «Thank you, Usa». Per questo oggi l’ex ministro polacco è oggetto di diversi attacchi in patria, dove è accusato di alimentare la propaganda russa. Quando, temiamo fra diverso tempo, la campagna russa d’Ucraina sarà esaurita, il bilancio forse più importante da trarre per noi europei sarà quello riguardante lo stato dei rapporti tra Russia e Germania. Da esso potremo dedurre delle conseguenze anche sul nostro futuro, così largamente dipendente da quello del principale Paese europeo.